Utente:Andydipo/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Costruzione[modifica | modifica wikitesto]

(Da aggiungere al paragrafo preesistente)

[...]

Il tratto trentino che partiva da Tezze di Grigno ed arrivava a Trento, allora sotto il regime austro-ungarico, venne modificato dopo l'inizio della prima guerra mondiale. La frontiera creatasi con l'Italia nel 1915 in seguito allo scoppio delle ostilità tra i due Stati, aveva spinto lo Stato Maggiore austriaco ad aumentare la vigilanza al confine attraverso la costruzione di fortificazioni e trincee. Il progetto comprendeva anche il miglioramento delle linee ferroviarie preesistenti. La mobilitazione dei soldati Trentini verso il fronte orientale, e quindi il loro allontanamento dal confine con l'Italia, determinò la necessità di importare manodopera da altre parti dell'Impero e inoltre l'impiego di prigionieri di guerra, in particolare quelli russi. Tra il 1916 e il 1918, parallelamente allo sviluppo della guerra sul fronte italiano, il commando austriaco dispiegò le proprie compagnie ferroviere affiancate dai prigionieri di guerra per i cambiamenti da apportare alla tratta della Valsugana.

[...]

Il tratto trentino durante la Grande Guerra[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni 1914-1915, quando l'Italia era ancora neutrale, il tratto tra Tezze e Novaledo venne privato di tutto ciò che era considerato inutile all’utilizzo della ferrovia e fu abbandonato con l’entrata in guerra dell’Italia e la ritirata austriaca comandata già nel 1914 fino allo sbarramento fortificato di Tenna. Gli italiani tuttavia non utilizzarono mai la linea ferroviaria poiché era un facile bersaglio degli austriaci, posizionati sulla Panarotta. Precedentemente all’entrata in guerra con l’Italia, gli organi governativi di Trento avevano predisposto un’eventuale evacuazione, per far spazio ai due comandi di armata e all'immagazzinamento delle scorte. La ferrovia della Valsugana fu utilizzata per questo sgombero. Con la Strafexpedition del 1916 (offensiva austriaca in Trentino), la linea, tornata completamente austriaca, fu notevolmente potenziata tra Trento e Caldonazzo. I lavori di ampliamento della ferrovia, delle infrastrutture delle stazioni e dei dispositivi di segnalazione e i prolungamenti dei tombini (sottopassaggi) furono ultimati da 2 compagnie ferroviarie austro-ungariche, da 3 sezioni ferrovieri prigionieri di guerra, e da altre 5 sezioni lavoratori (generici) prigionieri di guerra.

I lavori a cui hanno contribuito i prigionieri in questa prima fase furono:

  • Ampliamento della stazione di Pergine per ospitare treni più lunghi (100 assi); costruzione di nuovi binari “morti” per far sostare treni di soccorso. Lavori dal 21 marzo al 12 maggio 1916 13a sezione ferrovieri prigionieri, 13a sezione ferrovieri prigionieri di guerra.
  • Costruzione di una nuova stazione tra Pergine e S. Cristoforo; funzione da scalo ferroviario a più binari; si trattava quindi di una infrastruttura di carattere logistico. Lavori tra il 21 marzo e il 28 maggio 1916. Alcune testimonianze dicono che “queste stazioni” furono costruite per rifornire la zona della Panarotta e gli Altopiani. C’era di conseguenza un viavai notturno continuo di materiale, per il quale venne utilizzata la 126a sezione ferrovieri prigionieri di guerra.
  • Ampliamento della stazione di Levico, allo stesso modo di quella di Pergine. Lavori dal 21 marzo al 18 agosto 1916. 328a sezione lavoratori prigionieri di guerra.
  • Costruzione alla fermata di Novaledo di un binario per le artiglierie. Lavori dal 26 luglio al 18 agosto. 328a sezione lavoratori prigionieri di guerra.
  • Ampliamento, come a Pergine e Levico, anche della stazione di Roncegno-Marter. Lavori dal 10 marzo a fine giugno 1916. 204a 13a sezione ferrovieri prigionieri di guerra.

Dopo la ritirata italiana verso Primolano del 1916, ci furono molti lavori di ripristino nella bassa Valsugana, la gran parte dei quali consistevano nel ricostruire i ponti demoliti dagli austriaci stessi per rallentare gli italiani. I lavori in cui i prigionieri di guerra furono adoperati assieme alle compagnie austriache ferroviere, furono:

  • Ricostruzione ponte sul fiume Brenta (ovest di Marter) di 19m di lunghezza. Lavori dal 23 al 29 maggio 1916. 126a sezione lavoratori prigionieri di guerra.
  • Ricostruzione del ponte sul fiume Brenta (est di Marter) di 19m di lunghezza. Lavori dal 23 al 29 maggio 1916 (questo non era completamente distrutto). 126a sezione lavoratori prigionieri di guerra.
  • Ricostruzione del ponte sul fiume Brenta (ponte del Zaccon, al km 40,050) di 16.5m di lunghezza. Lavori dal 23 al 29 maggio 1916. 157a sezione lavoratori prigionieri di guerra.

Negli anni 1917-1918 l'esercito austro-ungarico fu duramente provato a causa dei continui attacchi italiani all’Isonzo, tanto che i comandi supremi austro-ungarici decisero di contrattaccare verso la Pianura Veneta. La ferrovia della Valsugana venne così adoperata per fornire il supporto logistico alle truppe austriache e tedesche. Con la disfatta italiana a Caporetto tutti i reparti italiani presenti in trentino si ritirarono, demolendo strade, ferrovie e ponti (tra Primolano e Cismon del Grappa) per rallentare l’offensiva austriaca. I danni furono molti e critici alla ferrovia della Valsugana che perse il ponte del Cismon (lungo 100 metri) e due gallerie ferroviarie. Inoltre le stazioni di Villa Agnedo, Strigno, Ospedaletto, Grigno, Tezze e Primolano non furono più utilizzabili. Di conseguenza le truppe austriache cominciarono immediatamente a ricostruire per ripristinare la linea. Questi lavori durarono 40 giorni. I lavori dove furono mandati i prigionieri di guerra assieme alle compagnie austriache furono:

  • Ricostruzione del ponte ad unica campata sul Torrente Grigno, (saltato in aria) (km 59,159) (lunghezza circa 27 metri). Lavori tra 19 e il 25 novembre 1917. 358a sezione lavoratori prigionieri di guerra.
  • Ricostruzione delle stazioni di Borgo Valsugana, Villa Agnedo, Strigno, e Tezze esclusivamente da prigionieri di guerra russi. Essi furono adoperati per rimuovere le macerie e allargare le stazioni per contenere più treni di lunghezza 100 assi. Sconosciute le sezioni impiegate.
  • Costruzione di un nuovo centro ferroviario a Tollo per poter formare i convogli poi inviati alle truppe lungo il Canale del Brenta (in previsione di un attacco italiano). Lavori tra 25 febbraio e 1 luglio 1918. 27a sezione ferrovieri. Il 22 giugno 1918 la stazione di Tezze viene nuovamente centrata da un colpo a lunga gittata italiano, colpendo alcuni carri di munizioni.
  • Costruzione di una nuova stazione militare nel tratto Grigno-Tezze. Divenne provvisoriamente capolinea più avanzato. Lavori tra 16 gennaio al 15 settembre 1918. 51a sezione lavoratori prigionieri di guerra.

Tuttavia l’impiego di così tanti treni, oltretutto molto grandi, fece triplicare il consumo del carburante fossile. Gli austriaci vennero a sapere che nella zona del Monte Civerone fu trovato un cospicuo deposito di carbone e quindi escogitarono un piano per portare tale combustibile a Borgo Valsugana. Il piano comprendeva la costruzione di diverse tratte ferroviarie, edificate anche grazie alla manodopera dei prigionieri. Il progetto a cui essi presero parte fu:

  • Costruzione della ferrovia militare Trento-Villazzano a scartamento ridotto (ovvero rotaie più strette) . Essa collegava a Trento molti depositi e magazzini situati a Malpensata, Villazzano, Gabiolo e Mesiano. La sua funzione era inoltre di non concentrare tutto il traffico nel tratto della ferrovia con maggiori pendenze. Lunga 11 km fu costruita da 30 marzo a 28 luglio 1918 con il supporto della 17a sezione prigionieri di guerra.

Con la fine della prima guerra mondiale i prigionieri di guerra furono liberati e la ferrovia fu restaurata. Infatti i genieri italiani rimossero i telai dei carri ferroviari ed i binari contorti per ripristinare la ferrovia.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sciocchetti, G. P., 1998. La ferrovia della Valsugana. Pergine: Publistampa arti grafiche. pp. 301-339
  • Leoni, D., 2019. La guerra verticale. Torino: Einaudi