Trittico di Benedetto Portinari

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Trittico di Benedetto Portinari
AutoreHans Memling
Data1487
Tecnicaolio su tavola
Dimensioni45,5×100 cm
UbicazioneGalleria degli Uffizi, Firenze, e Gemäldegalerie, Berlino

Il Trittico di Benedetto Portinari è un dipinto a olio su tavola (primo pannello 45,5x34,5 cm, secondo 43x31, terzo 45x34) di Hans Memling, datato sul pannello destro 1487 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze (pannelli laterali) e nella Gemäldegalerie di Berlino (scomparto centrale).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'opera venne commissionata a Bruges da Benedetto Portinari (1466-1551), nipote di quel Tommaso, consigliere di Carlo il Temerario, che aveva commissionato il Trittico Portinari a Hugo van der Goes e svariate opere a Memling. Le tre tavole vennero spedite a Firenze a decorare la chiesa di Sant'Egidio nell'ospedale di Santa Maria Nuova, patronato dei Portinari.

Descrizione e stile[modifica | modifica wikitesto]

Il trittico, ambientato in una loggia aperta su un paesaggio, raffigura al centro la Madonna col Bambino reggente la mela (simbolo del Peccato originale), e ai lati Benedetto Portinari in adorazione e san Benedetto leggente, protettore del committente.

L'opera spicca per il realismo dell'ambientazione e l'attenzione lenticolare al dettaglio, tipica dei fiamminghi. I personaggi sono ritratti a mezzo busto e si appoggiano a un parapetto, uno stratagemma tipico di questo formato, che giustificava il taglio a metà delle figure e permetteva una fusione tra mondo reale e mondo dipinto tramite la proiezione dei soggetti come se uscissero dalla cornice varcando il parapetto stesso.

Dolcissimo è lo sfondo, che si perde in lontananza oscurato dalla foschia in attuazione della prospettiva aerea, punteggiato da segni della presenza umana e alberelli fronzuti: paesaggi del genere ebbero una profonda influenza su Leonardo da Vinci, Pietro Perugino e i pittori umbri.

Il ritratto di Benedetto Portinari, a destra, non è sicuramente identificato, ma estremamente probabile, anche per la presenza del suo motto DE BONO IN MELIVS su un cartiglio sul retro della tavola, dove si vede anche una quercia.

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