Stivali in pelle di montone

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Stivali di montone indossati da aviatori sovietici durante la seconda guerra mondiale.

Stivali in pelle di montone sono stivali fatti in pelle di montone. La lana presente sulla pelle di montone ha ottime proprietà isolanti[1] e, per questo motivo, questi stivali sono normalmente indossati quando fa molto freddo.

Gli stivali in pelle di montone sono stati indossati e utilizzati nei climi più freddi sin dal 500 d.C., data a cui risale una mummia che è stata ritrovata a Subashi in Cina con indosso quelli che possono essere considerati i precursori di questi stivali[2]. Nell'antica Grecia, Platone scriveva che, durante i rigidi inverni di Potidea, molte persone erano solite avvolgere i loro piedi in caldi tessuti di feltro e pelli di montone[3]. Nel diciannovesimo secolo l'esploratore William Knight osservò le popolazioni del Tibet indossare stivali in pelle di montone: le ballerine indossavano stivali di colori variegati e i cavalieri indossavano grandi stivali con pesanti cappotti e pantaloni in pelle di montone.[4] Gli eschimesi e gli inuit delle regioni polari usano da secoli la pelle di montone per realizzare dei caldi stivali chiamati kamipak o marnguaq[5]. Tali stivali vengono poi ingrassati per renderli resistenti all'acqua[6]. Infine, durante l'inverno russo, i contadini indossavano di norma stivali rivestiti in pelle di montone per restare caldi[7].

Gli stivali in pelle di montone furono prodotti a Glastonbury dall'azienda quacchera dei Morland. Questi stivali divennero molto popolari ed ebbero un grande successo nel periodo in cui iniziò a diffondersi il motociclismo, poiché le moto che lasciavano i piedi scoperti erano molto fredde e ventose. Gli stivali della Morland furono utilizzati nella spedizione di Sir Edmund Hillary, che fu la prima a raggiungere la cima del monte Everest nel 1953. Gli stivali non vennero utilizzati per la scalata vera e propria, ma per scaldare gli scalatori durante le ore di riposo[8].

Anche gli aviatori avevano bisogno di indumenti caldi, poiché i loro velivoli non erano pressurizzati e il riscaldamento era inadeguato. Pertanto, a tale scopo, nel ventesimo secolo si diffuse l'uso di stivali, cappelli e giacche in pelle di montone[9]. Durante la prima guerra mondiale il Maggiore Major Lanoe Hawker progettò degli stivali da aviazione in pelle di montone all'altezza della coscia che vennero realizzati per lui da Harrods. Questi stivali divennero rapidamente popolari nei Royal Flying Corps con il nome di fug boots[10]. Questi stivali vennero tuttavia soppiantati dall'introduzione delle tute da aviazione che vennero abbinate a dei più comuni stivali all'altezza del ginocchio rivestiti in pelliccia[11]. I piloti artici, però, avevano bisogno di indumenti particolarmente caldi e continuarono quindi ad utilizzare pesanti stivali in pelle di montone che arrivavano fino alle cosce al posto dei pantaloni[12]. Sia gli indumenti che gli stivali venivano riscaldati elettricamente quando la tecnologia necessaria si rese disponibile.[11]

In Australia, invece, furono progettati degli stivali in pelle di montone che si potevano infilare molto facilmente e vennero commercializzati con il nome di Ugh boots[13]. (Ci sono diverse ipotesi sull'origine del nome e, tra le altre cose, si ipotizza che esso possa derivare dal nome del personaggio di un cartone, dall'abbreviazione di "ugly", cioè "brutto", e da un rielaborazione dei "fug" boots indossati durante la prima guerra mondiale)[13][14][15][16]. Questi stivali divennero popolari grazie ai surfisti che li utilizzavano per riscaldare i loro piedi dopo avere praticato surf nel freddo mare invernale[17]. Il marchio UGG Australia è stato poi importato negli Stati Uniti, dove gli stivali venivano venduti in negozi specializzati, quali ad esempio quelli dedicati ai surfisti[18]. In seguito questi stivali sono diventati popolari per essere stati indossati da attori, attrici e celebrità come Paris Hilton, Leonardo DiCaprio e Oprah Winfrey, cosa che ha portato ad un'esplosione delle vendite[18]. Attualmente è in atto una concorrenza spietata con i marchi rivali (ad esempio Emu Australia) per il dominio di questo mercato.[18]

Gli stivali di montone sono usati sui pazienti costretti a letto per prevenire piaghe da decubito, specialmente al tallone.[19]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cleland, Liza; Davies, Glenys; Llewellyn-Jones, Lloyd, Greek and Roman dress from A to Z, Psychology Press, 2007, pp. 168–169, ISBN 0-415-22661-9.
  2. ^ Evan Hadingham, The Mummies of Xinjiang, collana Discovery Magazine, aprile 1994. URL consultato il 6 maggio 2011.
  3. ^ Archaic and Classical Greece, in The Cambridge History of Greek and Roman Warfare, Cambridge University Press, 2007, p. 244, ISBN 978-0-521-78273-9.
  4. ^ William Henry Knight, Diary of a pedestrian in Cashmere and Thibet, R. Bentley, 1863.
  5. ^ Betty Issenman, Sinews of survival: the living legacy of Inuit clothing, 1997, p. 51, ISBN 978-0-7748-0596-4.
  6. ^ Alaska Eskimo Footwear, 2007, p. 59, ISBN 978-1-60223-006-4.
  7. ^ Dickens, Charles; Ainsworth, William Harrison; Smith, Albert, Bentley's miscellany, vol. 37, Londra, Richard Bentley, 1855, p. 54.
  8. ^ Muriel Searle, Saints and Sheepskin Boots, in West Country History: Somerset, 2002, ISBN 978-1-84150-802-3.
  9. ^ John Farndon, Experimenting with Physics, 2008, p. 80, ISBN 978-0-7614-3929-5.
  10. ^ Mike Chappell, The British Army in World War I, 1 The Western Front 1914-16, 2003, p. 47, ISBN 978-1-84176-399-6.
  11. ^ a b Louise Greer, Anthony Harold, Flying clothing, Airlife Publications, 1979.
  12. ^ Parkas and Sheepskin Boots Keep Arctic Pilots Warm, in Popular Mechanics, maggio 1940, p. 647.
  13. ^ a b Ugh, in Oxford English Dictionary, marzo 2011.
    «Probably < the name Ugh of a series of cartoon characters»
  14. ^ Andrew Terry e Heather Forrest, Where's the Beef? Why Burger King Is Hungry Jack's in Australia and Other Complications in Building a Global Franchise Brand, in Northwestern Journal of International Law and Business, 2008, vol. 28, n. 2, 2008, p. 188, ISSN 01963228 (WC · ACNP).
  15. ^ What's in a name?, in Central Coast Express, 9 marzo 2004, p. 20.
  16. ^ Alphabetical Index Constituent Particulars of Trade Marks 1966, IX, 1967, p. 73.
  17. ^ Surfing World, XII, n. 2, 1969, p. 25.
  18. ^ a b c Emily Cronin, The story of Ugg, in The Daily Telegraph, 30 gennaio 2011.
  19. ^ Roberta Pavy Ramont, Dolores Maldonado Niedringhaus, Fundamental nursing care, Pearson/Prentice Hall, 2004, p. 232, ISBN 978-0-13-094156-5.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]