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Anna Julia Cooper

Anna Julia Cooper (Raleigh, 10 agosto 1858Washington D.C., 27 febbraio 1964) è stata una scrittrice, educatrice, sociologa, attivista e leader femminista statunitense.

Nata in schiavitù nel 1858,[1] Cooper ricevette una formazione scolastica di prim'ordine che le permise di guadagnare riconoscimento e prestigio all'interno dei circoli accademici e sociali nei quali entrò a far parte.[2] Nel 1924 si laureò alla Sorbonne, l'Università di Parigi.[3] Per questo divenne la quarta donna afroamericana a riuscire a laurearsi.[4][5] Fu anche membro illustre della comunità afro-americana di Washington D.C. e dell'associazione studentesca femminista Alpha Kappa Alpha.

Anna Julia Cooper fu molto attiva nel campo delle scienze umane, specialmente in quello sociologico. Il suo primo libro, A Voice from the South: By a Black Woman of the South, è ampiamente riconosciuto come uno fra i primi articoli del Black Feminism, il femminismo nero, tanto da valere all'autrice il titolo di "Mother of Black Feminism", madre del femminismo nero.[6]

Anna "Annie" Julia Haywood nacque a Raleigh, Carolina del Nord, nel 1858. Lei e sua madre, Hannah Stanley Haywood, erano schiave di George Washington Haywood (1802 - 1890), uno dei figli del più longevo tesoriere dello stato della Carolina del Nord, John Waywood, nonchè aiuto fondatore dell'University of North Carolina. Fu proprio George, che schiavizzò sua madre, o il fratello, il Dottor Fabius Haywood, che schiavizzò uno dei suoi due fratelli maggiori, Andrew,[7] ad essere il padre di Anna. La madre di Anna tuttavia si oppose al riconoscimento della sua paternità. George divenne procuratore di stato nel Weak Country, nella Carolina del Nord, e insieme al fratello divenne il proprietario di una piantagione di cotone a Greene Country, in Alabama.[8][9]

Cooper lavorò come domestica nella case degli Haywood, ed ebbe due fratelli maggiori Andrew J. e Rufus Haywood.[10] Andrew, reso schiavo da Fabius J. Haywood, si arruolò nell'esercito durante la guerra ispano-americana. Rufus invece divenne il leader di un gruppo musicale chiamato "Stanley's Band".[11]

Nel 1868, all'età di nove anni, Anna, grazie ad una borsa di studio, riuscì ad iniziare il suo percorso scolastico presso l'all'epoca appena fondata Saint Augustine's Normal School and Collegiate Institute, a Raleigh, per volontà della diocesi episcopale del territorio in cui viveva, allo scopo di formare gli insegnanti ad educare le famiglie ridotte in schiavitù. Il reverendo J. Brinton offrì alla Cooper una borsa di studio per aiutarla a pagare le spese scolastiche.[12] Secondo quanto sostenuto da Mark S. Giles, un biografo della Cooper, "il livello educazionale offerto alla S. Augustine andava dalla scuola primaria alle scuole medie, formazione professionale inclusa".[10]

All'età di quattordici anni, sempre alla S. Augustine, Anna si distingueva per essere una brillante e ambiziosa studentessa, dimostrando capacità e padronanza sia nel campo delle arti liberali, che nelle discipline scientifiche come la matematica e le scienze; i suoi interessi scolastici includevano anche le lingue, come il latino, il francese e il greco e la letteratura inglese.

Nonostante la scuola avesse e riservasse alle donne un pulmino soprannominato "Ladies Course", la "Corriera della Signore", e l'amministrazione scolastica scoraggiasse le donne nel cercare traporti di qualità migliore, ad Anna sembrò giusto invece usufruire dei trasporti riservati alla popolazione studentesca maschile. Un tentativo di reclamare la dignità femminile al pari di quella maschile, se non che per stimolare un confronto personale diretto fra i sessi.[10]

Durante questo periodo l'enfasi pedagogica della S. Augustine era sulla formazione maschile, e la conseguente preparazione degli studenti maschi al successivo quadriennio universitario. Fra questi studenti, George A.C. Cooper, sarebbe poi diventato il marito di Anna, anche se per poco tempo. Morì infatti dopo soli due anni di matrimonio.[10]

L'eccellente rendimento accademico le permise di lavorare come insegnante per le alunne e gli alunni più giovani, e ciò le permise di mantenersi economicamente gli studi. Una volta terminati quest'ultimi, continuò a lavorare come insegnante. Durante l'anno scolastico 1883-1884 insegnava lettere classiche, storia moderna, inglese avanzato, musica vocale e strumentale; non viene nominata in ruolo nell'anno scolastico 1884-1885, ma il successivo, 1885-1886, ricopre il ruolo di insegnante di lettere classiche, retorica, e altre materie ancora.[13] La prematura scomparsa del marito, George, potrebbe aver contribuito all'aver continuato a praticare il ruolo di insegnante; è probabile infatti che con l'avanzare del matrimonio sarebbe stata intimata, o addirittura obbligata a lasciare il lavoro e ritirarsi dall'Università per diventare casalinga.[10]

Dopo la morte di suo marito, invece, la Cooper si iscrisse all'Oberlin College in Ohio.[14] Qui ebbe la possibilità di continuare a seguire gli studi, solitamente riservati agli uomini soltanto, terminando il primo anno nel 1884, e avendo così accesso al secondo.[15] Seguendo tutte le lezioni, anzi frequentandone anche in sovrannumero, era attratta anche dall'insegnamento musicale che l'Oberlin forniva e per cui veniva riconosciuto, tuttavia e per forza di cose non riuscendo a prendere tutte le lezioni di piano che auspicava.[15]

Fra le sue compagne e i suoi compagni di classe vi erano Ida Gibbs e Mary Church Terrell.[15] Cooper faceva parte dell' "LLS", una delle due società letterarie del college i cui programmi regolari prevedevano conferenze di illustri relatori, cantanti e orchestre.[15]

Dopo aver insegnato per un breve periodo al Wilberforce College, nel 1885 ritornò al St. Augustine. Nel 1988 conseguì, all'Oberlin College, una laurea specialistica in matematica, facendola diventare una delle due prime donne nere - a fianco di Mary Church Terrell, laureta nello stesso anno - a conseguire un titolo di studio universitario.[3]

Fra il 1890 e il 1891 pubblicò un saggio sulla "Istruzione superiore delle donne" nel quale sottolineano i benefici dell'istruzione su materie come la letteratura classica, da Socrate a Saffo, dimostrando interesse per l'accesso all'istruzione che avrebbe caratterizzato gran parte della sua carriera successiva.[3] Con il suo saggio, Cooper anticipò di quasi dieci anni l'uscita di un saggio dagli argomenti simili di W.E.B. Du Bois, "Of the Training of Black Men", pubblicato nel 1903.

Nel 1900, Cooper fece il suo primo viaggio in Europa per partecipare alla Prima Conferenza Pan-Africana tenutasi a Londra. Dopo aver visitato le città cattedrali di Scozia e Inghilterra, si spostò a Parigi per l'Esposizione universale. Trascorsa una settimana, si spostò ancora a Oberammergau per vedere la rappresentazione della "Passione". Da lì poi vi fu Monaco, altre città tedesche, e poi l'Italia attraverso Roma, Napoli, Venezia, Pompei, il Vesuvio e Firenze.[14]

Anna J Cooper

Gli anni a Washington D.C.

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Dal 1892 Anna Cooper si trasferì a Washington D.C. Qui, nello stesso anno, insieme a Helen Appo Cook, Ida B. Wells, Charlotte Forten Grimké, Mary Jane Peterson, Mary Church Terrell e Evelyn Shaw formò la Lega delle Donne di colore, ed Helen Cook venne nominata presidente.[16] Gli obiettivi del gruppo erano promuovere l'unità, il progresso sociale e incrementare l'interesse per la comunità afro-americana.

Cooper sviluppò anche una profonda amicizia con Charlotte Forten Grimké - Cooper entrò come insegnante di ruolo di latino, matematica e scienze alla M. Street High School diventando anche preside nel 1901[17] o 1902.[18][19]

Successivamente rimase coinvolta in una controversia che riguardava i diversi atteggiamenti a riguardo l'educazione dei neri, in quanto sosteneva un modello di educazione classica, sostenuto da W. E. B. Du Bois, "progettato per preparare gli studenti idonei all'istruzione superiore e alla leadership", piuttosto che il programma professionale promosso da Booker T. Washington.[15] Questo approccio all'educazione degli studenti neri si scontrò con il contraccolpo della Ricostruzione sui diritti civili e politici dei neri e fece sì che il consiglio scolastico di Washington rifiutasse di riconfermarla come preside nel 1906.[18][19] In seguito, fu richiamata alla M Street High

M Street High School

School e inserì la sua ideologia educativa all'interno della sua tesi di dottorato in un capitolo denominato "angoli e fessure del tempo libero".[15]

Una voce dal Sud

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A Voice From The South

Durante gli anni in cui fu insegnante e preside della M Street High School, Cooper scrisse anche il suo primo libro, intitolato A Voice from the South: By a Black Woman of the South, pubblicato nel 1892, e pronunciò molti discorsi a favore dei diritti civili e dei diritti delle donne.[20] A Voice from the South è considerato una delle prime trattazioni sul femminismo nero.[17] Il libro proponeva una visione di autodeterminazione attraverso l'istruzione e l'elevazione sociale delle donne afroamericane. La tesi centrale era che il progresso educativo, morale e spirituale delle donne nere avrebbe migliorato la posizione generale della comunità afroamericana. Secondo l'autrice, l'indole violenta degli uomini spesso ostacola gli obiettivi dell'istruzione superiore, per cui è essenziale promuovere un maggior numero di donne intellettuali perché porteranno più eleganza all'istruzione.[21] Questa visione è stata criticata da alcuni come soggetta al culto ottocentesco della vera femminilità. Tuttavia, altri la considerano una delle argomentazioni più importanti per il femminismo nero del XIX secolo.[21] Cooper ha avanzato l'idea che le donne nere istruite e di successo debbano sostenere le loro coetanee svantaggiate nel raggiungimento dei loro obiettivi. I testi di A Voice from the South toccano anche vari argomenti, come la razza e il razzismo, il genere, le realtà socioeconomiche delle famiglie nere e l'amministrazione della Chiesa episcopale.

A Voice from the South ricevette numerosi elogi da parte dei leader della comunità nera.[22][23]

Ex casa di Anna J. Cooper nel quartiere LeDroit Park di Washington, D.C. La casa si trova accanto all'Anna J. Cooper Circle.

Cooper fu autrice, educatrice e oratrice. Nel 1893 tenne il discorso di apertura al Congresso mondiale delle donne rappresentative a Chicago. Fu una delle cinque donne afroamericane invitate a parlare a questo evento, insieme a: Fannie Barrier Williams, Sarah Jane Woodson Early, Hallie Quinn Brown e Fanny Jackson Coppin.[24][25]

Cooper partecipò anche alla prima Conferenza panafricana di Londra, in Inghilterra, nel 1900 e tenne una relazione intitolata "Il problema dei negri in America".[20][26]

In un discorso del 1902 disse:[27]

«La grandezza di una nazione non dipende dalle cose che produce e usa. Le cose senza pensiero cosciente [...] sono semplici volgarità. L'America può vantare la sua estensione territoriale, le sue cupole dorate, i suoi lastricati di dollari d'argento; ma la questione più importante per questa nazione oggi sono i suoi uomini e le sue donne, il livello in cui essa riceve la sua "visione" nel firmamento della verità eterna.»

Nel 1914, a 56 anni, Cooper iniziò i corsi per il dottorato alla Columbia University. Tuttavia, fu costretta a interrompere gli studi nel 1915 quando adottò i cinque figli del suo defunto fratellastro alla morte della madre. In seguito, trasferì i suoi crediti all'Università di Parigi-Sorbona, che non accettò la sua tesi alla Columbia, un'edizione de Le Pèlerinage de Charlemagne. Nell'arco di un decennio, la scrittrice svolse ricerche e compose la sua tesi di laurea, completando il suo corso nel 1924. La Cooper difese la sua tesi "The Attitude of France on the Question of Slavery Between 1789 and 1848" nel 1925. Il ritiro della Cooper dalla Washington Colored High School nel 1930 non fu la fine del suo attivismo politico. Lo stesso anno in cui andò in pensione, accettò la carica di rettrice della Frelinghuysen University, una scuola fondata per fornire corsi ai residenti di Washington che non avevano accesso all'istruzione superiore. Cooper lavorò per Frelinghuysen per vent'anni, prima come rettrice e poi come archivista, e lasciò la scuola solo un decennio prima di morire, nel 1964, all'età di 105 anni.[28] All'età di 65 anni, divenne la quarta donna nera nella storia americana a conseguire un dottorato in filosofia. Il suo lavoro fu pubblicato in un'antologia di letteratura francese medievale e fu richiesto per le lezioni e l'archivio di Harvard.[2]

Università privata di Frelinghuysen

Università di Frelinghuysen

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Nel 1929, Cooper fu eletta come successore di Jesse Lawson come rettrice della Frelinghuysen University, carica che assunse nel 1930. Sotto la guida della Cooper negli anni trenta, la Frelinghuysen University si concentrò sull'aumento dell'alfabetizzazione dei lavoratori afroamericani poveri e sull'offerta di arti liberali e istruzione professionale per i lavoratori non qualificati.[29]

Karen A. Johnson scrisse in "In Service for the Common Good - Anna Julia Cooper and Adult Education" che Cooper praticò una "pedagogia decolonizzante", affermando inoltre:[29]

«Cooper riteneva che lo scopo essenziale di un approccio "decolonizzante" ai contenuti dell'educazione degli adulti fosse quello di assistere i suoi studenti nello sviluppo delle loro capacità di mettere in discussione il pensiero dominante... L'obiettivo finale di Cooper per i suoi studenti adulti era la loro preparazione a un'illuminazione intellettuale e la loro capacità di lottare per una società migliore.»

Dopo che l'università iniziò a trovare proibitivo le rate del suo mutuo, Cooper decise di trasferire l'istituzione universitaria a sua casa.[30] In seguito, Cooper si ritirò dalla sua posizione di rettrice nel 1940, ma continuò il suo coinvolgimento con l'università, assumendo una posizione come archivista.[29][31]

Il 27 febbraio 1964 Cooper morì a Washington, all'età di 105 anni, a causa di un attacco cardiaco. La sua commemorazione si tenne in una cappella del campus del Saint Augustine's College, a Raleigh, nella Carolina del Nord, dove iniziò la sua carriera accademica. È stata sepolta accanto al marito nel City Cemeter di Raleigh.

  • 1858: nasce in schiavitù a Raleigh, nella Carolina del Nord.[32]
  • 1877: sposa George A. C. Cooper.
  • 1879: il marito muore e Anna rimane vedova a 21 anni.[32]
  • 1887: inizia a insegnare matematica e latino alla scuola elementare Saint Augustine's Normal School and Collegiate Institute.[32]
  • 1888: diventa una delle prime donne di colore a conseguire un master all'Oberlin College.
  • 1891: partecipa al salotto settimanale "Saturday Circle" o "Saturday Nighters" dei neri di Washington.[32]
  • 1892: pubblica "A Voice From The South".
  • 1892: fonda la Colored Women's League con Helen Appo Cook.[32]
  • 1893: ospita l'attivista anti-linciaggio Ida B. Wells con Frederick Douglass e Lucy Ellen Moten.[32]
  • 1893: diventa l'unica donna eletta all'American Negro Academy.[32]
  • 1893: partecipa al Congresso mondiale delle donne rappresentative e legge una relazione dal titolo "Il progresso intellettuale delle donne di colore degli Stati Uniti dopo la proclamazione dell'emancipazione".
  • 1900: partecipa alla prima Conferenza panafricana di Londra, leggendo la relazione dal titolo "Il problema dei negri in America" ed entrando a far parte del Consiglio esecutivo.[32]
  • 1901: diventa la seconda preside donna nera della M. Street High School.[32]
  • 1925: consegue il dottorato all'Università di Parigi, acquista una casa a LeDroit Park e inizia a ospitare il mensile "Les Amis de la Langue Francaise".[32]
  • 1929: diventa rettrice dell'Università Frelinghuysen di Washington, D.C.[32]
  • 1940: diventa archivista dell'Università Frelinghuysen e ospita le lezioni nella sua casa di LeDroit.[32]
  • 27 febbraio 1964: Anna J. Cooper muore a Washington D.C. all'età di 105 anni.[32]

Anna Julia Cooper è l'unica donna afroamericana ad essere citata nel passaporto degli Stati Uniti.[33] Le pagine 24 e 25 del passaporto degli Stati Uniti del 2016 contengono la seguente citazione:

«La ragione della libertà non è la ragione di una razza o di una setta, di un partito o di una classe - è la ragione dell'umanità, il diritto di nascita dell'umanità stessa»

Nel 2009, il servizio postale degli Stati Uniti ha emesso un francobollo commemorativo in onore di Cooper.

Sempre nel 2009, è stata inaugurata una scuola media privata gratuita che porta il suo nome: la Anna Julia Cooper Episcopal School nella storica Church Hill di Richmond, in Virginia.[34]

La Cooper è onorata nel calendario liturgico della Chiesa episcopale americana il 28 febbraio.[35]

In onore di Anna Cooper è stato istituito l'Anna Julia Cooper Center on Gender, Race, and Politics in the South presso la Wake Forest University di cui Melissa Harris-Perry è la direttrice fondatrice.[36]

Sebbene la rivista degli ex alunni dell'università di Cooper, l'Oberlin College, l'abbia elogiata nel 1924, affermando: "La classe dell'84 è onorata dei risultati ottenuti da questa alumna studiosa e di colore", quando l'anno successivo tentò di presentare al college la sua edizione di Le Pèlerinage de Charlemagne, questa fu rifiutata.[2]

Tra gli altri scritti della Cooper figurano l'opuscolo autobiografico The Third Step, sul conseguimento del dottorato alla Sorbona di Parigi, e un libro di memorie sulla famiglia Grimké, intitolato "The Early Years in Washington: Reminiscences of Life with the Grimké",[37] apparso in Personal Recollections of the Grimké family and the Life and Writings of Charlotte Forten Grimké (pubblicato privatamente nel 1951).[38]

Lista delle opere

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  • Cooper, Anna Julia, A Voice from the South,[39] Aldine Printing House, Xenia, Ohio, 1892.
  • Cooper, Anna Julia; Klein, Félix; Koschwitz, Eduard, Le Pèlerinage de Charlemagne, A. Lahure, Parigi, 1925, OCLC 578022221.
  • Cooper, Anna Julia (tesi di dottorato), L'attitude de la France à l'égard de l'esclavage pendant la révolution, Imprimerie de la Cour D'appel, Parigi, 1925.
    • Keller, Frances Richardson, Slavery and the French revolutionists (1788–1805), traduzione della tesi di dottorato dell'autrice Anna Julia Cooper, Edwin Meller Press, Lewiston, New York, 1988, ISBN 978-0889466371.
  1. ^ (EN) Louise Daniel Hutchinson, Anna J. Cooper, A Voice From the South., Washington, Smithsonian Institution Press, 1981, ISBN 9780874745283, OCLC 7462546.
  2. ^ a b c (EN) Katherine Shilton, This Scholarly and Colored Alumna: Anna Julia Cooper's Troubled Relationship with Oberlin College, su https://www.oberlin.edu/, 2003. URL consultato il 18 aprile 2019.
  3. ^ a b c (EN) Stephanie Y. Evans, Black Women in the Ivory Tower, 1850–1954: An Intellectual History (PDF), University Press of Florida, 2008, ISBN 978-0-8130-4520-7.
  4. ^ Dopo Sadie Tanner Mossell Alexander (Economia, University of Pennsylvania, 1921), Georgiana Simpson (Tedesco, University of Chicago, 1921), e Eva Beatrice Dykes (Letteratura, Radcliffe College, 1921)
  5. ^ (EN) Hollis Robbins e Henry Louis Jr. Gates (a cura di), The Portable Nineteenth-Century African American Women Writers, New York, Penguin Books, 2017, p. 414, ISBN 9780143105992, OCLC 951070652.
  6. ^ (EN) Melvin Barber, Leslie Innis e Emmit Hunt, African American Contributions to Sociology, su https://home.hamptonu.edu/ (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2017).
  7. ^ (EN) The Archives of the Episcopal Church DFMS/PECUSA (a cura di), Anna Julia Haywood Cooper, 1858-1964, su episcopalarchives.org, 2008. URL consultato il 26 agosto 2016.
  8. ^ (EN) George Washington Cooper, su https://www.geni.com/family-tree/html/start, 2015. URL consultato il 27 dicembre 2018.
  9. ^ (EN) "Anna J. Cooper 1858-1964", su dncr.nc.gov. URL consultato il 26 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 29 dicembre 2018).
  10. ^ a b c d e (EN) Mark S. Giles, Special Focus: Dr. Anna Julia Cooper, 1858-1964: Teacher, Scholar, and Timeless Womanist, in The Journal of Negro Education, vol. 75, n. 4, Fall, 2006, pp. "621-634".
  11. ^ (EN) Louise Daniel Hutchinson, Anna J. Cooper, A Voice From the South, Washington, Smithsonian Institution Press, 1981, ISBN 978-0874745283.
  12. ^ (EN) Zora Martin-Felton, A Woman of Courage: The Story of Anna J. Cooper., 2000, p. 14, OCLC 53457649.
  13. ^ (EN) St. Augustine's Normal School and Collegiate Institute (a cura di), Catalogue of St. Augustine's Normal School, 1882–99, su archive.org, 1899. URL consultato il 23 marzo 2016 (archiviato dall'url originale).
  14. ^ a b (EN) Mrs. Anna J. Cooper, su dh.howard.edu, 2017.
  15. ^ a b c d e f (EN) Leona Gabel, rom Slavery to the Sorbonne and Beyond: The Life and Writings of Anna J. Cooper, Northampton, Massachusetts, p. 19, ISBN 0-87391-028-1.
  16. ^ (EN) Jessie Carney Smith, Josephine Beall Bruce, in Notable Black American women, Gale, 1992, p. 123.
  17. ^ a b (EN) Margaret Busby, Anna J. Cooper, in Daughters of Africa, Jonathan Cape, 1992, p. 136.
  18. ^ a b (EN) "Anna Julia Cooper: Educator, Writer and Intellectual", su nmaahc.si.edu, 10 agosto 2023. URL consultato il 20 marzo 2024.
  19. ^ a b (EN) Shirley Moody-Turner, Black female head of a top D.C. school was 'punished for leading', in The Washington Post, Washington D.C., 19 marzo 2024.
  20. ^ a b (EN) Mary Helen, A Voice from the South: Introduction, New York, Oxford University Press, 1988, pp. 27-54, ISBN 978-0-8229-5753-9.
  21. ^ a b (EN) Joy Ritchie e Ronald Kate, Available Means: An Anthology of Women's Rhetoric(s), Pittsburgh, University of Pittsburgh Press, pp. 163-164, ISBN 978-0-8229-5753-9.
  22. ^ (EN) Freeman, in Late Publications, Books, Magazines, Etc.., vol. 5, n. 9, 4 marzo 1893, p. 3.
  23. ^ (EN) A Voice From The South By a Black Woman of the South, in The Cleveland Gazette, 6 maggio 1893, p. 2.
  24. ^ (EN) Eric Ashley Hairston, The Ebony Column, Knoxville, University of Tennessee, 2013, p. 121, ISBN 978-1-57233-984-2.
  25. ^ (EN) May Wright Sewall, The World's Congress of Representative Women, 1894ª ed., Chicago, Randy McNally, pp. 711-715.
  26. ^ (EN) Sylvester Williams (archiviato dall'originale il 22 ottobre 2012).
  27. ^ (EN) Anna Julia Cooper, ["The Ethics of the Negro Question" The Ethics of the Negro Question], su https://dh.howard.edu/, 5 settembre 1902.
  28. ^ (EN) Anna Julia Cooper's Bio - Anna Julia Cooper Project, su cooperproject.org. URL consultato il 18 aprile 2019.
  29. ^ a b c (EN) Karen A. Johnson, "In Service for the Common Good": Anna Julia Cooper and Adult Education, in African American Review, vol. 43, n. 1, pp. 45-46, DOI:10.1353/afa.0.0023, ISSN 1945-6182 (WC · ACNP). URL consultato l'11 gennaio 2023.
  30. ^ (EN) Anna Julia Cooper, "Decennial Catalogue of Frelinghuysen University", su dh.howard.edu, 1939. URL consultato il 28 dicembre 1939.
  31. ^ (EN) Arthut Ben Chitty, Women and Black Education: Three Profiles, in Historical Magazine of the Protestant Episcopal Church, vol. 52, n. 2, pp. 153-165, ISSN 0018-2486 (WC · ACNP). URL consultato il 12 gennaio 2023.
  32. ^ a b c d e f g h i j k l m (EN) Anacostia Museum, The Black Washingtonians: The Anacostia Museum Illustrated Chronology, 300 Years of African American History, Hoboken, New Jersey, John Wiley & Sons Incorporated, 5 gennaio 2005, pp. 271-272, ISBN 978-0471402589.
  33. ^ (EN) Sarajanee Davis, Anna Julia Cooper, su ncpedia.org, 10 dicembre 2019. URL consultato il 26 febbraio 2024.
  34. ^ (EN) Anna Julia Cooper Episcopal School, su annajuliacooperepiscopalschool.org.
  35. ^ (EN) The Domestic and Foreign Missionary Society of The Protestant Episcopal Church in the United States of America, Lesser Feasts and Fasts, collana Lesser Feasts and Fasts, Church Publishing Incorporated, 2018, ISBN 978-1-64065-234-7.
  36. ^ (EN) Anna Julia Cooper Center on Gender, Race, and Politics in the South, su Wake Forest University (archiviato dall'url originale il 10 settembre 2015).
  37. ^ (EN) Anna Julia Cooper, su plato.stanford.edu, 31 marzo 2015.
  38. ^ (EN) Charles Lemert e Esme Bhan (a cura di), The Voice of Anna Julia Cooper: Including a Voice from the South and Other Important Essays, Papers, and Letters, Rowman and Littlefield, 1998, p. 306.
  39. ^ (EN) Anna Julia Cooper, A voice from the South (archiviato dall'originale).
  • Harley, Sharon, Anna J. Cooper: A Voice for Black Women, in The Afro-American woman: struggles and images a cura di Harley, Sharon e Terborg-Penn, Rosslyn, Black Classic Press, Baltimora, Maryland, 1997 (ed., ivi, 1978), pp. 87-96, ISBN 978-1574780260.
  • Johnson, Karen A., Uplifting the Women and the Race: The Educational Philosophies and Social Activism of Anna Julia Cooper and Nannie Helen Burroughs, Routledge, Londra, 2000, ISBN 9780815314776.

Nella primavera del 2009, numerosi autori dell'African American Review, raccolta di saggi accademici su letteratura, teatro, cinema, arti visuali, interviste, poesia afroamericana, scrivono su di Cooper:

  • Moody-Turner, Shirley, Preface: Anna Julia Cooper: A Voice beyond the South, in "African American Review", XLIII/1, 2009, pp. 7-9
  • Guy-Sheftall, Beverly, Black Feminist Studies: The Case of Anna Julia Cooper, in "African American Review", XLIII/1, 2009, pp. 11-15
  • May, Vivian M., Writing the Self into Being: Anna Julia Cooper's Textual Politics, in "African American Review", XLIII/1, 2009, pp. 17-34
  • Moody-Turner, Shirley; Stewart, James, Gendering Africana Studies: Insights from Anna Julia Cooper, in "African American Review", XLIII/1, 2009, pp. 35-44
  • Johnson, Karen A., 'In Service for the Common Good': Anna Julia Cooper and Adult Education, in "African American Review", XLIII/1, 2009, pp. 45-56
  • Moody-Turner, Shirley, A Voice beyond the South: Resituating the Locus of Cultural Representation in the Later Writings of Anna Julia Cooper, in "African American Review", XLIII/1, 2009, pp. 57-67
  • Sulé, V. Thandi, Intellectual Activism: The Praxis of Dr. Anna Julia Cooper as a Blueprint for Equity-Based Pedagogyi, in "Feminist Teacher", XXIII/3, pp. 211-229

Voci correlate

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Storia Afro-americana

Letteratura Afro-americana

Lista delle sorelle Alpha Kappa Alpha

Lista di centenari famosi

Lista delle personalità famose sui francobolli degli Stati Uniti d'America

Lista delle oratrici femministe

Collegamenti esterni

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Saggi di Anna J. Cooper in Quotidiana.org

Anna Julia Cooper - Documentazione personale a cura di Howard University

Anna J. Cooper in Find a Grave

Scritti di Anna J. Cooper in Project Gutenberg

Scritti di Anna J. Cooper in LibriVox