Coordinate: 43°09′39.93″N 13°42′58.82″E

Utente:Elipetrini/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

L'antica Collegiata di San Michele Arcangelo, situata nel cuore del centro storico di Fermo, risale al XII sec. ed ha subito nel corso dei secoli diverse modifiche e rimaneggiamenti. Si tratta di una delle più antiche chiese fermane, collegata alla famiglia patrizia cittadina dei Vinci Gigliucci,

Chiesa di San Michele Arcangelo
StatoBandiera dell'Italia Italia
Divisione 1Marche
LocalitàFermo
ReligioneCattolica di rito romano
DiocesiFermo
Elipetrini/Sandbox
Facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Marche
LocalitàFile:Fermo-Stemma.png Fermo
Coordinate43°09′39.93″N 13°42′58.82″E
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareMaria Assunta
ArchitettoGiorgio da Como
Stile architettonicogotico, neoclassico
Inizio costruzione1227[1]
CompletamentoXVIII secolo

Storia[modifica | modifica wikitesto]

In largo Vinci si trova la chiesa di S. Michele Arcangelo o S. Angelo di Pila, consacrata nel 1222 dal vescovo Pietro IV. Negli anni 1573-91, priore Ludovico Gigliucci, fu elevato il corpo attuale dell’edificio. A quei lavori data l’erezione della torre campanaria. Dell’antica costruzione rimase unicamente il portale. Nel 1608 la chiesa venne decorata e dotata di un soffitto a cassettoni, intagliato su un disegno dall’architetto Sebastiano Serlio, andato purtroppo distrutto con i lavori di restauro realizzati all’inizio del XIX secolo.

Eretta a collegiata il 26 gennaio 1631, con bolla di papa Urbano VIII, assunse l’attuale aspetto con i restauri degli anni 1818-20, promossi dal conte Eufemio Vinci-Gigliucci, che deteneva il patronato sulla chiesa. Il progetto era dell’architetto Luigi Paglialunga. La chiesa, riaperta al culto il 6 agosto del 1820, fu dotata nel 1851 di una nuova torre campanaria, realizzata su disegno di A. Basili, dove venne collocata una campana del 1368.

Nel 1863 venne donata alla chiesa una Sacra Spina, portata a Fermo nel 1281 da Marcantonio Gigliucci, conservata nell’edificio in un tabernacolo in pietra fatto realizzare quando la reliquia arrivò in città, ancora adesso all’interno di San Michele Arcangelo.

Il prospetto, preceduto da ampia scalinata in travertino, realizzata nel 1942, ha pilastri dorici abbinati nelle due ali. L’attico, tripartito da paraste ioniche, è raccordato da due volute alle ali laterali. Il portale, entro semicolonne, ha archivolto cordonato. Nella cuspide sono collocati uno stemma della famiglia Vinci-Gigliucci (scudo con tre gigli su tre colli) e, entro una nicchia trilobata, la statua di San Michele Arcangelo, probabilmente di riuso.

All’interno, la navata unica ritmata da colonne corinzie scanalate raccordate da trabeazione a festoni classici, è coperta da volta ribassata. Gli affreschi dell’interno sono stati realizzati nel 1920 da don Giuseppe Toscani. Nella volta, entro due tondi, sono dipinti la Madonna della Pace e San Michele Arcangelo. Nei riquadri esterni sono raffigurati angeli musicanti e, in quelli centrali, l’Arcangelo Michele conforta Elia nel deserto e l’Arcangelo Michele conforta Cristo nell’orto. Nell’abside, decorata a finto mosaico, sono le immagini delle Virtù Teologali: Carità, Fede e Speranza. Nella calotta è affrescato il Cristo circondato da angeli adoranti.

Nelle pareti dell’abside, su uno sfondo musivo dorato, sono le effigi di santi fermani. A destra: Adamo abate, Fermano, Giovanni della Verna e Antonio Grassi, confessori. A sinistra: Vissia vergine, Sofia vergine, Filippo vescovo e Alessandro vescovo, martiri. Le decorazioni vennero realizzate dai decoratori fermani Luigi Bracalenti e Riccardo Maranesi.

Dietro l’altare maggiore è collocata la tela raffigurante San Michele Arcangelo (seconda metà XVII secolo), dipinta da Giacinto Brandi, pittore barocco nato a Roma nel 1621, ma ampiamente ridipinta da Alessandro Ricci. Le stazioni della Via Crucis della chiesa sono attribuite alla bottega di quest’ultimo pittore. Il coro in noce è stato intagliato da Sante Morelli.

L’organo, sopra la cantoria lignea dell’ingresso, è stato costruito nel 1859 da Vincenzo Paci, qui impiantato il 26 ottobre 1859.

Architettura Esterna[modifica | modifica wikitesto]

Quis autem vel eum iure reprehenderit, qui in ea voluptate velit esse, quam nihil molestiae consequatur, vel illum, qui dolorem eum fugiat, quo voluptas nulla pariatur? [33] At vero eos et accusamus et iusto odio dignissimos ducimus, qui blanditiis praesentium voluptatum deleniti atque corrupti, quos dolores et quas molestias excepturi sint, obcaecati cupiditate non provident, similique sunt in culpa, qui officia deserunt mollitia animi, id est laborum et dolorum fuga. Et harum quidem rerum facilis est et expedita distinctio. Nam libero tempore, cum soluta nobis est eligendi optio, cumque nihil impedit, quo minus id, quod maxime placeat, facere possimus, omnis voluptas assumenda est, omnis dolor repellendus. Temporibus autem quibusdam et aut officiis debitis aut rerum necessitatibus saepe eveniet, ut et voluptates repudiandae sint et molestiae non recusandae. Itaque earum rerum hic tenetur a sapiente delectus, ut aut reiciendis voluptatibus maiores alias consequatur aut perferendis doloribus asperiores repellat.»


Architettura Interna[modifica | modifica wikitesto]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Verdi, La cucina italiana, Torino, Einaudi, 2018.
  • Giuseppe Verdi, La cucina giapponese, Milano, Feltrinelli, 2019

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ su edifici precedenti

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Autore, Titolo, Città, Editore, Anno
  • Autore, Titolo, Città, Editore, Anno
  • Autore, Titolo, Città, Editore, Anno

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Sottopagina 1