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Anna Morandi Manzolini

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Figlia di Carlo Morandi e Rosa Giovannini, studiò disegno e scultura a Bologna nelle scuole di Giuseppe Pedretti e Francesco Monti. Qui conobbe Giovanni Manzolini, professore di anatomia e suo futuro marito. La Morandi ebbe presto l'occasione di dimostrare le sue capacità di anatomista quando il marito si ammalò di depressione, aiutandolo concretamente nella dissezione dei cadaveri. Divenne così esperta nella riproduzione in cera di parti anatomiche fino allora sconosciute. Inoltre, quando suo marito si ammalò di tubercolosi, la Morandi ricevette un permesso speciale per insegnare in sua vece.

Dopo la morte del marito nel 1755, fu nominata dal Senato bolognese modellatrice in cera presso la cattedra di anatomia dell'Università.

Grazie alle sue opere ceroplastiche divenne celebre in tutta Europa: la Royal Society di Londra, Caterina II di Russia e altre corti europee invitarono Anna Morandi più volte con offerte economiche molto allettanti, ma lei non volle mai lasciare Bologna.

Morì nel 1774 a sessant'anni e fu sepolta, con funerali solenni, nella chiesa di San Procolo in Via d'Azeglio a Bologna. Sulla lapide viene definita prima di tutto moglie amorevole e madre e solo nella terza riga si legge: Artista colta ricercatrice insegnante brillante.[1]

Anna Morandi sposò Giovanni Manzolini nella chiesa di San Nicolò degli Albari a Bologna, il 24 Novembre 1740. Dopo il matrimonio vissero a casa del marito dove nacquero il primogenito della coppia, Petronio, e il loro secondogenito Giuseppe.[2]

Tra il 1744 e il 1750 la vita degli sposi fu segnata da innumerevoli tragici eventi. La coppia ebbe cinque figli, un maschio e quattro femmine, tutti scomparsi precocemente in pochi mesi o anni di vita. Nel 1751 Anna diede alla luce Carlo, suo ultimogenito, ma nella primavera dell’anno successivo un altro drammatico avvenimento colpì la famiglia: Petronio morì prima del suo undicesimo compleanno.[3]

Il 7 Giugno 1755 venne a mancare anche Giovanni e la famiglia Manzolini dovette affrontare delle difficoltà di natura economica. Anna così si ritrovò costretta ad affidare il figlio Giuseppe ad un orfanotrofio, il Conservatorio di San Bartolomeo in Reno.

Nel 1758 tuttavia la fortuna bussò alla porta della famiglia Manzolini. Il conte Flaminio Solimei, per evitare la scomparsa della dinastia, aveva disposto nel proprio testamento che alla sua morte sarebbe stato estratto a sorte un orfano di quel conservatorio e questi sarebbe divenuto l’erede dell’illustre famiglia bolognese. Giuseppe così venne designato come discendente e prese il cognome anche della famiglia Solimei.

Carlo invece restò accanto alla madre, divenne canonico della Basilica di San Petronio e dal 1783 al 1800 fu lettore di sacra teologia dogmatica presso l’Università di Bologna. Fu designato dalla madre suo erede universale.[4]

Lavorare in coppia

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Non è possibile stabilire chi tra Anna e Giovanni fu l'ideatore delle loro raccolte ceroplastiche. Il percorso di formazione dei due coniugi fu analogo, entrambi infatti frequentarono le scuole di disegno e scultura di Giuseppe Pedretti e Francesco Monti. Il sodalizio professionale dei due coniugi Manzolini cominciò già partire dal matrimonio, nel 1740.[5] Probabilmente la coppia fin dall'inizio lavorò a stretto contatto, ma in seguito alla scomparsa prematura di Giovanni, Anna continuò a perfezionare la sua arte e le sue opere raggiungendo successi artistici ed accademici sempre maggiori.[6] Numerose fonti mettono in luce il contributo della Morandi sia nel collaborare con il marito che nel proseguire autonomamente nell’arte della ceroplastica, sottolineando il suo maggiore acume accademico. Su di lei così scrisse Gaetano Giordani nel 1836:

“…la Manzolini si diede indi ad istruire i giovani studenti di anatomia, e nelle lezioni sue non tanto insegnava ad essi le cose imparate dal marito suo; ma altresì fatto esperienza in tale professione, franca nelle difficili e minute incisioni, maestra erudita di molte nozioni, comunicava loro scoprimenti ignoti non solo al marito stesso, quand'anche ai più esercitati e valenti anatomici di quel tempo.”[7]

Anche Michele Medici, professore di anatomia presso l’Università di Bologna, evidenziò la straordinaria professionalità della Morandi, riconoscendo in lei una tra le più influenti donne dotte di Bologna.[8][9]

Ad Anna viene attribuita l’individuazione della posizione del muscolo obliquo inferiore dell'occhio, che anziché terminare nell’apofisi nasale, come si riteneva, procede fino al sacco lacrimale.[9]

LA NASCITA DELLA SCUOLA CEROPLASTICA DI BOLOGNA E LA COLLABORAZIONE TRA LELLI MORANDI E MANZOLINI.

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La scuola ceroplastica, fortemente voluta da Ferdinando Marsili, generale dello Stato Pontificio, viene inaugurata ufficialmente il 13 marzo 1714, e rappresenta un’ istituzione coeva di tutte le arti e le scienze, con lo scopo di raggiungere un’ effettiva cooperazione tra scienziati e artisti, dove la discussione teorica non veniva separata dalla pratica sperimentale.

Il primo convinto benefattore della scuola ceroplastica di Bologna è il cardinale Lambertini, il quale, dopo essere stato eletto papa negli anni Quaranta con il nome di Benedetto XVI si dedica personalmente alla promozione dell’ Istituto.

Egli commissiona, nel 1742, a Ercole Lelli, personaggio non poco critico dall’ ambiente universitario bolognese, perché non ha compiuto studi regolari né a conoscenze di livello accademico in ambito medico, un piano di lavoro relativo alla rappresentazione della miologia e dell’ osteologia del corpo umano che prevede l’ esecuzione di sette statue e ventitrè tavole.

Per l’ esecuzione delle cere, terminate con un anno di ritardo nel 1752, Lelli ricorre alla collaborazione, fra gli altri, niente meno che a Giovanni Manzolini, suo coetaneo e compagno di studi alla Clementina, e successivamente alla moglie, Anna Morandi.

Il sodalizio professionale fra i due artisti ha però vita breve, dura solo tre anni, poiché il Manzolini non ritiene il suo lavoro sufficientemente valorizzato dal Lelli, che invece accusa di prendere tutti i meriti delle loro comuni produzioni; Anna Morandi è parte attiva di questo diverbio, in quanto anch’ ella collaboratrice nella realizzazione delle opere.

Illuminanti sotto questo aspetto sono le parole di una lettera del Beccari del 1749 rivolta al cugino Flaminio Scarselli

“Questi riuscì talmente nei lavori, et talmente vi prese piaerem e talmente nel medesimo piacere trasse la moglie sua, donna di somma bontà, e d’ un talento singolare, che formò particolarmente alcune eccellenti opere coll’ aiuto della medesima sua moglie, eccitò in Ercolino una formidabile gelosia. Ercolino è stato assistito; l’ altro pover uomo ha dovuto restar sepolto, e insieme colla sua compagna ha ritratto in cera i bracci umani con tutto il corso dei nervi, l’ orecchio e altre parti che son riuscite mirabili. Di più: sapeva cosa sia la Notomia dell’ Orecchio. Codesta Notomia è fatta da lui in maniera che fa vergogna a quella di Valsavia. Lì è fatta non in cera, ma nell’ orecchio umano; di cui quella buona donna fa poi agli spettatori una così ordinata e minuta descrizione che reca meraviglia e stupore.”

Anna Morandi viene nominata inoltre anche in una corrispondenza epistolare del 1747 tra Laurenti e il Lelli in cui quest’ ultimo si mostra preoccupato del fatto che la fama di questa “dottoressa” potesse offuscare la sua e che il papa potesse offrirle qualche privilegio. Egli pare tenti non poco di minimizzare le doti di questa donna, che al tempo lavora ancora con il marito.

La bravura del Lelli stava nel dare alle statue un’eccezionale intensità creando un effetto di dinamismo.

Le preparazioni della Morandi invece tendevano più a voler dare una visione minuziosa dell’anatomia umana, al contempo, però, avevano la finalità di individuare luogo e azione dell’interazione della materia vivente tramite la relazione tra le varie strutture del corpo.

Realizzazioni artistiche e nuove sperimentazioni

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La produzione ceroplastica della Manzolini rappresenta il perfetto connubio fra arte e pratica anatomica. Le sue collezioni potevano essere impiegate nell’insegnamento medico, permettendo ai docenti di anatomia di fornire una chiara spiegazione sull’argomento trattato e facilitando l’apprendimento per gli studenti. Ella stessa si sofferma in molte sue opere sulla natura didattica delle sue cere, e proprio per facilitare la comprensione dei suoi testi attua alcuni stratagemmi, ad esempio, per evitare l’ assidua ripetizione di nomi, decidi di associare ogni muscolo o parte di esso a lettere o numeri dipinti a biacca, oppure, per facilitare la comprensione dell’ anatomia della coclea dell’ orecchio usa fili di seta di colori differente.[10]

Un lavoro del genere necessitava non solo di nozioni tecniche e pratica sperimentale, ma anche di argute conoscenze teoriche e costantemente aggiornate. Un’arte siffatta viene descritta nel manoscritto 2193, dal titolo Catalogo delle preparazioni anatomiche in cera formanti il Gabinetto anatomico prima della Reggia Università: registro in cui viene analizzata la sua articolata collezione di cere anatomiche. Il repertorio da lei fornito manifesta la sua conoscenza poliedrica, che viene perfettamente impiegata nella pratica scientifico-artistica: pare che leggesse e comprendesse il latino, come è possibile evincere dall’elenco in coda al manoscritto, che riporta i titoli principali della sua biblioteca, che sono stati adoperati come fonti. L’inventario che ella ebbe a disposizione testimonia il suo utilizzo rigoroso di testi fondamentali dell’anatomia macroscopica e descrittiva, accompagnati da un esteso apparato illustrativo, di cui la Morandi si servì ampiamente, per usufruire di uno spunto sulla base del quale modellare le proprie cere. Fra le fonti da lei ampiamente utilizzate compaiono le due celebri opere di Morgagni, le Adversaria Anatomica Prima e le Adversaria Anatomica Omnia, funzionali a descrivere rappresentare le parti più minute del corpo umano, che l’artista anatomista voleva raffigurare con dovizia di particolari. A queste si aggiungono trattati come il De vocis, auditusque organis (Ferrara, 1600) di Casseri e l’Opera cum Morgagni di Valsalva (Venezia, 1760), in cui l’organo uditivo viene esplicato e ritratto in maniera particolareggiata, fornendo adeguato spazio alle sue funzioni.[11]

Da illustre professoressa bolognese, non era affiliata solamente alla cattedra di Anatomia dell’università, ma organizzava anche, regolarmente, corsi nella sua abitazione privata, godendo di una grandissima autonomia: fatto singolare per una donna dell’epoca. Inoltre, in tale periodo, era diventata gestrice e proprietaria di un vero e proprio atelier di cere anatomiche. La sua indipendenza e competenza nel campo viene testimoniata anche in un biglietto datato 6 marzo 1756, appena dopo la sua designazione come modellatrice in cera dell’Università:[12]

La Sig.ra Anna Manzolini ha premura di potere avere dall'Ospitale di S.M.a della Morte tutto quello che le può abisognare di parti del Corpo Umano, e desidererebbe che fosse dato ordine à chi s'aspetta, tanto dal Sig. Card.le Arcivescovo quanto dal Sig. Amministratore Con:e Vittori, perché a di Lei richiesta, e con suo biglietto le fossero mandate subito, e sane, e quando non si trovasse prontamente il modo di servirla nelle qualità richieste, venga servita immediatamente che si potrà, però s' indirizza a Mons. Zambeca perché da esso Lui venghino portate le di Lei instanze, tanto all'uno, che all’altro.“ [12] [13]

La produzione della Manzolini era perfettamente attinente alle esigenze della scuola anatomico-chirurgica bolognese, tanto da gettare le basi dell’anatomia delle parti, utilizzata in seguito da Luigi Galvani nei suoi studi riguardanti l’elettricità animale. La peculiarità dell’anatomia ceroplastica della Morandi e del marito risiedeva nel fatto che non si limitavano a rappresentare il corpo umano nelle sua fisiologia inalterata, ma ne mettevano in evidenza anche il deterioramento, fornendo, in aggiunta, spunti di anatomia patologica. Negli studi di Galvani sull’elettricità animale, con particolare focalizzazione sul circuito cervello-nervi-muscoli è evidente una correlazione con le opere morandiniane, dalle quali si deduce con chiarezza il ruolo principe del sistema nervoso, come coordinatore fondamentale delle funzioni della macchina umana, le cui parti (organi, muscoli e vasi sanguigni) sono ordinate sotto il controllo del cervello. In merito a ciò, è paradigmatica la didascalia scritta dalla ceroplasta, che accompagna la nona tavola raffigurante l’anatomia dell’orecchio:[14]

"Cartilagine dell'orecchio. Su l'osso Temporale fornita sì arteriosi, che venosi, come pure dei Nervi, i quali concorrono al nutrimento, e sensazione dell'orrechia esterna, cioè degl'Integomenti, che si sono levati; e si naturalmente tutti gl'altri vasi che si portano all'intiera machina dell’Orechio." [14] [15]

Particolarmente significativa è anche la sezione introduttiva all’anatomia della mano, in cui si descrive la sensazione del tatto. Le parole utilizzate dall’anatomista sono indirizzate a mettere in evidenza il ruolo principale del circuito neurologico, che può generare, a seconda delle situazioni, tipologie di percezioni fra loro differenti: [16]

"Tutti cottesti Nervi accennati si portano sino alla sumità, ed apice delle Dita e qui si moltiplicano in Copiosissimi, e minutissimi Ramoscelli più che in altra parte, e quindi per tale, e sì feconda multiplicazione de nervi operata dalla natura, si rende più acuta che altrove, e delicata la Sensazione." [16] [17]

Nel Repertorio, Anna va ad illustrare il proprio metodo che consisteva nello “spogliare” il corpo evidenziando gli strati dall'esterno verso l’interno, permettendo così all’osservatore di esaminare anche le parti più coperte e nascoste. Non sono note con precisione le fasi della realizzazione dei suoi modelli, sappiamo però che si aiutava con dei calchi che le permettevano di riprodurre più tavole.

I manufatti erano sorretti tramite l’ausilio di fili di ferro e canapa e, talvolta erano impiegate parti di ossa o altri elementi quali cartilagine peli o denti; in questo modo oltre a poter riprodurre a grandezza naturale i busti, aveva anche un supporto su cui garantiva la ricostruzione delle differenti fasce muscolari.

La Morandi annoverava tra i suoi strumenti ferri chirurgici professionali, numerosi coltelli, lime ,forbici, oltre a due microscopi.

I fantastici manufatti di Anna Morandi sono un esempio di una nuova anatomia strettamente legata alla fisiologia in cui vengono esaminate le singole parti correlate all'intero apparato organico. Questa anatomia risulta quindi rappresentata attraverso la particolarità dei dettagli di organi e porzioni interne del corpo visti non come elementi a sé ma nella loro attività e nell'organismo di cui fanno parte.

  1. ^ Serena Bersani, 101 donne che hanno fatto grande Bologna, Newton Compton Editori, 2012, p. 136, ISBN 9788854136410.
  2. ^ Miriam Focaccia, Anna Morandi Manzolini. Una donna fra arte e scienza. Immagini, documenti, repertorio anatomico, Firenze, Olschki, 2008, p. 47, ISBN 9788822257895.
  3. ^ Miriam Focaccia, Anna Morandi Manzolini. Una donna fra arte e scienza. Immagini, documenti, repertorio anatomico, Firenze, Olschki, 2008, p. 48, ISBN 9788822257895.
  4. ^ Miriam Focaccia, Anna Morandi Manzolini. Una donna fra arte e scienza. Immagini, documenti, repertorio anatomico, Firenze, Olschki, 2008, p. 49, ISBN 9788822257895.
  5. ^ Miriam Focaccia, Anna Morandi Manzolini. Una donna fra arte e scienza. Immagini, documenti, repertorio anatomico., Firenze, Olschki, 2008, p. 50, ISBN 9788822257895.
  6. ^ Miriam Focaccia, Anna Morandi Manzolini. Una donna fra arte e scienza. Immagini, documenti, repertorio anatomico, Firenze, Olschki, 2008, p. 52, ISBN 9788822257895.
  7. ^ Gaetano Giordani, Articolo di biografia a lode dell'Anna Morandi Manzolini celebre anatomica, in Almanacco statistico e storico di Bologna, Bologna, Nobili, 1836, p. 8.
  8. ^ Michele Medici, Elogio di Giovanni e Anna Morandi coniugi Manzolini, p. 23.
  9. ^ a b Miriam Focaccia, Anna Morandi Manzolini. Una donna fra arte e scienza. Immagini, documenti, repertorio anatomico, Firenze, Olschki, 2008, p. 53, ISBN 9788822257895.
  10. ^ Miriam Focaccia, Anna Morandi Manzolini. Una donna fra arte e scienza. Immagini, documenti, repertorio anatomico., Firenze, Olschki, pp. 58;67, ISBN 9788822257895.
  11. ^ Miriam Focaccia, Anna Morandi Manzolini. Una donna fra arte e scienza. Immagini, documenti, repertorio anatomico., Firenze, Olschki, pp. 59-60, ISBN 9788822257895.
  12. ^ a b Miriam Focaccia, Anna Morandi Manzolini. Una donna fra arte e scienza. Immagini, documenti, repertorio anatomico., Firenze, Olschki, p. 60, ISBN 9788822257895.
  13. ^ BCA, Fondo Mondini, Cart. VIII, n. 3: Note, Appunti, Discorsi, Richieste dei clienti.
  14. ^ a b Miriam Focaccia, Anna Morandi Manzolini. Una donna fra arte e scienza. Immagini, documenti, repertorio anatomico., Firenze, Olschki, pp. 64-65, ISBN 9788822257895.
  15. ^ BUB, ms. 2193, cit., f. 27r.
  16. ^ a b Miriam Focaccia, Anna Morandi Manzolini. Una donna fra arte e scienza. Immagini, documenti, repertorio anatomico., Firenze, Olschki, p. 65, ISBN 9788822257895.
  17. ^ BUB, ms. 2193, cit., f. 52v.