The unending rose

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The unending rose è una poesia di Jorge Luis Borges. È l'ultima dell'opera La rosa profonda (La rosa profunda, 1975), ed è dedicata a Susana Bombal.[1]

Borges immagina il mistico medievale Farid al-Din ʿAttār di Nishapur parlare ormai vecchio con una rosa, dirle della sua sfera, del suo peso, del suo profumo, nel sogno di un bimbo o nei colori dell'orizzonte del suo giardino. ʿAttār è vecchio e cieco, come il poeta, ma rivede nella rosa infinite cose e infinite strade,[2] concludendo:

«[...] Sei musica,
Firmamenti, palazzi, fiumi, angeli,
Rosa profonda, illimitata, intima,
Che Dio indicherà ai miei occhi morti[3]»

La chiave di interpretazione borgesiana è data nel prologo della raccolta, dove è spiegato il ruolo e la missione della parola-simbolo e di ogni verso:

«Due doveri avrebbe ogni verso: comunicare un fatto preciso e toccarci fisicamente, come la vicinanza al mare[4]»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ J. L. Borges, Tutte le opere, vol. II, Mondadori, Milano 1985, pp. 744-745.
  2. ^ sulla visione panteistica della rosa in questi versi, vd. il commento di Héctor Mauas e Marco Mauas su comunidadrussell.com Archiviato il 18 ottobre 2006 in Internet Archive.
  3. ^ J. L. Borges, ibidem.
  4. ^ J. L. Borges, ibidem, p. 661

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