Udino Bombieri

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Udino Bombieri (Grezzana, 1915Bracciano, 9 settembre 1943) è stato un partigiano italiano, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Sergente maggiore, era capocarro e vice comandante di plotone semoventi del 10º Reggimento Lancieri "Vittorio Emanuele II". Il giorno dopo l'armistizio, Bombieri si trovava a Bracciano quando il suo reparto fu attaccato dai tedeschi. Resistette valorosamente: nonostante le ferite, rimase sotto il fuoco del nemico riuscendo a rendere inutilizzabile un semovente. Inoltre impedì al comandante di plotone di avvicinarsi a lui per soccorrerlo, per non esporsi alle raffiche nemiche. Venne poi colto alle spalle, e ucciso a revolverate da granatieri germanici.

Portano il nome di Bombieri strade di Bracciano e di Grezzana (in quest'ultima località, in frazione Lugo, gli è stata intitolata una piazza). Nel vicentino, in cui si trasferì successivamente il padre, gli è stato dedicato l'Istituto Comprensivo che ha sede in Valbrenta, a Valstagna.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capocarro e vice comandante di plotone, ricevuto l’ordine di abbandonare il proprio semovente ormai inutilizzato da una perforante germanica, già ferito, ordinava al marconista e al pilota di lasciare il semovente e rimaneva sotto le raffiche nemiche per inutilizzarlo completamente. Colpito nuovamente da schegge di granata non abbandonava il carro fino a che non era sicuro di lasciarlo completamente fuori uso nelle mani del nemico. Caduto ferito mortalmente faceva cenno al proprio comandante di plotone che cercava di avvicinarglisi e di portargli soccorso di non curarsi di lui, di non esporsi, di tornare al suo plotone in combattimento. Continuava il fuoco con la mitra, accasciato poco lontano dal proprio carro in fiamme, fino a che non veniva colto alle spalle e ucciso a revolverate da granatieri germanici.»
— Bracciano, 9 settembre 1943[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dettaglio decorato, su quirinale.it. URL consultato il 18 luglio 2014.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]