Urraca di Zamora

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Regno di León
León

Garcia I
Ordoño II
Fruela II
Figli
Alfonso IV
Figli
Ramiro II
Ordoño III
Figli
Sancho I
Figli
Ordoño IV
Ramiro III
Figli
  • Ordono
Bermudo II
Figli
Alfonso V
Figli
Bermudo III
Sancha I con Ferdinando I
Figli
Alfonso VI (deposto, nel 1072, per pochi mesi, da Sancho II)
Figli
Urraca I
Figli
Alfonso VII
Ferdinando II
Figli
Alfonso IX
Figli
Sancha II e Dolce I
Modifica

Urraca Fernández, detta anche Donna Urraca o Urraca di León (Urraca anche in spagnolo, in asturiano, in aragonese, in portoghese, in galiziano e in catalano e Urraka in basco; León, 1033 circa – León, 1101), fu signora della piazza leonese di Zamora dal 1065 alla sua morte.

Origine[modifica | modifica wikitesto]

Era la figlia primogenita del re di Castiglia e re consorte di León, Ferdinando I e della regina del León e regina consorte di Castiglia, Sancha I.[1][2][3]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Carta politica del nordest della penisola iberica, onde si vede la distribuzione dei regni al tempo di Urraca. La città di Zamora si trova, nel regno di León sulla riva destra del fiume Duero, vicino al confine col regno di Galizia.

Secondo la Historia Silense[4] e il Liber chronicorum[5], Urraca era la figlia primogenita, nata prima che suo padre, Ferdinando ereditasse la contea di Castiglia[1].

Urraca fu madrina di armi di Rodrigo Díaz de Vivar (il Cid Campeador), quando, nel 1060, fu investito cavaliere per il príncipe Sancho nella chiesa di Santiago dei Cavalieri (Zamora).

Dopo la morte, nel 1065, del padre, la madre si ritirò dal potere dividendo, secondo la volontà paterna il regno di León e Castiglia tra i tre figli maschi:

mentre alle due figlie femmine furono assegnate due signorie:

  • ad Urraca la signoria della città di Zamora;
  • ad Elvira la signoria della città di Toro.

Dopo la morte della madre, nel 1067, iniziarono i conflitti tra i suoi tre fratelli. Dopo che era terminata (1068) la guerra dei tre Sanchi, sostenuta da suo fratello Sancho II di Castiglia contro il re di Pamplona, Sancho IV e il re d'Aragona, Sancho I, Sancho II e Alfonso VI si accordarono per combattere il fratello Garcia, invadendo il suo regno da nord.

Dopo che, nel 1071, Garcia era stato sconfitto, deposto ed esiliato[1], Sancho si rivolse contro Alfonso, e già, all'inizio del 1072, Sancho II, oltre al regno di Galizia, aveva occupato il regno di León, riunendo così nuovamente il regno che era stato di suo padre[1]. Alfonso VI fu catturato e Urraca convinse Sancho a permettere al fratello di andare in esilio a Toledo. Ma i nobili del León non accettarono il fatto compiuto e si strinsero attorno alle sorelle del re, soprattutto ad Urraca, che si fortificò nella sua signoria, la città di Zamora.

Sancho II dapprima espugno la signoria di Toro, della sorella Elvira e poi pose l'assedio a Zamora il 4 marzo del 1072. Dopo circa 7 mesi di assedio, Sancho fu assassinato[6] il 6 ottobre del 1072 (secondo la Cronaca Burgense[7], pare che un nobile zamorano, Bellido Dolfos, forse amante di Urraca, fingendosi disertore, invitò Sancho a seguirlo per fargli vedere il punto debole delle mura, lo separò dalla sua guardia e lo assassinò)[1].

Dopo la morte di Sancho II, i nobili castigliani continuarono l'assedio di Zamora; Alfonso VI, che era tornato in León, si prodigò a garantire che se riconosciuto re di Castiglia avrebbe trattato i nobili castigliani alla stregua dei nobili leonesi; ma il sospetto che Urraca e Alfonso fossero complici nell'assassinio di Sancho era condiviso dalla maggioranza di loro. Alla fine, Alfonso VI fu riconosciuto re di Castiglia dai nobili castigliani solo dopo che il re giurò la sua innocenza in pubblico, sul sagrato della chiesa di Sant'Agata di Burgos (Il giuramento era stato preteso dai maggiorenti castigliani, tra cui il Cid Campeador). Donna Urraca mentenne così la sua piazza di Zamora.

Negli anni seguenti continuò a seguire la politica castigliana, in sintonia col fratello Alfonso. Solo negli ultimi anni di vita abbandonò le preoccupazioni di governo per dedicarsi ad opere di carità, e si ritirò in un convento del León dove morì nel 1101. Fu sepolta a León[1], accanto ai genitori, nel Pantheon reale (mausoleo) della collegiata di San Isidoro.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
García II Sánchez di Navarra Sancho II Garcés di Navarra  
 
Urraca di Castiglia  
Sancho III Garcés di Navarra  
Jimena Fernández Fernando Bermúdez  
 
Elvira  
Ferdinando I di Castiglia  
Sancho Garcés García Fernández  
 
Ava di Ribagorza  
Munia di Castiglia  
Urraca Gomez Gomez Diaz  
 
Muniadomna Fernandez di Castiglia  
Urraca di Zamora  
Bermudo II di León Ordoño III di León  
 
Aragonta Pelaez  
Alfonso V di León  
Elvira Garcés di Castiglia García Fernández  
 
Ava di Ribagorza  
Sancha I di León  
Menendo González  
 
 
Elvira Menéndez de Melanda  
Toda Domna  
 
 
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f (EN) Dinastie reali di Castiglia
  2. ^ (EN) Dinastie reali di Navarra
  3. ^ (DE) Ferdinando I genealogie mittelalter Archiviato il 29 settembre 2007 in Internet Archive.
  4. ^ La Historia Silense è una cronaca, scritta in latino, verso il 1115, pare da un monaco del Monastero di Santo Domingo de Silos, che iniziava dai re Visigoti e arrivava al regno di Alfonso VI.
  5. ^ Il Liber chronicorum è la storia dei re di León, dall'inizio del regno di Bermudo II (982), sino alla morte di Alfonso VI (1109), scritta verso il 1120, dal vescovo e storico, Pelagio da Oviedo, detto il favolista, per le molte invenzioni.
  6. ^ Secondo il Liber chronicorum fu assassinato da un suo soldato, Vellito Ariulfo, a tradimento, sotto le mura di Zamora, durante l'assedio.
  7. ^ La Cronaca Burgense è composta da annali scritti, in latino, nel corso del XIII secolo e ritrovati, dopo secoli, nella cattedrale di Burgos (da cui il nome); furono compilati nella regione della Rioja e sono inerenti alla storia della Castiglia e della Navarra, dalla nascita di Gesù Cristo alla Battaglia di Las Navas de Tolosa, del 1212.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rafael Altamira, La Spagna (1031-1248), in Il trionfo del papato e lo sviluppo comunale, collana «Storia del mondo medievale», V volume, 1999 [1980], pp. 865-896, SBN IT\ICCU\CSA\0112491.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN95954691 · ISNI (EN0000 0000 3092 992X · CERL cnp02112201 · ULAN (EN500042019 · LCCN (ENn87917859 · GND (DE1059953110 · WorldCat Identities (ENlccn-n87917859