Strategia dei concetti fenomenici

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La strategia dei concetti fenomenici (in inglese Phenomenal Concept Strategy o PCS) è un approccio nel campo della filosofia della mente per fornire una risposta fisicalista ad argomenti contro il fisicalismo (ad. es., le lacune esplicative e gli zombi filosofici). Il nome è stato coniato da Daniel Stoljar[1]. Come ha affermato David Chalmers, PCS "localizza il divario nella relazione tra i nostri concetti di processi fisici e i nostri concetti di coscienza, piuttosto che nella relazione tra i processi fisici e la coscienza stessa"[2]. L'idea è che se si riesce a spiegare perché pensiamo che ci sia un gap esplicativo, questo renderà meno cogenti le motivazioni per mettere in discussione il fisicalismo[2].

Panoramica[modifica | modifica wikitesto]

I sostenitori della strategia dei concetti fenomenici in genere aderiscono[2] a ciò che Chalmers chiama "materialismo di tipo B" (in inglese type-B materialism)[3]. Questa versione sostiene l'esistenza di un divario epistemico ma non ontologico tra la conoscenza scientifica (la fisica come tipo di conoscenza emblematica) e l'esperienza soggettiva, e presenta una versione dualista rispetto ai concetti, ma monista rispetto alla realtà. Per dualismo concettuale, si intende l'avvalersi di concetti differenti che si riferiscono allo stesso oggetto (ad. es., "calore" e "movimento molecolare" sono due concetti diversi che puntano alla stessa proprietà[2]). L'originalità di questa proposta consiste nel suggerimento che i concetti fenomenici sono un tipo di concetti diverso rispetto a quelli cosiddetti fisici o fisico-funzionali (in inglese functional-physical)[2]. Secondo PCS, se le spiegazioni del fisicalismo non appaiono soddisfacenti, ciò dipende dai i concetti fisico-funzionali utilizzati. In particolare, dal fatto che questi ultimi non implichino i concetti fenomenici con i quali caratterizziamo il fenomeno che miriamo a spiegare[4].

Tipi di concetto[modifica | modifica wikitesto]

Chalmers delinea diversi modi in cui i concetti fenomenici potrebbero essere distinti:[2]

Concetti ricognitivi[modifica | modifica wikitesto]

Sono i cosiddetti "dimostrativi-del-tipo" (in inglese, type-demonstratives) con i quali indichiamo "uno di quel (tipo)". Ad esempio:[5]

Supponiamo di andare nel deserto della California e di individuare una pianta grassa mai vista prima. Diventiamo abili a riconoscere le istanze, e acquisiamo una padronanza riconoscitiva del loro tipo, senza alcun nome; siamo disposti a identificare istanze positive e negative e quindi a scegliere un tipo. Queste disposizioni sono tipicamente collegate alla capacità di formare immagini, il cui ruolo concettuale sembra essere quello di concentrare i pensieri su un tipo identificabile in assenza di istanze attualmente percepite.

Peter Carruthers suggerisce[6] che i concetti fenomenici sono riconoscitivi in maniera pura, il che significa[4]:

  1. si applicano direttamente alle istanze
  2. sono isolati concettualmente, cioè non hanno connessioni a priori con altri concetti (inclusi quelli fisici o funzionali).

In altre parole, concetti fisici e fenomenici hanno ruoli concettuali distinti, sono pensati in modi diversi tra loro[7].

Concetti indicali[modifica | modifica wikitesto]

Diversi filosofi hanno suggerito che i concetti fenomenici denotano gli stati cerebrali in modo indicale (un termine che fa riferimento allo nozione di indexical), nella stessa maniera in diciamo "ora" per indicare un momento particolare. Immaginiamo una persona che crede di un certo evento che "inizia a mezzogiorno". A mezzogiorno, la stessa persona matura la convinzione che lo stesso evento "inizia ora". Sembra plausibile pensare che questa sia una convinzione in qualche modo diversa dalla prima seppur riferendosi allo stesso fatto[8]. L'idea dei concetti indicali fa riferimento a questa possibilità, applicata ai nostri stati cerebrali.

Concetti costituzionali[modifica | modifica wikitesto]

Katalin Balog difende una versione costituzionale dei concetti fenomenici, in cui "i token di esperienze servono come modi di presentazione delle proprietà fenomeniche istanziate"[9]. Ad esempio, il concetto di dolore è parzialmente costituito da un token dell'esperienza di dolore[9] quindi un concetto esperibile in maniera diretta. Ciò significa che il referente del concetto non sarà determinato a priori tramite una descrizione dello stesso ma da come il concetto è costituito[9]. Mentre sembra che le informazioni fisiche/funzionali su H2O ci dicano tutto quello che c'è da sapere su di essa, l'esperienza fenomenica offre qualcosa in più proprio perché possiamo afferrare la sostanza della sua natura[9].

Concetti citazionali[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni sostengono che gli stati fenomenici sono una parte dei concetti che usiamo per riferisci ad essi. Ad esempio, Papineau suggerisce che i concetti fenomenici sono citazionali (in inglese, quotational), come a dire "Quello stato: ___"[10].

Egli sostiene che le normali affermazioni di identità fisica (come ad esempio che il calore è energia cinetica molecolare) coinvolgono due descrizioni che possiamo associare nella nostra mente. Al contrario, possiamo pensare un concetto fenomenico solo nel farne esperienza, o almeno immaginandola. Ciò crea l'effetto del cosa-si-prova (in inglese "what-it-is-like"). Quindi[11]:

Questa comunanza soggettiva può facilmente confonderci quando contempliamo identità come dolori = attività neuronale nocicettiva. Ci concentriamo sul lato sinistro, dispieghiamo il nostro concetto fenomenico di dolore (quella sensazione) e quindi proviamo qualcosa di simile al dolore. Poi ci concentriamo sul lato destro, impieghiamo il nostro concetto di neuroni nocicettivo e non sentiamo nulla (o almeno nulla nella dimensione del dolore - possiamo immaginare visivamente assoni e dendriti e così via). E così concludiamo che la parte destra tralascia la sensazione del dolore in sé, la spiacevole cosa-si-prova, e si riferisce solo ai distinti correlati fisici del dolore.

Papineau paragona la situazione alla distinzione uso-menzione: i concetti fenomenici usano direttamente le esperienze a cui si riferiscono, mentre le descrizioni fisiche si limitano a menzionarle[10].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Daniel Stoljar, Physicalism and Phenomenal Concepts, in Mind and Language, vol. 20, n. 5, 2005-11, pp. 469–494, DOI:10.1111/j.0268-1064.2005.00296.x. URL consultato il 24 febbraio 2022.
  2. ^ a b c d e f (EN) David J. Chalmers, Phenomenal Concepts and the Explanatory Gap, Oxford University Press, 2007, DOI:10.1093/acprof:oso/9780195171655.001.0001/acprof-9780195171655-chapter-9, ISBN 978-0-19-517165-5. URL consultato il 24 febbraio 2022.
  3. ^ (EN) David J. Chalmers, Consciousness and its Place in Nature, John Wiley & Sons, Ltd, 2003, pp. 102–142, DOI:10.1002/9780470998762.ch5, ISBN 978-0-470-99876-2. URL consultato il 24 febbraio 2022.
  4. ^ a b (EN) Peter Carruthers e B. Veillet, The Phenomenal Concept Strategy, in Journal of Consciousness Studies, vol. 14, n. 9-10, 1º gennaio 2007, pp. 212–236. URL consultato il 18 marzo 2022.
  5. ^ (EN) Brian Loar, The Nature of Consciousness: Philosophical Debates, a cura di Block, N.J., Flanagan, O.J., and Güzeldere, G, MIT Press, 1997, ISBN 0-262-02399-7, OCLC 34618210. URL consultato il 18 marzo 2022.
  6. ^ (EN) Peter Carruthers, Phenomenal consciousness : a naturalistic theory, Cambridge University Press, 2000, ISBN 978-0-511-48749-1, OCLC 51028878. URL consultato il 18 marzo 2022.
  7. ^ (EN) Christopher S. Hill, [No title found], in Philosophical Studies, vol. 87, n. 1, 1997, pp. 61–85, DOI:10.1023/A:1017911200883. URL consultato il 18 marzo 2022.
  8. ^ (EN) John Perry, The Problem of the Essential Indexical, in Noûs, vol. 13, n. 1, 1979-03, p. 3, DOI:10.2307/2214792. URL consultato il 18 marzo 2022.
  9. ^ a b c d (EN) Katalin Balog, In Defense of the Phenomenal Concept Strategy1: IN DEFENSE OF THE PHENOMENAL CONCEPT STRATEGY, in Philosophy and Phenomenological Research, vol. 84, n. 1, 2012-01, pp. 1–23, DOI:10.1111/j.1933-1592.2011.00541.x. URL consultato il 18 marzo 2022.
  10. ^ a b (EN) David Papineau, Thinking about consciousness, Clarendon Press, 2002, ISBN 0-19-924382-4, OCLC 48515603. URL consultato il 18 marzo 2022.
  11. ^ (EN) David Papineau, Confusions about Consciousness, in RICHMOND JOURNAL OF PHILOSOPHY, ?, 2004. URL consultato il 18 marzo 2022.