Urianhaj

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Urianhaj
Linguamongolo
ReligioneBuddhismo tibetano, Sciamanesimo
Gruppi correlatiOirati, Mongoli
Distribuzione
Bandiera della Mongolia Mongolia26.654 (2010)[1]

Urianhaj (in mongolo Урианхай), originariamente Uriyangkhai, anche Uriankhai, è un termine applicato a diversi gruppi etnici limitrofi. Il nome è menzionato svariate volte nella Storia segreta dei mongoli[2].

Nel XIII secolo Rashid-al-Din Hamadani li descrisse come un popolo che viveva estremamente isolato nelle foreste della Siberia in tende di corteccia di betulla e che cacciava con gli sci. Malgrado la somiglianza con il nome del famoso clan Uriyankhan dei mongoli, Rashid dichiara che non c'era una connessione[3].

Agli inizi del XVII secolo il termine urianhaj era un termine comune per tutte le bande disperse nel nord-ovest, sia che fossero in origine samoiedi, turchi o mongoli[3]. Nel 1757 la dinastia Qing organizzò la sua frontiera del remoto nord sotto una serie di vessilli urianhaj: Hôvsgôl Nuur Urianhaj, Tagnu Urianhaj, Kemchik, Salchak e Tozhu (tutti tuvani) e Altan-nuur Urianhaj[3] (popolo altaico). Un altro gruppo di urianhaj delle province del Bajan-Ôlgij e di Hovd, in Mongolia, erano chiamati Urianhaj Altaj. Un terzo gruppo di urianhaj mongoli era uno dei 6 tumen di Batmônh Dajan khan nella Mongolia orientale.

Una variazione di urianhaj era Uraanhaj (Ураанхай) un antico nome dei Sacha[4]. Il russo Pavel Nebolsin documentò intorno al 1850 il clan degli Urankhu, che erano calmucchi del Volga[5]. Un'altra variante del nome, Orangkae (오랑캐), era tradizionalmente usata dai coreani per riferirsi indiscriminatamente ai barbari che abitavano le terre del nord.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) National Census 2010 (PDF), su toollogo2010.mn.
  2. ^ The Secret History of the Mongols [1] Archiviato il 21 maggio 2015 in Internet Archive.
  3. ^ a b c C.P.Atwood-Encyclopedia of Mongolia and the Mongol Empire, p.9
  4. ^ Nicholas POPPE, Review of Menges "The Turkic Languages and Peoples", in Central Asiatic Journal, vol. 12, n. 4, 1969, p. 330.
  5. ^ Otto Mänchen-Helfen, Journey to Tuva, Los Angeles, Ethnographic Press University of Southern California, 1992 [1931], p. 180, ISBN 1-878986-04-X.