Utente:Cast.marco/Sandbox

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|nome = Bobo Fing |immagine = |didascalia = {{Popolo |alternativi = Bobo |regione = Africa Occidentale |popolazione = imprecisato per mancanza di censimenti |religione = Animismo / Cristiana |correlati = Mossi, Bobo Oulè |distribuzione1 = Bandiera del Burkina Faso Burkina Faso

Area di occupazione

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I Bobo Fing, gruppo etnico di agricoltori, stanziati nel Burkina Faso (Africa occidentale) lungo le rive del fiume Volta, zona pianeggiante con limitati rilievi montuosi. Occupano una savana monotona bagnata da brevi corsi d’acqua talvolta stagionali.

Villaggio tipico

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Costruito con materiale tradizionale, argilla e legno, si compone di abitazioni con copertura a terrazza. Centro sociale e religioso il villaggio riunisce diversi quartieri distinti con nomi differenti ognuno dei quali è una unità a sé stante dove vengono adorati feticci diversi e ha i propri capi quartieri gwatigi, che amministrano il gruppo e dirigono i sacrifici propiziatori e di ringraziamento alle divinità. Tutti i quartieri dipendono da un unico capo villaggio, autorità suprema e indiscussa.

Il capo villaggio

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E’ il custode e depositario delle tradizioni, dirige e stimola le attività, anche religiose, stabilisce insieme agli anziani le date di inizio dei riti iniziatici (circoncisione e clitoridectomia), preside le cerimonie che si svolgono in onore degli antenati, dirime le controversie: la sua presenza è indispensabile ed insostituibile nella gestione del villaggio. Alla sua morte l’assemblea degli anziani elegge il successore che, generalmente, è il figlio maggiore della sorella del defunto, cioè il nipote più anziano. La salma, composta nel vestito tradizionale, è adagiata nella fossa e viene protetta con pali di legno prima di essere coperta di terra.

E’ il nucleo fondamentale della società. I lavori quotidiani sono nettamene divisi tra uomo e donna: alla moglie spetta il compito di allevare i figli, preparare i pasti, portare l’acqua dal pozzo, procurare il combustibile per cucinare, ecc. Il marito disbosca e prepara i campi per la semina e li coltiva (aiutato dalla moglie), svolge l’attività venatoria fornendo con la selvaggina le proteine che servono a variare i quotidiani pasti a base di cereali. Una divisione dei lavori che oggi non è più così rigorosamente seguita. Popolo di agricoltori ogni famiglia è proprietaria del campo che coltiva. È la loro grande ricchezza e il bene fondamentale dai cui prodotti dipende la sopravvivenza dell’intero nucleo. Sono seminati miglio Panicum miliaceum, sorgo Sorghum vulgare, sesamo Sesamum indicum, fonio Digitaria exilis, fagioli e altri cereali e legumi. I Bobo coltivano anche le foglie di tabacco di cui fanno ampio uso e lo strofanto strophantus hispidus, i cui frutti e radici, molto tossici, sono utilizzati per avvelenare le frecce impiegate soprattutto per la caccia alle gazzelle, alle piccole antilopi e ai roditori. Nel nucleo familiare la donna può godere dei guadagni che ottiene vendendo al mercato fascine di legna, cibarie, frutti, semi spontanei ecc.

Nel villaggio Bobo occupa una posizione particolare che gli deriva dal suo lavoro. Utilizza il fuoco e lo attiva con l’aria immessa con un mantice: fuoco e aria due elementi ritenuti magici da molte popolazioni non solo africane. Questo dominio sulle forze della natura assicura al fabbro un ruolo di prim’ordine nella società. E’ l’intermediario tra l’uomo e la divinità ed è sovente chiamato a comporre le liti. Si prende cura dei morti, e talora è l’educatore dei giovani da circoncidere.

Anche la vasaia occupa nella società Bobo una posizione di rispetto. Modella l’argilla e, come il fabbro, utilizza il fuoco per trasformarla in un contenitore solido e duraturo. E’ lei a fornire i recipienti necessari alla vita quotidiana, ed è lei ad aiutare le donne durante il parco. E’ l’ insostituibile ostetrica del villaggio. Ed è ancora lei che conosce i poteri curativi delle erbe.

Modifiche dentarie

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La scheggiatura dei denti, è una pratica molto diffusa tra i Bobo. Serve a creare uno spazio artificiale a forma di V tra i due denti incisivi frontali: una pratica seguita anche da molte altre popolazioni a livello etnologico. Per i Bobo i denti così modificati rappresentano un notevole punto di bellezza e attrazione. E’ un intervento cruento eseguito da un uomo abile, sovente il fabbro del villaggio, per mezzo di un tagliente scalpello. Chi subisce l’intervento è sdraiato sul dorso e stringe tra i denti con forza un bastoncino, forse per attutire parzialmente i colpi inferti. Al termine gli viene data una banana che morde ripetutamente per alleviare, si crede, il dolore.

Scarificazioni tribali e ornamentali

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I Bobo Fing, sia maschi che femmine, talvolta anche molto giovani, hanno il volto solcato da profonde e vistose incisioni, segni distintivi del gruppo di appartenenza: veri e propri passaporti stampati sulla pelle. Accanto a queste scarificazioni tribali, i Bobo mostrano numerose altre incisioni a scopi ornamentali che, uomini e donne, si fanno incidere su differenti parti del corpo: braccia, collo, schiena. Sono soprattutto le scarificazioni effettuate sopra i seni quelle più dolorose. Le giovani Bobo sopportano il dolore consapevoli che per essere ammirate bisogna soffrire. Decorazioni ornamentali che rivestono anche una funzione di protezione magica: una pratica diffusa anche presso molti gruppi etnici africani. Le scarificazioni sono effettuate da una abile anziana che riproduce sulla cute (con un coltellino tagliente o, ultimamente, anche con lamette da barba), disegni etnici che si affiancano a quelli realizzati dalla fantasia della donna. Sulle incisioni viene stesa la sterile fuliggine nera delle pentole. Serve ad arrestare l’emorragia e ad evidenziare le scarificazioni.

Clitoridectomia

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Prima di procedere alla clitoridectomia, l’ablazione della clitoride e delle piccole labbra vaginali, l’operatrice Bobo, generalmente una donna anziana, pulisce con cura l’area e raduna le giovani sedute in terra intorno a lei. Trasmette gli ultimi insegnamenti e spiega i loro futuri doveri di donne. La clitoridectomia è una operazione cruenta e non priva di rischi, tuttavia ritenuta necessaria dai Bobo: infatti nessun uomo chiederebbe in sposa una ragazza che ha ancora il residuo del sesso maschile le petit penis come lo chiamano i maschi Bobo.

Circoncisione

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Prima dell’operazione i giovani Bobo vengono radunati all’ombra degli alberi del villaggio. Siedono per terra e scavano un buco tra le gambe divaricate che raccoglierà il sangue della circoncisone. Ad effettuarla è sovente il fabbro. Il prepuzio stretto in un cappio viene isolato dal glande e rapidamente eliminato. Infine il giovane depone il prepuzio e lascia defluire il sangue nel buco scavato precedentemente, fino a quando l’emorragia non si arresta. Si ritiene che così facendo viene stimolata la crescita vegetale.

Maschere e danze

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Notevole importanza rivestono le maschere zoomorfe dei Bobo, rinomate per la loro fattura e colori. Fanno la loro apparizione, soprattutto di notte al suono frenetico dei tam tam e dei balafon, in particolari momenti di vita sociale: quando i campi vengono seminati, dopo il raccolto, ma anche all’epoca dei riti d’iniziazione dei giovani. Le maschere rappresentano lo spirito della boscaglia chiamato do, termine usato anche per indicare altre divinità. Il ballerino nasconde il corpo con rafia e fibre vegetali colorate. Diventa lo spirito della maschera e agisce seguendo la volontà della stessa. il sovrumano s’innesta nell’umano e lo rende visibile. Nelle maschere Bobo si riconoscono il combattivo bufalo della savana dalle piccole corna aguzze ''Syncerus caffer aequinoctialis'', la civetta dal becco adunco e dai grandi occhi rotondi che spiccano inquietanti nel buio. Tutto il villaggio partecipa alle danze: alla luce dei fuochi le maschere appaiono e scompaiono, avanzano e indietreggiano, ruotano su se stesse. La luce guizzante delle fiamme le animano, risvegliando paure ancestrali. Al termine del rito gli abitanti si ritirano nelle capanne portando con loro, come portafortuna, brandelli di costumi e fili di rafia staccatisi durante le danze, da appendere alle pareti.

Gli usi e i costumi dei Bobo Fing sono stati ampiamente indagati e documentati cine-fotograficamente dagli etnologi - archeologi Angelo e Alfredo Castiglioni durante numerose missioni di ricerca condotte dal 1979. Le informazioni raccolte nel corso dei viaggi dei fratelli Castiglioni sono state riportate in varie pubblicazioni e in alcuni lungometraggi, tra i quali Africa dolce e selvaggia produzione Cast film, 1982