Utente:Bets Torresi/Sandbox2

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La pedagogia vocale è lo studio dell’arte e della scienza dell’educazione della voce. Basilare per l’insegnamento del canto, essa definisce cosa sia il canto, come funzioni e come si possa raggiungere un’adeguata tecnica vocale.

Elementi di studio[modifica | modifica wikitesto]

La pedagogia vocale copre un’ampia gamma di aspetti del canto, che spaziano dal processo psicologico della produzione vocale agli aspetti artistici dell’interpretazione delle canzoni di vari generi o appartenenti a varie epoche storiche. Le sue aree di studio includono:

Tutti questi diversi concetti sono parti necessarie allo sviluppo di un’adeguata tecnica vocale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Pitagora, nel centro con il libro, mentre insegna musica nella Scuola di Atene di Raffaello

Nella cultura occidentale, lo studio della pedagogia vocale iniziò nell'antica Grecia. A partire da Pitagora parecchi studiosi approfondirono l’arte del canto. Non è chiaro, tuttavia, se i greci abbiano mai sviluppato un approccio sistematico all'insegnamento del canto, vista l’esigua quantità di scritti che è giunta fino a noi.[1]

La prima traccia di un approccio sistematico all'insegnamento del canto risale ai monasteri medievali della Chiesa Cattolica Romana, all'incirca intorno al XIII secolo. Così come per altre aree di studio, i monasteri costituivano il centro della vita musicale intellettuale durante il medioevo e molti all'interno dei monasteri dedicavano il loro tempo allo studio della musica e del canto.

I monaci Giovanni di Garlandia e Jerome di Moravia furono i primi a sviluppare un embrionale concetto di registro vocale. I registri che identificarono furono tre: voce di petto, voce di gola e voce di testa (chiamate anche rispettivamente pectoris, guttoris e capitis). Il loro concetto di voce di testa è molto simile a quello che oggi viene chiamato falsetto.

Altri concetti discussi nel sistema monastico includevano, tra gli altri, la risonanza della voce, la classificazione delle voci, il sostegno del respiro, la dizione e la qualità del suono. Le idee sviluppate nell'ambito del sistema monastico influenzarono ampiamente lo sviluppo della pedagogia vocale nei secoli successivi e questo vale anche per il Bel Canto.[2]

Con la fioritura del Rinascimento nel XV secolo, lo studio del canto iniziò ad uscire dall'ambiente ecclesiastico. Le corti dei ricchi mecenati divennero centri secolari di studio del canto e di tutte le altre aree dello studio musicale. I metodi della pedagogia vocale insegnati in queste scuole erano comunque basati sui concetti sviluppati nel mondo monastico. Molti insegnanti di queste scuole avevano avuto una prima infarinatura cantando nei cori delle chiese sin da bambini.

La chiesa rimase un importante punto di riferimento della didattica vocale e continuò ad esercitare una grande influenza della formazione delle pratiche e dei gusti musicali. Fu la chiesa cattolica a rendere popolare l'uso dei cantanti castrati nel XVI secolo che condusse poi alla popolarità le voci castrate nelle opere barocche e classiche.

Bisogna attendere il XVII secolo perché la pedagogia vocale diventi indipendente dal pensiero comune degli scrittori monastici e sviluppi conoscenze più approfondite del processo fisico del canto e la sua relazione con concetti fondamentali come il registro vocale e la risonanza della voce. Sempre durante questo periodo, iniziarono ad emergere i primi celebri insegnanti di canto. L’italiano Giulio Caccini è uno di questi. Fondamentali all'interno della sua produzione sono infatti le due raccolte di arie e madrigali per voce sola pubblicate nel 1602 (Le Nuove Musiche) e nel 1614 (Nuove musiche e nuova maniera di scriverle). Esse da un lato contribuiscono al passaggio dal madrigale prettamente polifonico a quello monodico, dall'altro offrono importanti contributi relativi alla storia del canto e della prassi esecutiva filologica grazie alle indicazioni che Caccini stesso dà nella prefazione ai volumi, con l'intento di liberare la melodia dalle catene del metro poetico e di farle seguire maggiormente le parole ed i moti del sentimento.[3]

A cavallo tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, un grande contributo alla pedagogia vocale fu dato da Ludovico Zacconi, musicologo e maestro di coro a Venezia, cantore aulico a Graz e Monaco di Baviera. La sua opera teoretica è tra le più importanti del tempo; pubblicò infatti nel 1592 a Venezia la celebre Prattica di musica utile et necessaria si al compositore si anco al cantore.

Nel tardo XVII secolo, il metodo del bel canto iniziò a svilupparsi in Italia. Questo stile di canto ebbe un grande impatto sullo sviluppo dell’opera e della pedagogia vocale durante i periodi Classico e Romantico. Sempre in questo periodo, insegnanti e compositori iniziarono a identificare i cantanti scrivendo ruoli per tipi di voce più specifici. Solo nel XIX secolo emersero sistemi più definiti di classificazione di voci, come il Sistema Fach.

Manuel García mentre esamina i meccanismi vocali con un laringoscopio, fine XIX secolo

Manuel Patricio Rodriguez Garcia, baritono celebre per l'interpretazione del ruolo di Figaro nel Barbiere di Siviglia di Rossini a New York nel 1825, divenne famoso come iniziatore della moderna pedagogia vocale, oltre che per lo sviluppo del laringoscopio. Professore di canto al Conservatorio di Parigi, nel 1840 pubblicò il suo primo studio di filologia vocale, Mémoire sur la voix humaine,[4] e dal 1848 si trasferì a Londra, dove divenne Professor of voice presso la Royal Academy of Music.[5] A confermarlo come uno tra i più illustri docenti di canto dell'800, è il celebre Traité complet de l'Art du Chant [6] con cui cerca di superare il precedente carattere empirico della didattica del canto, sostanziandola con approfondite nozioni di fisiologia.

L'ambito della pedagogia vocale ebbe un deciso sviluppo a metà del XX secolo. Alcuni insegnati americani iniziarono a studiare scienza, anatomia e fisiologia del canto, soprattutto Ralph Appelman dell’Indiana University, Oren Brown della Washington University school of medicine e più tardi alla Julliard School, e William Vennard della University of Southern California. Questo cambiamento nell'approccio allo studio del canto portò al rifiuto di molti capisaldi del metodo del bel canto, soprattutto per ciò che riguarda il registro e la risonanza della voce.

Ci sono quindi attualmente due scuole di pensiero predominanti tra gli insegnanti di tecnica vocale oggi: quelli che sostengono le posizioni storiche del metodo del bel canto e quelli che scelgono di abbracciare un approccio più contemporaneo basato sull'attuale conoscenza dell'anatomia e della fisiologia umana. Ci sono anche insegnanti che prendono in prestito idee da entrambe le prospettive, creando un ibrido tra le due.

Appelman e Vennard furono anche parte di un gruppo di docenti che sviluppò corsi di studio per insegnanti di tecnica vocale, aggiungendo queste idee più scientifiche agli esercizi standard e alle tecniche empiriche per il miglioramento della tecnica vocale, e nel 1980 la materia pedagogia vocale iniziò ad essere inclusa in molti programmi di scuole superiori a indirizzo musicale per cantanti ed educatori di canto.

Ulteriori sviluppi sono arrivati anche in Europa attraverso l'Istituto di Lichtenberg fondato nel 1982 dalla cantante e didatta Gisela Rohmert e dall'Ing. Walter Rohmert, docente universitario. Il loro Metodo funzionale della voce nasce nel 1979 a Darmstadt, in Germania, dalle ricerche condotte presso il Politecnico della città, volte a studiare l’impegno fisico e psichico del cantante durante la prestazione vocale. Dall'esito delle ricerche divenne chiara la necessità di ottimizzare le condizioni di questa prestazione, elaborando una pedagogia vocale che permettesse al cantante di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Attraverso percorsi di auto-percezione e di consapevolezza, Gisela Rohmert, autrice del famoso testo Il cantante in cammino verso il suono, invita ad integrare la conoscenza della fisiologia vocale alla pratica del canto creando relazioni tra voce, corpo e sensorialità.

Approcci[modifica | modifica wikitesto]

Ci sono tre approcci principali alla pedagogia vocale a seconda di come si concepisce la relazione tra voce, corpo e intenzione:

  1. Da un lato, alcuni docenti adottano un "approccio meccanico". Esso si basa sulla convinzione che cantare sia principalmente una questione di sistemare le giuste parti fisiche al posto giusto al momento giusto, e che correggere difetti vocali sia possibile concentrandosi sulle parti che non stanno funzionando bene.
  2. Dall'altro, c’è una scuola di pensiero che crede che l’attenzione non debba mai essere concentrata su nessuna parte del meccanismo vocale, poiché il canto si lega alla produzione di coerenti immagini mentali del suono desiderato. Secondo quest'approccio, correggere difetti vocali è quindi possibile imparando a formulare i giusti pensieri e rilasciando le emozioni attraverso l’interpretazione della musica.
  3. La maggior parte degli insegnanti di tecnica vocale, però, credono che la verità sia nel mezzo tra i due estremi.

La produzione del suono[modifica | modifica wikitesto]

Ci sono quattro processi fisici coinvolti nella produzione di suoni vocali: respirazione, fonazione, risonanza e articolazione. Questi processi avvengono secondo questa sequenza:

  1. Respirazione
  2. Formazione del suono nella laringe
  3. Risonanza
  4. Composizione del suono in unità riconoscibile

Sebbene questi quattro processi siano da considerare separatamente, in realtà si fondono in una sola funzione coordinata. Con un cantante o uno speaker, si dovrebbe raramente fare riferimento al processo in quanto tale, poiché le loro menti e i loro corpi sono talmente coordinati che raramente riescono a percepire la funzione come un insieme di piccoli step. Molti problemi vocali sono comunque il risultato di una mancanza di coordinazione tra le varie fasi di questo processo.

Respirazione e supporto alla respirazione[modifica | modifica wikitesto]

Robert C. White, parafrasando l'inizio del Vangelo di Giovanni, scrisse:

All’inizio c’era il respiro. E il canto era con il respiro. E il canto era il respiro e il respiro era il canto. E tutto il canto era stato creato dal respiro, e senza il respiro non era possibile per nessun canto esistere. (White, 1998, p. 26).

Il canto inizia dal respiro. Tutti i suoni fonetici sono infatti creati da vibrazioni nella laringe causate dall'aria contenuta nei polmoni. Respirare è un’azione inconscia e naturale, ma un cantante deve esercitare il controllo sulla sua inspirazione ed espirazione per ottenere il massimo dalla propria voce.

Il respiro naturale si articola in tre fasi: una fase di inspirazione, una di espirazione e una di pausa o recupero; queste fasi non sono di solito controllate in maniera cosciente.

Se parliamo di canto, queste fasi diventano quattro:

  1. Inspirazione (inalazione)
  2. Impostazione dei controlli (sospensione)
  3. Espirazione controllata (fonazione)
  4. Recupero

Queste fasi devono essere tenute sotto stretto controllo dal cantante fino a che, a loro volta, non diventeranno dei riflessi condizionati. Molti cantanti abbandonano i controlli consci prima che i loro riflessi diventino totalmente condizionati, il che porta spesso a problemi di voce cronici.[7]

Fonazione[modifica | modifica wikitesto]

La fonazione è il processo di produzione dei suoni della voce attraverso la vibrazione delle corde vocali che è poi modificata dalla risonanza nella gola e nella bocca. Avviene nella laringe dove le corde vocali si avvicinano, subendo la pressione dell’aria inspirata, così che la loro vibrazione generi una sorgente udibile di energia acustica, cioè un suono, che può essere poi modificato dall'articolazione nel resto dell’apparato fonatorio.

Articolazione[modifica | modifica wikitesto]

Articolazione:
1. Eso-labiale, 2. Endo-labiale, 3. Dentale, 4. Alveolare, 5. Post-alveolare, 6. Pre-palatale, 7. Palatale, 8. Velare, 9. Uvulare, 10. Faringea, 11. Glottale, 12. Epi-glottale, 13. Radicale, 14. Postero-dorsale, 15. Antero-dorsale, 16. Laminale, 17. Apicale, 18. Sub-apicale

L’articolazione mostra la produzione dei suoni vocali. Attraverso le regolazioni muscolari essa porta alla comunicazione verbale. Un fono infatti è un suono linguistico. Esso può essere vocalico o consonantico. Questi due differiscono per il modo di articolazione in quanto le vocali vengono prodotte tramite meccanismo laringeo, ossia la vibrazione), mentre le consonanti tramite diaframma per restringimento o chiusura del tratto orale.

I foni non sono naturalmente prodotti separati l'uno dall'altro, ossia discreti, ma vengono articolati in rapida successione in una catena continua. La fonetica articolatoria studia i fenomeni prodotti nel passaggio da una configurazione articolatoria alla successiva, che avviene senza soluzione di continuità; si parla per questo di fenomeni di coarticolazione.

In relazione al processo fisico del canto, gli insegnanti di tecnica vocale tendono a concentrarsi più sull’articolazione attiva che su quella passiva. Ci sono cinque principali articolatori attivi: le labbra (consonanti labiali), la punta della lingua (consonanti coronali), la parte media e posteriore della lingua (consonanti dorsali), la radice della lingua e l’epiglottide (consonanti faringali), e la glottide (consonanti glottali).

A differenza dell’articolazione attiva, l’articolazione passiva è un continuo senza dei limiti ben definiti. Le consonanti possono venir prodotte in punti di fusione tra articolatori diversi (linguolabiale/interdentale, interdentale/dentale, dentale/alveolare, alveolare/palatale, palatale/velare, velare/uvulare). Inoltre quando si usa la parte frontale della lingua, può essere coinvolta anche la parte superiore ossia la lama della lingua (consonanti laminali), la punta (consonanti apicali) o anche la superficie inferiore (consonanti sub-apicali).

Classificazione dei suoni fonetici[modifica | modifica wikitesto]

I suoni fonetici sono divisi in due categorie principali:

  • Vocali
Lo stesso argomento in dettaglio: Vocale.

Le vocali sono quei foni che si articolano mediante la vibrazione delle pliche vocali, al passaggio dell'aria espiratoria, la quale determina la qualità della voce. Esse vengono prodotte facendo passare il suono prodotto dalle corde vocali attraverso le cavità di risonanza e l’articolazione della bocca. Gli organi articolatori principali delle vocali sono infatti rappresentati dalla lingua e dalle labbra.

  • Consonanti
Lo stesso argomento in dettaglio: Consonante.

Le consonanti sono quei foni realizzando con il diaframma, tramite cioè restringimento o totale chiusura degli organi del tratto orale. Per le consonanti gli organi articolatori possono essere labbra, denti, lingua, punti diversi del palato, faringe o glottide. Alcune consonanti quali la t o la f, dette sorde, vengono prodotte in assenza di vibrazione delle corde vocali; mentre altre, dette sonore, come la d o la b, richiedono tale vibrazione delle corde vocali.

Problemi nella descrizione dei suoni fonetici[modifica | modifica wikitesto]

Descrivere i suoni fonetici è una scienza inesatta, dovuta principalmente al fatto che la voce umana è uno strumento unico a seconda dell'individuo. Poiché tale strumento è interno, l’abilità del cantante di monitorare il suono prodotto è complicata dalle vibrazioni trasportate all’orecchio attraverso la tromba di Eustachio e dalla struttura ossea del cranio e del collo. In altre parole, molti cantanti sentono qualcosa di diverso nelle loro orecchie rispetto a qualcuno che li sta ascoltando.

Pertanto, gli insegnanti di tecnica vocale spesso si concentrano meno su come ‘suona’ e più su come ‘sembra’. Le sensazioni di vibrazione che risultano dai processi strettamente legati alla fonazione e alla risonanza, nonché quelli cinestetici che provengono dalla tensione muscolare, dal movimento, dalla posizione del corpo e dal peso, sono utili come guida per il cantante per correggere la produzione della voce.

Un altro problema nella descrizione dei suoni fonetici si trova nel vocabolario fonetico stesso. Ci sono varie scuole di pensiero entro la pedagogia vocale e differenti scuole hanno adottato termini differenti, a volte mutuati da altre discipline artistiche. Questo ha portato all’uso di una pletora di termini descrittivi applicati alla voce che non sono sempre intesi allo stesso modo. Alcuni termini a volta usati per descrivere la qualità del suono di una voce sono: caldo, chiaro, scuro, scuro, leggero, rotondo, fragile, squillante e così via.[8]

Risonanza della voce[modifica | modifica wikitesto]

È il processo per cui al prodotto della fonazione viene aggiunto il timbro e l’intensità attraverso le cavità piene di aria attraversate da tale prodotto, durante il suo percorso verso l’uscita.

Ci sono sette aree che possono essere elencate come possibili risuonatori vocali. In ordine dal più in basso al più in alto nel corpo, queste aree sono: il petto, la trachea, la laringe stessa, la faringe, la cavità orale, la cavità nasale e i seni paranasali.

Varie ricerche hanno dimostrato che la laringe, la faringe e la cavità orale sono i principali risuonatori, mentre la cavità nasale entra in gioco solo nei suoni nasali, o vocali nasali come quelle della lingua francese. Questo spazio di risonanza, da sotto le corde vocali alla bocca, è chiamato tratto vocale. Molti sensazioni che chi canta prova si collocano nei seni paranasali e per questo possono essere erroneamente interpretate come risonanza. Queste sensazioni sono infatti causate da reazioni simpatetiche e sono una conseguenza, piuttosto che una causa, di una efficace risonanza.[9]

Postura del corpo[modifica | modifica wikitesto]

Il processo del canto funziona al meglio quando sussistono alcune condizioni fisiche del corpo. L’abilità di far muovere l’aria dentro e fuori dal corpo liberamente e la capacità di ottenere la quantità necessaria di aria sono fortemente influenzate dalla postura. Una posizione particolarmente incavata del petto limiterà la capacità dei polmoni, e una forte tensione addominale inibirà l’abbassamento del diaframma.

Una buona postura del corpo permette al meccanismo di respirazione di svolgere al meglio le sue funzioni senza alcuno spreco di energia. Essa inoltre rende più semplice anche il processo di fonazione, regolando i vari punti di risonanza, visto che un allineamento corretto evita la creazione di tensioni nel corpo.

Stile vocale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stile vocale è il particolare uso che della voce viene fatto dal cantante. Utilizzando in maniera personale i diversi fattori in gioco (timbro, meccanismo di emissione, intensità, accenti, vibrato, microfono, vocoder) e le numerose tecniche di canto, dotte o popolari, lo stile varia anche in relazione al repertorio.

Abbiamo così il canto gregoriano, il canto barocco, lo stile rock con l'uso di gutturali growl e scream, il canto jazz con il ricorso al vocalese e allo scat in alcune prassi improvvisative, lo stile country in tutte le sue varianti sino allo jodel, canto caratteristico del Tirolo con vocalizzi alternati tra falsetto e voce impostata, e moltissimi altri stili ancora, al variare del panorama culturale e geografico.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ The New Grove Dictionary of Music & Musicians. Edited by Stanley Sadie, Volume 6. Edmund to Fryklund. ISBN 1-56159-174-2, Copyright Macmillan 1980.
  2. ^ James Stark, Bel Canto: A history of vocal pedagogy, University of Toronto Press, 2003, ISBN 978-0-8020-8614-3.
  3. ^ Dizionario di musica, di A.Della Corte e G.M.Gatti, Paravia, 1956, pag.104
  4. ^ Parigi, Duverger, 1840.
  5. ^ Teresa Radomski, passim.
  6. ^ École de García: traité complet de l'art du chant (en deux parties), Parigi, Brandus, 1840/1847 (traduzione italiana con testo francese a fronte: Traité complet de l'art du chant en deux parties. Trattato completo dell'arte del canto in due parti (a cura di Stefano Ginevra), Torino, Giancarlo Zedde Editore, 2002 - riproduce, con corredo di apparato critico, la sesta edizione francese del 1872, nonché, in appendice, il Mémoire sur la voix humaine présenté à l'Académie de Sciences del 1840). Un'edizione critica basata fondalmente sulla seconda parte (1847) e tradotta in spagnolo, è stata pubblicata, a cura di Lucía Díaz Marroquín e Mario Villoria Morillo, da Reichenberg, Kassel (D), nel 2012 (Tratado completo del arte del canto. Escuela de García, ISBN 978-3-937734-91-0).
  7. ^ Johan Sundberg, Breathing Behavior During Singing, in The NATS Journal, vol. 49, January–February 1993, pp. 2–9, 49–51.
  8. ^ D. Ralph Appelman, The Science of Vocal Pedagogy: Theory and Application, Indiana University Press, 1986, ISBN 978-0-253-20378-6.
  9. ^ Richard Miller, The Structure of Singing, Schirmer Books, 1996.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Stark, J. Bel Canto: a history of vocal pedagogy, University of Toronto Press (Toronto, 2003) ISBN 978-0-8020-8614-3.
  • Steane, J. B. Fach in The New Grove Dictionary of Opera, ed. Stanley Sadie (London, 1992) ISBN 978-0-333-73432-2

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]