Utente:Aeroleo/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

LINEA MAGINOT

Gli elementi costitutivi[modifica | modifica wikitesto]


La Linea Maginot è, innanzitutto, una cortina di fuoco che agisce secondo il principio del tiro di fiancheggiamento per costituire una barriera insuperabile alle forze attaccanti. Per realizzare ciò, è necessario prevedere la presenza contemporanea e integrata di centri di fuoco di fanteria che intersecano i loro tiri, di organi di artiglieria per appoggiare le varie posizioni, di osservatori per localizzare gli obiettivi e di rifugi per le truppe di intervallo incaricate di contrattaccare il nemico nei punti minacciati del dispositivo difensivo. L'arte dell'ingegnere militare consiste nel realizzare un dispositivo di tale genere nel modo più economico possibile, in funzione della configurazione del terreno e delle prestazioni delle armi in dotazione.[1]
Nonostante il Sistema difensivo pianificato fosse, sulla carta, decisamente coerente nell'ottica del respingimento di un'avanzata tedesca ai confini orientali della Francia, di fatto ciò non si verificò, a causa di una sensibile riduzione degli stanziamenti finanziari nel corso degli anni (con conseguente drammatica riduzione in numero e qualità dei centri di fuoco della Linea) e per effetto di errate decisioni strategiche a riguardo, soprattutto, del ruolo del Belgio e dell'eccessiva importanza attribuita al fiume Reno come ostacolo naturale insormontabile. Il sistema difensivo realizzato fu, pertanto, molto più diradato e molto meno potente ed efficace di quello pianificato, con conseguenze strategiche disastrose sull'andamento delle operazioni belliche nel 1940.[2] Un settore della Linea Maginot, comunque, tenne fede ai propositi sulla base dei quali era stata costruita: quello alpino. In quell'area, infatti, non solo la [Linea Maginot Alpina] riuscì a impedire la penetrazione delle truppe italiane nel territorio francese, ma, addirittura, venne presa in considerazione come base di partenza per un'invasione dell'Italia da parte francese, facendogli assumere un carattere addirittura offensivo.

le Opere di Fortificazione CORF[modifica | modifica wikitesto]

L'acronimo CORF significa Commission d'Organisation des Régions Fortifiées, ossia Commissione di Organizzazione delle Regioni Fortificate, ed identifica un organismo governativo francese creato il 30 settembre 1927 dal Ministro della Guerra Paul Painlevé per studiare e far realizzare le opere di fortificazione delle frontiere orientali francesi, secondo tre differenti approcci geografici:

  • frontiera Nord: realizzazione di una zona di distruzione massiva di fronte alle pendici delle Ardenne, tra Longwy e il Mare del Nord, mediante di una serie di fortificazioni da campagna da realizzarsi nel momento della Mobilitazione;
  • frontiera Nord-Est: una fortificazione permanente, organizzata in tre Regioni Fortificate: 1) Metz – Thionville – Longwy, 2) Lauter – Vosges et 3) Belfort – Haute Alsace. Queste regioni fortificate saranno separate da zone ricche di ostacolo naturale o da percorsi particolarmente difficoltosi che saranno rinforzati da zone di distruzione massive nel momento della dichiarazione di guerra;
  • frontiera Sud-Est: cinque zone fortificate a sbarramento degli accessi ai vari colli à Bourg-Saint-Maurice, Modane, Briançon, Tournoux et Nice.

Tra tutte le opere della Linea Maginot, quelle costruite sotto la responsabilità della CORF sono quelle più importanti ed imponenti.

La fortificazione principale della Linea Maginot[modifica | modifica wikitesto]

L'unità principale della Linea Maginot è rappresentata da un'infrastruttura militare fortificata a sviluppo quasi esclusivamente sotterraneo, realizzata dalla CORF a partire dal 1928 come principale caposaldo del sistema fortificato a difesa della Francia contro un'eventuale invasione da parte della Germania nazista.
Tale opera rappresenta un unicum assoluto nel panorama del Genio militare ed, in particolare, nel contesto delle infrastrutture fortificate. A parte un esempio simile nei Sudeti cecoslovacchi (realizzato, però, sotto la Direzione di Ufficiali del Genio francese) caduto nelle mani dei tedeschi prima del suo completamento, infatti, tale infrastruttura è localizzata esclusivamente nei settori Nord-Est (settore del confine franco-lussemburghese-tedesco delimitato dalle città francesi di Longwy e di Strasburgo) e nel settore alpino (al confine con l'Italia) della Linea Maginot. Nonostante la sua unicità, a tale tipologia di infrastruttura non è mai stato assegnato un nome proprio, nemmeno nella lingua madre. Per questo motivo, non potendo procedere ad assegnare una denominazione propria che sarebbe "artificiale", si deve ricorrere ad una denominazione (opera) che attiene ad un'universalità di cose, o ad una sua identificazione per analogia o per approssimazione.
Tale infrastruttura è costituita da un insieme composto da diverse Opere fortificate denominati Blocchi da combattimento, con gallerie sotterranee pedonali e ferroviarie che collegano tali blocchi tra loro e con gli ingressi, differenziati tra Ingresso Personale ([Entrata Personale]) e Ingresso Munizioni ([Entrata Munizioni]). L'infrastruttura è normalmente dislocata su un'area di diversi chilometri quadrati ed è costruita in modo da sfruttare al massimo l'orografia del terreno. Il materiale utilizzato è prevalentemente il cemento armato (per le strutture murarie ed i fossati) e l'acciaio per le campane corazzate, per le cupole delle torretta eclissabile, per le porte e cancelli di ingresso e per i dispositivi di chiusura delle feritoie delle varie armi. Come detto, lo sviluppo di tale fortificazione è quasi esclusivamente sotterraneo: uniche strutture in alzato rispetto al piano di campagna sono le campane corazzate, le torrette eclissabili ed i funghi di aereazione, mentre altre strutture esterne (entrate, casamatte di artiglieria) sono strutturate in funzione del profilo altimetrico del luogo, tagliando l'alzato naturale in senso verticale.
Nonostante che la terminologia ufficiale distingua cinque categorie differenti di tale tipo di infrastruttura, di fatto si ebbe una distinzione su due sole categorie:

La casamatta CORF[modifica | modifica wikitesto]

Concepita il 3 aprile 1929 dal Generale Belhague, la casamatta CORF è l'elemento di base della linea fortificata. Localizzata ogni 1.200 metri circa della Linea, ossia alla portata utile delle mitragliatrici in dotazione, essa assicura l'ossatura della barriera di fuoco leggero. Normalmente situata su due piani, a cui si aggiungono le campane corazzate sopra il tetto, essa è stata costruita secondo numerosi standard, con conseguenti differenze, anche notevoli, per quanto concerne l'efficacia e la potenza di fuoco. Si va, infatti, da casamatte semplici, dotate solo di campane corazzate armate di mitragliatrici per il tiro frontale a casamatte doppie, con feritoie (anche 8, da cui sparavano mitragliatrici, cannoni anticarro e Armi Miste, con traiettorie di tiro articolate), campane corazzata, camere di tiro per mortai al piano sotterraneo, proiettori in cassoni corazzati e fossati diamante.
Alcune casamatte CORF furono congiunte in coppia da corridoi sotterranei, costituendo, così, delle Opere di Fanteria.
L'armamento delle Casamatte CORF era leggero, ed era costituito da varie combinazioni di:

La Casamatta speciale delle sponde del Reno [4][modifica | modifica wikitesto]

Speciale menzione deve essere fatta per le casamatte costruite dalla CORF sulla sponda sinistra del Reno, nell'ambito del dispositivo strategico di difesa del confine sud-orientale francese. Esse avevano il compito di fermare sul nascere un eventuale tentativo nazista di superamento anfibio del Reno, mediante un sistema articolato di tiro incrociato di armi leggere diretto verso la sponda opposta del fiume (per colpire le Strosstrupp, ossia le truppe di assalto tedesche impegnate nella delicata fase di imbarco sugli sturmboot, ossia imbarcazioni leggere a motore) ed il suo centro. Il presupposto operativo da prendere a riferimento era la valutazione che fu fatta dallo Stato Maggiore francese del Reno come ostacolo naturale difficilmente superabile durante un'eventuale operazione di invasione, per i seguenti fattori:

  • larghezza del letto;
  • portata e velocità delle acque, con formazione di correnti e gorghi;
  • alternanza di estese aree paludose e foreste impraticabili sulla riva sinistra, con rarefazione di strade e di punti di passaggio;
  • non disponibilità qualitativa e quantitativa, nel catalogo dell'esercito nazista, di mezzi e dispositivi per l'assalto anfibio massiccio;
  • inesperienza da parte dell'esercito nazista nell'ambito anfibio.

Nonostante ciò, il 15 giugno 1940 prese il via l'Operazione Kleiner Bär, con l'obiettivo di perforare il dispositivo difensivo francese nel fianco sud-orientale, giudicato più debole in quanto non dotato di fortificazioni principali e dalla potenza complessiva di fuoco non rilevante.
La casamatta CORF per la difesa delle sponde del Reno era posizionata a pochi metri dalla riva e, per questo motivo, fu dotata di dispositivi di protezione (in pratica, delle piccole dighe costituite da pannelli di acciaio leggero) contro l'innalzamento delle acque. Aveva campane corazzate per il tiro diretto verso il centro del fiume e feritoie per il tiro fiancheggiante. Era costituita da muri di grande spessore nella direzione del fiume che, nelle intenzioni dei costruttori, avrebbero dovuto assicurare la giusta protezione contro il tiro diretto proveniente dall'artiglieria posizionata sulla sponda tedesca del fiume.
Ciò, nella realtà, non avvenne, per i seguenti motivi:

  • i muri erano praticamente perpendicolari al suolo, senza alcuna inclinazione. Conseguentemente, l'energia dei colpi di artiglieria non veniva in nessun modo dissipata o mitigata, ma giungeva interamente sul piano in cemento, con gravi conseguenze sull'integrità della struttura;
  • l'esercito nazista utilizzò contro di esse sia i cannoni anticarro PAK 37mm, ad altissima velocità iniziale, che i cannoni antiaerei FLAK 75mm e FLAK 88mm, posizionati sulla sponda opposta del Reno. L'utilizzazione di questi ultimi ebbe effetti veramente devastanti sulle infrastrutture in oggetto, data la loro capacità di infliggere danni rilevanti a distanze ben al di fuori del tiro di controbatteria dell'artiglieria francese o dell'armamento delle casamatte stesse. I pianificatori tedeschi avevano previsto di impiegare, per ogni casamatta, due PAK 37mm e un PAK 88mm
  • E' interessante notare il criterio di impiego su tre tiri del FLAK 88mm:
  • primo tiro: diretto sulla campana corazzata per perforarla o almeno renderla inagibile e obbligare gli osservatori a abbandonare il loro posto;
  • secondo tiro: alla base della campana corazzata, in modo da crepare la parete di cemento armato;
  • terzo tiro: nella crepa creata, per entrare all'interno della casamatta, costringendo l'equipaggio ad abbandonarla.

Bunker CORF[modifica | modifica wikitesto]

Nella regione dei Bassi-Vosgi, la natura del terreno ha costretto la CORF a realizzare, in luogo delle normali casematte giudicate troppo voluminose, 17 bunker di dimensioni più ridotte. Il loro armamento si limitava a uno o due campane corazzate e da uno a quattro feritoie per mitragliatrici, a cui si aggiunsero, in qualche caso, alcune mitragliatrici Hotchkiss 13,2mm, ed in un solo caso un cannone controcarro da 47mm.

Il rifugio d'intervallo[modifica | modifica wikitesto]

Ispirato ai rifugi creati prima e durante la Prima Guerra Mondiale, i rifugi fortificati d'intervallo sono destinati sia a ospitare le truppe operanti negli intervalli della Linea, con relativi Posti di Comando. I più grandi potevano ospitare fino a 200 uomini. Si identificano due tipi di rifugi:

  • rifugio - caverna, costituiti in superficie da due blocchi di entrata, separati di una sessantina di metri, e dei locali nel sottosuolo (profondità variabile da 8 a 20 metri dal piano di campagna;
  • rifugio di superficie, o rifugio fortificato, costituiti da un monoblocco di cemento armato con due entrate.

La loro difesa ravvicinata era costituita da mitragliatrici in feritoia e, generalmente, da due campane corazzate. Trattavasi di infrastrutture con sistema di alimentazione elettrica autonoma, dotati di cucina e dispense per 15 giorni di viveri, con sistema di riscaldamento e ventilazione.[5]

L'osservatorio d'intervallo[modifica | modifica wikitesto]

L'osservazione del terreno viene fatta attraverso due distinte infrastrutture: i blocchi osservatorio delle fortificazioni principali, dotati di una campana corazzata osservatorio, a visione diretta e periscopica e gli osservatori d'intervallo, collocati sulle alture nelle retrovie della linea di fuoco, equipaggiate di una campana corazzata osservatorio a visione periscopica.
L'osservatorio tipo è costituito da un blocco di cemento armato dotato di una campana corazzata osservatorio a visione periscopica e una campana corazzata GFM, collegate entrambi per mezzo di telefono alle differenti Ouvrage del settore allo scopo di permettere l'aggiustamento del tiro delle artiglierie.

Sistemi difensivi e opere di profondità[modifica | modifica wikitesto]

La linea fortificata è organizzata seguendo una duplice prospettiva: in profondità e in lunghezza. La prima deve dare un certo volume alla posizione di resistenza e assicurarle una logistica impeccabile, la seconda trova la sua giustificazione nella necessità di raggruppare un certo numero di organi difensivi sotto una stessa Autorità di Comando (logica del Settore Fortificato). Si parla, dunque di Linea Principale di Resistenza (o LPR), costituita, oltre che dalle opere fortificate, da una serie di ostacoli difensivi.

Reticolati di filo spinato[modifica | modifica wikitesto]

Sistemi di difesa antipersonale contigui alle opere fortificate. Organizzati su 6 file, collegavano le opere fortificate tra di loro ed erano disegnate sul terreno per costringere la fanteria attaccante a presentarsi in modo ottimale per essere colpite dal tiro fiancheggiante delle opere fortificate.
A partire dal 1940, numerose mine antiuomo saltellanti (francese: bondissantes) furono collocate nelle immediate vicinanze delle file di reticolato.

reticolati di segmenti ferroviari[modifica | modifica wikitesto]

Sistemi di difesa anticarro contigui alle opere fortificate economico e di semplice attuazione. Organizzati su 6 file, venivano piantati parallelamente alla fila esterna dei reticolati di filo spinato. Tale difesa anticarro non è mai stata messa alla prova e, pertanto, è stato difficile misurarne la reale efficacia operativa.

inondazioni difensive[modifica | modifica wikitesto]

L'utilizzazione dei corsi d'acqua resta, negli anni trenta del secolo scorso, un mezzo semplice e poco costoso per rinforzare una posizione difensiva, Siccome, però, non tutti i corsi d'acqua potevano definirsi veri e propri ostacoli, la CORF iniziò a valorizzare alcuni corsi d'acqua posizionati strategicamente nel sistema difensivo, modificandone anche profondamente la configurazione e dando, così, vita a zone di inondazione difensiva.
Il principio consisteva nel creare delle gore canalizzate da dighe naturali o artificiali e battute dal fuoco delle opere fortificate. Si ebbero i seguenti sistemi di inondazione difensiva:

  • area di Gomelange;
  • area della Nied tedesca tra Téting e Bars-Marienthal;
  • regione di Puttelange;
  • zona della Sarre compresa tra Sarralbe e Wittring;
  • valle della Schwarzbach.

picchetti Ollivier[modifica | modifica wikitesto]

Sistema di difesa anticarro utilizzato prevalentemente nell'ambito delle fortificazioni da campagna, anche se numerosi esempi si trovano anche in prossimità delle opere fortificate.
Il picchetto Ollivier (dal nome del suo inventore) consiste in un palo sormontante una carica esplosiva di 3,5Kg. Quando il picchetto viene urtato, un percussore fa esplodere la carica.

ostacoli stradali[modifica | modifica wikitesto]

Per assicurare la continuità degli ostacoli, per contrastare eventuali eventuali avanzate attraverso gli assi stradali, furono attuate numerose soluzioni, fra cui:

  • blocchi di cemento dotati di segmenti ferroviari;
  • barriere blindate;
  • griglie Condet (dal nome del loro inventore), costituito da barre di acciaio assemblate in modo scatolare e dotate di rotelle, che permettevano loro il loro movimento;

fossati di cinta e fossati diamante[modifica | modifica wikitesto]

Il concetto del fossato perimetrale risale al medioevo. Esso fu ripreso dalla CORF, nell'ottica di circondare tutti le fortificazioni principali con tale infrastruttura. Nei fatti, soltanto le Opere di Hochwald e di Hackenberg furono dotati di fossati, dotati di blocchi da combattimento di scarpata o di controscarpata.
L'idea del fossato difensivo fu, invece, largamente utilizzata per la protezione dei singoli blocchi da combattimento, con la costruzione dei cosiddetti fossati diamante, relativamente profondo, che rispondeva a due visogni: impedire l'accesso alle feritoie o alle entrate ad un assolitore eventuale e accumulare il materiale di sterro o i detriti eventuali per evitare che coprissero le feritoie stesse.
Difesa da feritoie di mitragliatrici, i fossati diamante servivano a nascondere antenne radio, prese d'aria o feritoie da mortaio. In qualche caso, nei fossati diamante erano situate le uscite di emergenza delle opere fortificate.

Le Opere di fortificazione da campagna[6][modifica | modifica wikitesto]

Con la dissoluzione, nel 1936, della CORF[7], la competenza nella gestione della Linea Maginot passò nelle mani delle regioni militari. Tale decisione si tradurrà sul terreno in una incredibile disparità di efficacia operativa delle opere fortificate. In termini geografici, la situazione, comunque, non peggiorerà laddove sono presenti i Grand Ouvrage (soprattutto nella regione fortificata di Metz), mentre si avranno gravi criticità nelle altre aree, dove le opere fortificate realizzate in questa seconda fase dalla MOM (manodopera militare) non saranno all'altezza delle precedenti e il loro ruolo di "ossatura" in un sistema difensivo da integrare con la mobilitazione mostrerà, alla prova dei fatti, i suoi gravi limiti.
Le opere fortificate da costruire dovevano essere occupate da truppa da campagna incaricata di fornire l'armamento, costituito, fondamentalmente, da mitragliatrici e da cannoni anticarro.
==== opere MOM Le opere MOM si suddividono in:

  • bunker modello 1935 tipo RFM (regione fortificata di Metz
  • bunker modello 1936 STG.

Il ricorso all'artiglieria della Marina[modifica | modifica wikitesto]

L'unico materiale d'artiglieria disponibile per essere utilizzato all'interno di queste costruende opere era il cannone anticarro TR modello 1916, assolutamente inutile già nel 1940. Una soluzione economica al problema fu il ricorso agli armamenti artigliereschi della marina che fornì vecchi pezzi da 47mm (modello 1885 e 1902) e da 65mm (mod. 1888 e 1902).
Per quanto riguarda quest' ultimo, visto che era troppo voluminoso per essere alloggiato all'interno delle opere, si concepirono delle opere particolari, consistenti in cunette in cemento armato all'aria aperta.

Casamatta d'artiglieria[modifica | modifica wikitesto]

Siccome il piano di rinforzo dell'artiglieria del Settore Fortificato di Falquemont fu annullato, si procedette al rinforzo della fortificazione da campagna ed all'implementazione di artiglieria in casamatte di cemento armato.
Trattavasi di opere dotate di cannone da 75mm mod. 1987 (il glorioso "75" della Prima Guerra Mondiale), in numero di due, in feritoia dotata di chiusura corazzata. La casamatta era, inoltre dotata di una campana corazzata dotata di mitragliatrici. A tale tipologia di casamatta di artiglieria ne va aggiunta un'altra, denominata casamatta di artiglieria STG, che fu dotata di un cannone da 155mm GPF per il tiro frontale, che fu costruita in soli tre esemplari

opere nei Fronti non fortificati[modifica | modifica wikitesto]

Mentre il rinforzo dei fronti fortificati potenti beneficia dell'esistenza di una posizione sulla quale è stato sufficiente allinearsi, la realizzazione di una efficace linea difensiva da campagna nei fronti non fortificati (ed, in particolare, sui confini con il Belgio) ha dovuto essere proceduta da una pianificazione ab initio. E numerosi e critici furono i problemi che le Autorità si trovarono a gestire in tal senso, non ultimo quello di ordine diplomatico, ossia relativo ai riflessi che avrebbe avuto sui rapporti con un (iniziale) alleato come il Belgio la realizzazione di Ouvrage potenti e minacciosi. A tali problematiche di fondi si aggiunga anche il fatto che l'implementazione delle opere in tali settori del fronte non fu supervisionata da un'Autorità centrale, ma da ogni regione militare. Ciò determinò una prima fase in cui si assiste ad una vera e propria anarchia nella realizzazione delle opere, seguita da un'altra in cui la Sezione Tecnica del Genio (STG) centrale prese in mano la situazione e coordinò meglio le successive realizzazioni, decidendo, altresì, la costruzione di alcune casematte di artiglieria per aumentare l'efficacia difensiva della linea.
Il risultato ottenuto non fu assolutamente soddisfacente. La grande debolezza di tali fronti, ben conosciuta all'Intelligence nazista, fu il principale presupposto delle linee di penetrazione strategica delle armate tedesche in Francia nel 1940.

La torretta smontabile modello 1935 e 1937[modifica | modifica wikitesto]

Essa è costituita da una parte fissa destinata ad essere piantata nel suolo, incastonata nel cemento armato, ed una mobile, dotata di mitragliatrice Hotchkiss modello 1914 e con corazzatura che andava da un minimo di 190mm ad un massimo di 250mm. Il tiro poteva essere gestito maunalmente o in modo automatico, alla stregua delle torrette degli Ouvrage, ed era dotata di un sistema di puntamento periscopico.

la casa-forte[modifica | modifica wikitesto]

Utilizzate, normalmente, nei posti di frontiera, e denominata "casa-forte tipo RFM", tali infrastrutture comportano, normalmente, un locale abitativo centrale e due bunker alle estremità. Una barriera stradale e un campo minato completavano l'insieme. Costruite in cemento armato, avevano muri di spessore non elevato, appena sufficienti per difendere gli abitanti dell'opera dai colpi di mitragliatrici pesanti ed erano dotate di numerose feritoie aperte, dove erano installate numerose mitragliatrici.
Un altro tipo di casa-forte erano quelle erette in gran numero lungo la frontiera con il Belgio, che erano sormontate da locali abitativi ed avevano aspetto esteriore del tutto simile a normali case, con tetto spiovente e comignolo accluso, ma che erano armate in modo relativamente pesante, essendo dotate di cannoni controcarro da 37mm. e ben protette, avendo muri di cinta di un metro di spessore.

Capitolo 3. Aspetti tecnici ed innovazioni[modifica | modifica wikitesto]

Numerosi, interessanti, curiose e per molti anni tenute segrete furono le innovazioni tecnologiche utilizzate nelle opere della Linea Maginot ed, espressamente, negli Ouvrage a torretta eclissabile offre, in materia di 3.1 la torretta eclissabile (nuova voce da creare. in questa sede, riportare solo gli elementi essenziali)

3.1.1 il precedente: la torretta del Forte di Verdun
3.1.2 Torrette tipo "Nuovi Fronti" e "Vecchi Fronti"
3.1.3 Torrette d'artiglieria
3.1.3.1 per due pezzi da 75mm mod. 1933
3.1.3.2 per due pezzi da 75mm mod. 1932R
3.1.3.3 per due pezzi da 75mm mod. 195R modificato
3.1.3.4 per due lanciabombe da 135mm mod. 1932
3.1.3.5 per due mortai da 81 mod. 1932
3.1.4 Torrette da fanteria
3.1.4.1 per due mitragliatrici
3.1.4.2 per 2 Armi Miste
3.1.4.3 per un'Arma Mista e Mortaio da 50mm.
3.2 Le armi
3.2.1 Materiali d'artiglieria"
3.2.1.1 75mm da casamatta
3.2.1.2 75mm da torretta
3.2.1.3 133mm da casamatta
3.2.1.4 133mm da torretta
3.2.1.5 mortaio da 81mm da casamatta
3.2.1.6 mortaio da 81mm da torretta
3.2.2 materiali da fanteria
3.2.2.1 FM 1924/29 da 7,5mm
3.2.2.2 MAC31 da 7,5mm
3.2.2.3 dispositivo lanciagranate da fossato
3.2.2.4 mortaio da 60mm mod. 1931
3.2.2.5 mortaio da 50mm mod. 1935
3.2.2.6 cannone da 47mm mod. 1934
3.2.2.7 cannone da 37mm mod. 1934
3.2.2.8 Arma Mista (cannoncino da 25mm.+ 2 MAC 31 da 7,5mm.)
3.2.2.9 mitragliatrice da 13,2 mod. 1930
3.2.3 La gestione dei bossoli
3.3 Le campane corazzate
3.3.1 GFM
3.3.2 JM
3.3.3 AM
3.3.4 osservatorio
3.3.5 lanciagranate
3.3.6 uscita d'emergenza
3.4 Sistemi tecnico-logistici
3.4.1 generatori diesel
3.4.2 sottostazioni elettriche
3.4.3 sistemi di ventilazione e di protezione antigas
3.4.4 sistemi di trasporto
3.4.5 sistemi di confezionamento cibo
3.5 Sistemi di telecomunicazione
3.5.1 telefonici
3.5.2 radio
3.5.3 sistemi elettrici di trasmissione degli ordini
3.5.4 tubi acustici


nuova voce: OUVRAGE

Con tale termine si definisce in modo esclusivo l'Opera fortificata realizzata dalla CORF a partire dal 1928 come principale caposaldo del sistema fortificato a difesa della Francia contro un'eventuale invasione da parte della Germania nazista.
Un Ouvrage è un insieme composto da diverse Opere fortificate da combattimento, denominati blocco da combattimento|Blocchi]], collegati tra loro da gallerie sotterranee e aventi in comune diverse Opere vive. Essi sono costruiti in cemento armato (per le strutture murarie ed i fossati) e acciaio per le campane corazzate, per le porte e cancelli di ingresso e per i dispositivi di chiusura delle feritoie. Esistono diversi tipi di Ouvrage, e diversi sono i metodi per la loro classificazione; elemento in comune tra tutti è che essi hanno sviluppo prevalentemente sotterraneo: uniche strutture in alzato rispetto al piano di campagna sono le campane corazzate, le torrette eclissabili ed i funghi di aereazione, mentre altre strutture esterne (entrate, casamatte di artiglieria) sono strutturate in funzione del profilo altimetrico del luogo, tagliando l'alzato naturale in senso verticale.
la terminologia ufficiale determinava cinque categorie differenti di Ouvrage, in funzione dell'importanza e il numero di uomini in servizio:

  • di Prima classe: grandi Ouvrage con armamento misto (artiglieria, armi di fanteria e pezzi controcarro) e un equipaggio medio di più di 600 uomini;
  • di Seconda classe: Ouvrage medi, con armamento misto e equipaggio da 450 a 600 uomini;
  • di Terza classe: piccoli Ouvrage con armamento misto o Ouvrage medi dotati solo di armamento di fanteria e pezzi controcarro e con equipaggio medio di 150 uomini;
  • di Quarta classe: piccoli Ouvrage dotati solo di armamento di fanteria e pezzi controcarro e con equipaggio medio di 80 uomini;
  • di Quinta classe: Ouvrage monoblocco.

Nei fatti, questa distinzione si riduce, più generalmente, alla seguente classificazione, che è la più correntemente usata, basata su due categorie:

  • Ouvrage di fanteria (Petit Ouvrage o PO)
  • Ouvrage di artiglieria (Grand Ouvrage o GO)[8]

Se si prende, invece, in considerazione il "piano di massa" degli Ouvrage, essi possono distinguersi in tre categorie, in ordine di grandezza decrescente:

  • "Insiemi", eredi delle potenti Opere fortificate della I Guerra Mondiale, per il dominio dell'area della battaglia;
  • "Petit Ouvrage di artiglieria", da posizionarsi negli intervalli tra gli "Insiemi";
  • "Petit Ouvrage di fanteria", per la difesa ravvicinata.


2.1.1.1 tipi
2.1.1.2 fisionomia
2.1.1.3 le entrate
2.1.1.4 il sottosuolo
2.1.1.4.1 la rete ferroviaria
2.1.1.4.2 la logistica delle munizioni
2.1.1.4.3 i Posti di Comando
2.1.1.4.4 le caserme
2.1.1.5 i blocchi da combattimento
2.1.1.5.1 blocco d'artiglieria
2.1.1.5.1.1 pezzi in torretta
2.1.1.5.1.2 pezzi in casamatta
2.1.1.5.2 blocco da fanteria
2.1.1.5.2.1 armamento in torretta
2.1.1.5.2.2 armamento in casamatta
2.1.1.5.3 opera per la difesa dei fossati

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mary et Hohnadel 2001, p. 4.
  2. ^ Bruge 1979
  3. ^ Mary et Hohnadel 2001, p. 18
  4. ^ Roger Bruge - Histoire de la Ligne Maginot - Tome III Offensive sur le Rhin. Fayard 1977 (senza luogo di edizione e senza ISBN). pag. 78 e segg. e pag. 104
  5. ^ Mary et Hohnadel 2001, p. 4.
  6. ^ HOLLA - Tome 2 - pag. 130 e segg.
  7. ^ Decreto del 2 agosto 1935, firmato da Albert Lebrun, Presidente della Repubblica, e da Jean Fabry, Ministro della Guerra
  8. ^ Mary et Hohnadel 2001, p. 18

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) J-Y Mary, A. Hohnadel, Hommes et Ouvrages de la Ligne Maginot, Tome 2, Paris, Histoire et Collections - Encyclopedie de l'Armée Française, 2001, ISBN XXX-XX-XXXXX-XX-XISBN non valido (aiuto).
  • (FR) Roger Bruge, L'offensive sur le Rhin, CITTA'?, Fayard, 1979, ISBN XXX-XX-XXXXX-XX-XISBN non valido (aiuto).