Torre Matteucci

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Torretta Matteucci
Turris Speculatrix
Ubicazione
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneMarche
CittàFermo
IndirizzoVia Colle Vissiano
Coordinate43°09′42.77″N 13°42′56.2″E / 43.16188°N 13.71561°E43.16188; 13.71561
Mappa di localizzazione: Italia
Torre Matteucci
Informazioni generali
Tipotorre di avvistamento
Inizio costruzioneXIII-XIV secolo
Materiale
Proprietario attualePrivati
Visitabileno
Informazioni militari
Termine funzione strategicaXIX secolo
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La torre Matteucci è un torre medievale della città di Fermo, un tempo denominata "Turris Speculatrix", sita alla fine della località denominata Bore di Tenna, fuori le mura cittadine.

Essa è l'unica torre fermana del periodo tardo medievale ancora esistente.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Anche se non si hanno molte notizie sulle sue origini, è ipotizzabile che sia stata costruita a scopi militari tra il XIII e il XIV secolo. Secondo voci non accertate pare che la "Turris Speculatrix" fosse unita alla vicina abbazia di "San Marco alle Paludi" da una galleria sotterranea utilizzabile come via di fuga.

Ulteriore funzione della torre era quella di avvistamento di eventuali incursioni piratesche nei confronti della città. Per molto tempo si pensò che l’appellativo “Matteucci” fosse dovuto al nome della nota famiglia che volle la sua realizzazione. In realtà è decisamente più probabile che tale denominazione venne assunta dalla struttura solo dopo che questa divenne essere un possedimento della potente famiglia Matteucci.

Nel 1820 la chiesa e la tenuta di San Marco alle Paludi e quindi la stessa Torre furono ereditate dalla famiglia Vitali e alla fine del XIX secolo la torre, che versava in condizioni di abbandono venne usata come torre colombaia.

Agli inizi del XX secolo venne ristrutturata e venne ricostruita la merlatura ghibellina.

A seguito del terremoto del settembre 1997 la torre ha subito ingenti danni ed è stata dichiarata inagibile.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La torre ha una pianta quadra con merlatura alla ghibellina ed era dotata di otto feritoie da moschetto, utilizzabili dai contingenti preposti alla sorveglianza, che solitamente erano composti da una quindicina di persone, ma che in caso di necessità potevano ampliarsi fino ad un centinaio di elementi, inclusi i monaci del vicino monastero.

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