Utente:AntoneFerr/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Santuario della Madonna dell'Alno detto anche di Sant'Anna[modifica | modifica wikitesto]

Effigie della Madonna dell'Alno venerata in Canzano
Pala d'altare del Santuario canzanese che ritrae la Madonna del Rosario contornata da riquadri che illustrano i misteri del Rosario. Il dipinto, datato 1601, è stato restaurato nell'anno 2015.
Il Santuario della Madonna dell'Alno di Canzano al tramonto nell'inverno del 2019

L'edificio religioso fu fondato come oratorio, nel 1480, a seguito dell'apparizione mariana avvenuta nello stesso anno.

La chiesa, oggi parrocchiale, rappresenta il centro della devozione canzanese e fu edificata ed intitolata alla Madonna dell'Alno nell'anno 1592 dalla Congregazione del Santissimo Rosario come riporta l'epigrafe sull'architrave del portale: «Societas Rosarii erigendum curavit AD 1592».

Secondo la tradizione la Vergine comparve il 18 maggio 1480, sulla sommità di un alno, al contadino Giovanni Floro, (citato anche come Floro di Giovanni[1] che stava arando la terra in un campo situato poco fuori dal centro abitato. L'uomo notò che i suoi buoi tendevano ad inginocchiarsi e, guardandosi intorno, vide la Madonna sull'albero.[2] La Vergine si rivolse a lui e gli chiese che fosse edificata una chiesa a lei dedicata nella località di Piano del Castellano a Canzano.[1] Il coltivatore tornò immediatamente in paese e riferì quanto gli era accaduto ma, non creduto e beffato e deriso dai compaesani, se ne tornò nei campi.[1]

Il giorno successivo, la Madonna apparve nuovamente e rinnovò la stessa richiesta a Floro che, con mestizia, le raccontò che i canzanesi non avevano prestato fede alle sue parole. La Vergine, tacendo, scomparve, ma il 20 maggio, dopo le ore 18, si manifestò nuovamente e chiese a Floro di tornare in paese, di esporre ciò che gli stava succedendo e di comprovare quanto affermava conducendo personalmente un cavallo, notoriamente indomito, di proprietà della famiglia di Falamesca de Montibus. La Madonna invitò il contadino a farsi guidare dall'animale che avrebbe tracciato e delimitato, con il suo cammino, il sito su cui erigere la chiesa.[1] Il proprietario del cavallo accettò di affidarlo a Floro che, fra lo stupore di tutti i presenti, riuscì a cavalcarlo[1] conducendolo fino al Piano del Castellano. Qui, l'animale «senza freno e senza guida, girò tre volte intorno ad uno spazio, ed infine s'inginocchiò, e curvò la testa fino a terra.»[1] Gli astanti, che fino ad allora avevano osservato in silenzio, espressero il loro stupore con gran fragore e dettero vita della fabbrica della nuova chiesa.[1]

Dell'originaria costruzione rinascimentale resta solo il portale in pietra che mostra specchiature e rosette. Il prospetto e le decorazioni in stucco dell'aula sono da attribuirsi ai lavori di rifacimento del 1750, mentre il campanile in mattoni è dell'anno 1810.

La chiesa custodisce al suo interno un'acquasantiera del XVII secolo appoggiata su una colonnina lavorata con motivi a foglie d'acanto, un busto reliquiario ligneo del XVIII secolo che raffigura santa Mansueta, sorella di san Biagio protettore di Canzano,[3] e dipinti su tela datati tra il Seicento ed il Settecento. Fra questi di particolare pregio vi è la pala della Madonna del Rosario eseguita da Pasquale Rico di Montereale, ritratta con i Santi Domenico e Nicola di Bari attribuibile alla bottega di Francesco Solimena. Vi è anche la tela che raffigura l'Adorazione dei pastori dipinta alla maniera di Guido Reni.[2]

Madonna del Rosario coi santo Domenico e Nicola di Bari[modifica | modifica wikitesto]

La pala è sita all'ingresso della chiesa ed'è una composizione che riprende intere parti da dipinti solimeneschi e risale al periodo compreso tra il 1710 e il 1715. E' da sottolineare come la tela sia una vera e propria testimonianza della presenza di artisti di rilievo provenienti da fuori regione, nella Valle del Medio Vomano, già a partire dal sedicesimo secolo.[4]

Sotto il profilo iconografico tutto si svolge secondo i canoni controriformati più abusati, ma c'è anche una contaminazione evidente tra l'iconografia della Madonna del Rosario e la devozione locale.[4]

La tela non rappresenta una iconografia di stretta osservanza per tutti i rappresentanti dell'ordine domenicano (ad. es, santa Caterina da Siena o san Pietro Martire), dell'autorità ecclesiastica (il pontefice coi vescovi e i cardinali) e del supremo potere secolare (l'imperatore con sua moglie). [4]

Una particolarità è sicuramente la rappresentazione di san Nicola da Bari, qui raffigurato nella sua veste vescovile con tre palle d'oro sul libro, raffigurato, sicuramente, per motivi di devozione locale di un santo che ha sempre trovato grande affermazione iconografica in tutta la penisola. [4]

La tela viene completata da uno stemma che appare in basso a destra, che, ad oggi, si può affermare non rappresenta l'ordine domenicano, né appartiene ad una famiglia di facile e immediata identificazione. [4]

Madonna col Bambino[modifica | modifica wikitesto]

Nel santuario della Madonna dell'Alno, centro di devozione popolare, accanto alla raffigurazione della Madonna del Rosario e a quella titolare della chiesa, c'è un terzo più recente dipinto dedicato alla Madonna col Bambino, realizzato da ignoto vissuto a cavallo tra il Settecento e Ottocento. [5]

L'opera rientra nella tradizione iconografica in cui la Madre col Figlio trionfano sul male del mondo, di cui è personificazione il serpente sotto i piedi della Vergine trapassato in testa dalla punta della croce trattenuta dal Bambino. [5]

Adorazione dei pastori[modifica | modifica wikitesto]

La tela, databile alla seconda metà del XVII secolo, è opera di un ignoto maestro di Canzano che richiama un tema molto frequente in quel periodo: la Natività.

Sono rappresentati il Bambino al centro, in alto gli angeli, e ogni personaggio viene rappresentato con il vigore del classicismo mitigato da un tocco di naturalismo che si riscontra nella rappresentazione dei polli ai piedi della culla, nel colombo tra le braccia del bambino a destra e nell'agnello recato dai pastori, in primo piano a sinistra. [6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g N. Palma, op. cit., pag. 172.
  2. ^ a b L. Braccilli, op. cit., pag. 17.
  3. ^ N. Farina, op. cit., pag. 45
  4. ^ a b c d e Autori Vari, La Valle del medio e basso Vomano - Volume 1, Tomo II, a cura di Luisa Franchi Dell'Orto, collana Documenti Abruzzo Teramano, 1986, pp. 642-644.
  5. ^ a b Autori Vari, La Valle del medio e basso Vomano - Volume 1, Tomo II, a cura di Luisa Franchi Dell'Orto, collana Documenti dell'Abruzzo Teramano, 1986, pp. 654-656.
  6. ^ Luisa Franchi Dell'Orto (a cura di), La Valle del medio e basso Vomano - Volume 1, Tomo II, collana Documenti dell'Abruzzo Teramano, 1986, pp. 632-633.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Autori Vari, La Valle del Medio e Basso Vomano - Volume 2, Tomo II, collana Documenti dell'Abruzzo Teramano, 1986.