Torre di Bollingen

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Torre di Bollingen
Torre di Bollingen vista dal lago di Zurigo
Localizzazione
StatoBandiera della Svizzera Svizzera
Divisione 1Canton San Gallo
LocalitàBollingen
Coordinate47°13′15.96″N 8°54′18.36″E / 47.2211°N 8.9051°E47.2211; 8.9051
Informazioni generali
CondizioniEdificio privato
Costruzione1923-1955
Usoabitazione
Realizzazione
CommittenteCarl Gustav Jung

La Torre di Bollingen è una struttura costruita dallo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung. In apparenza, è un piccolo castello con quattro torri. Si trova nel villaggio di Bollingen, sulla riva del bacino Obersee (lago superiore) del Lago di Zurigo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Jung acquistò il terreno nel 1922 dopo la morte della madre. Nel 1923 costruì una torre a due piani su questo terreno. Era una struttura in pietra adatta per vivere. Le aggiunte a questa torre furono costruite nel 1927, nel 1931 e nel 1935, risultando un edificio con quattro parti collegate.[1]

Un secondo piano è stato aggiunto nel 1927 e un'altra aggiunta dopo la morte della moglie di Jung nel 1955, che per lui significava "un'estensione della coscienza raggiunta in età avanzata".

Per gran parte della sua vita Jung trascorse ogni anno diversi mesi a Bollingen. La Torre è ora di proprietà privata e non è aperta al pubblico.

La fondazione Bollingen, creata nel 1945, ma inattiva dal 1968, è sorta dopo.

Un cubo inscritto[modifica | modifica wikitesto]

L'ingresso alla torre

Nel 1950, in occasione del suo 75º compleanno, Jung istituì un cubo di pietra sul lago, appena ad ovest della torre, scrivendo sui tre lati. Un lato contiene una citazione presa dal Rosarium philosophorum:

(LA)

«Hic lapis exilis extat, pretio quoque vilis, spernitur a stultis, amatur plus ab edoctis»

(IT)

«Qui si trova la media, scomoda pietra del filosofo, di prezzo molto economica. Più è disprezzata dagli sciocchi, più amata dai saggi.»

Una dedica è anche inscritta su questo lato della pietra:

(LA)

«IN MEMORIAM NAT[ivitatis] S[uae] DIEI LXXV C G JUNG EX GRAT[itudine] FEC[it] ET POS[uit] A[nn]O MCML»

(IT)

«In ricordo del suo 75° compleanno, C.G. Jung l'ha creato con gratitudine e lo ha preparato nell'anno 1950.»

Il secondo lato del cubo raffigura una figura di Telesforo, un omuncolo che porta una lanterna e indossa un capo incappucciato. È circondata da un'iscrizione greca:

««Ὁ Αἰὼν παῖς ἐστι παίζων, πεττεύων· παιδὸς ἡ βασιληίη» · Τελεσφόρος διελαύνων τοὺς σκοτεινοὺς τοῦ κόσμου τόπους, καὶ ὡς ἀστὴρ ἀναλάμπων ἐκ τοῦ βάθους, ὁδηγεῖ «παρ' Ἠελίοιο πύλας καὶ δῆμον ὀνείρων».»

L'iscrizione recita:

«Il tempo è un bambino - giocando come un bambino - giocando un gioco da tavolo - il regno del bambino. Questo è Telesforo, che percorre le regioni oscure di questo cosmo e si illumina come una stella fuori dalle profondità. Lui punta la strada alle porte del sole e alla terra dei sogni.[2]»

"Il tempo è un bambino che gioca, gioca d'azzardo, il figlio è la regina" è un frammento attribuito a Eraclito.

"Egli indica la strada alle porte del sole e nella terra dei sogni" è una citazione dell'Odissea[3]. Si riferisce a Ermes, lo psicopompo, che porta via gli spiriti degli spasimanti caduti.

Il secondo lato contiene anche un mandala con quattro parti di significato alchemico. Il quarto superiore del mandala è dedicato a Saturno, il quarto inferiore a Marte, il quarto di sinistra al Sole-Giove [maschile] e il quarto a destra alla Luna-Venere [femminile].

Il terzo lato del cubo è il lato che si affaccia sul lago. Presenta un'iscrizione latina di detti che, secondo Jung, "sono più o meno citazioni di alchimia."[4]

L'iscrizione dice:

«Sono un orfano, solo; tuttavia sono stato trovato ovunque. Io sono uno, ma sono contrario a me stesso. Io sono gioventù e vecchio allo stesso tempo. Non ho conosciuto né padre né madre, perché ho dovuto essere estratto dal profondo come un pesce, o caduto come una pietra bianca dal cielo. Nei boschi e nelle montagne vagabondo, ma sono nascosto nell'anima più intima dell'uomo. Sono mortale per tutti, ma non sono toccato dal ciclo degli eoni.[5]»

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Carl Gustav Jung, Memories, Dreams, Reflections, a cura di Aniela Jaffé, New York, Vintage Books, 1989, p. 227, ISBN 978-0-679-72395-0. (These are English translations of Jung's German translations.)
  2. ^ Carl Gustav Jung, Memories, Dreams, Reflections, a cura di Aniela Jaffé, New York, Vintage Books, 1989, p. 227, ISBN 978-0-679-72395-0.
  3. ^ Libro 24, Versetto 12
  4. ^ Jung (1962), p. 230f. gives German translations of the inscriptions and attributes the Rosarium quote to Arnaldo da Villanova (d. 1311). See also Edward Armstrong Bennet, Meetings with Jung: Conversations Recorded During the Years 1946-1961 (1985), ISBN 978-3-85630-501-7, p. 31 ("Summer 1951").
  5. ^ Jung, Memories, Dreams, Reflections, p.227.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]