Utente:Josef von Trotta/Rivoluzione del 1930

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La rivoluzione del 1930 (in portoghese revolução de 1930) fu una ribellione antigovernativa manifestatasi in Brasile tra l'ottobre e il novembre del 1930. Condotta su iniziativa di forze politiche eterogenee espressione degli Stati di Minas Gerais, Paraíba e Rio Grande do Sul, culminò nel colpo di Stato (golpe del 1930), che condusse alla deposizione del presidente della Repubblica Washington Luís il 24 ottobre del 1930. Tale evento impedì inoltre al presidente neo eletto Júlio Prestes, espressione delle forze governative, di assumere la sue funzioni. Di fatto la rivoluzione determinò la fine della fase storica nella politica brasiliana della Prima Repubblica o República Velha, che era sorta in seguito al golpe repubblicano del 1889.

Gli eventi del 1930 sono strettamente associati a fattori politici interni, che si intrecciarono con cause di natura economica, influenzate dalla grande depressione. I connotati della sollevazione del 1930 non sono, come si è a lungo sostenuto in ambito storiografico, semplicisticamente riconducibili ad una contrapposizione di interessi tra l'oligarchia produttrice di caffè dello stato di São Paulo e la nuova borghesia urbana e il ceto imprenditoriale sorto con l'industrializzazione. Tale ricostruzione è stata oggetto di una notevole revisione dopo gli anni '60 ed è stata contraddetta dalla ricerca più recente, a partire dal lavoro di Boris Fausto, il cui testo A Revolução de 1930: historiografia e história, pubblicato nel 1970, rimane uno dei testi di riferimento su quell'evento. La conflittualità che contraddistinse la rivoluzione del 1930 si manifestò infatti in maniera trasversale, prescindendo quindi da distinzioni nette di tipo regionale, generazionale o di categoria sociale (tenendo comunque ben presente che nella rivoluzione del 1930 le masse rimasero una componente passiva).

Il crollo della borsa di New York colpì in misura significativa l'economia brasiliana, determinando il crollo del prezzo del caffè, una della principali esportazioni nazionali. Il caffè era inoltre la risorsa economica sulla quale si poggiava il potere politico delle oligarchie dello Stato di São Paulo, uno dei due poli della cosiddetta "politica del caffè con latte" (política do café com leite), sulla quale si era retta la prima Repubblica. Tale meccanismo prevedeva l'alternanza alla presidenza e la spartizione di incarichi governativi tra esponenti politici appoggiati dallo Stato di São Paulo (dominato dagli interessi agrari e in particolare dei caffeicultori) e dallo Stato di Minas Gerais (nel quale invece dominavano gli allevatori). Nel 1929 i leader dell'oligarchia paulista decisero di interrompere la consueta collaborazione con l'oligarchia mineira, scegliendo autonomamente un proprio candidato, in quanto ritenuto essere in grado di difendere gli interessi dei produttori in un contesto di grave crisi, per la presidenza della Repubblica. La scelta ricadde su Júlio Prestes, il quale era incidentalmente anche il presidente dello Stato di São Paulo. Prestes godeva peraltro dell'appoggio anche di vari gruppi di interesse esterni all'oligarchia caffeicultrice paulista, ovvero il Partido Republicano Paulista, espressione della borghesia urbana di São Paulo; il Centro de Industrias do Estado de São Paulo e il Centro Industrial do Brasil di Rio de Janeiro in rappresentanza del mondo industriale; infine alcuni esponenti dell'imprenditoria agraria ed industriale dello Stato "rivale" del Minas Gerais. Nondimeno, in reazione a tale decisione unilaterale che rompeva consolidate pratiche di condivisione del potere, il presidente dello Stato di Minas Gerais, Antônio Carlos Ribeiro de Andrada, dopo aver valutato una propria candidatura alla presidenza, decise di appoggiare il candidato di opposizione, l'outsider Getúlio Vargas, espressione dello Stato del Rio Grande do Sul, dietro il quale si mobilitò ben presto un fronte composito, l'Aliança Liberal.

Il 1° marzo del 1930 si svolsero le elezioni presidenziali, che diedero comunque la vittoria, in un contesto caratterizzato da brogli condotti da entrambi gli schieramenti, al candidato governativo appoggiato dai paulisti, Júlio Prestes. A Prestes venne tuttavia impedito di assumere il suo incarico, a causa del golpe organizzato contro di lui il 3 ottobre del 1930, ed egli venne costretto all'esilio. Júlio Prestes fu l'unico presidente eletto nella storia della Repubblica al quale venne impedito di assumere le proprie funzioni.

Getúlio Vargas assunse quindi guida di un governo provvisorio il 3 novembre del 1930, data che segna la fine della República Velha e l'inizio della Seconda Repubblica brasiliana, la prima fase della cosiddetta Era Vargas.

Il mutamento di regime determinò un accentramento del potere politico, associato all'espansione del ruolo dello stato federale a spese dell'autonomia dei singoli stati, con inevitabile indebolimento delle oligarchie locali. Esso causò inoltre la fine del periodo liberale e di governo rappresentativo, sia pure basato su un suffragio ristretto, fondato sulla costituzione del 1891. La costituzione venne infatti soppressa, per essere brevemente reintrodotta nel 1934 e definitivamente abrogata nel 1937 con l'avvio di un regime dai connotati decisamente autoritari. Un altro prodotto della rivoluzione del 1930 fu l'emergere quale elemento centrale nella scena politica brasiliana dell'esercito federale, fortemente rafforzato a discapito delle milizie statali. Tale centralità sarebbe rimasta un elemento della storia politica del Brasile per i successivi 50 anni. Altra conseguenza della rivoluzione del 1930 fu l'avvio di vaste riforme in ambito economico e sociale promosse dal nuovo regime. Tale processo era una novità rispetto a quanto avvenuto nella transizione dall'Impero alla Repubblica del 1899, caratterizzata da una sostanziale continuità in ambito sociale ed economico. In alcuni casi tali cambiamenti sono già rintracciabili in forma embrionale nel periodo successivo alla prima guerra mondiale o addirittura in alcuni casi negli ultimi anni del XIX secolo. Tuttavia solamente a partire dagli anni '30 il Brasile assistette ad un consistente interventismo statale nel processo di sviluppo economico, scelta influenzata anche dalla grande depressione. Nel contempo l'economia rimaneva nel complesso dipendente sulle esportazioni di prodotti agricoli, pur assistendo alla crescita del ceto medio urbano legato all'industria e al commercio e alla parallela crescita del ceto operaio dei lavoratori industriali.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]