Questione romana: differenze tra le versioni

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La "'''questione romana'''" è la controversia politica relativa al ruolo di [[Roma]], sede del [[potere temporale del papa|potere temporale ]] del [[Pio IX|Papa]] ma, al contempo, capitale naturale d'[[Regno d'Italia|Italia]].
La "'''questione romana'''" è la controversia relativa al ruolo di [[Roma]], sede del [[potere temporale del papa|potere temporale ]] del [[Pio IX|Papa]] ma,pure, capitale d'[[Regno d'Italia|Italia]].


== Il neonato Regno d'Italia ==
== Il neonato Regno d'Italia ==

Versione delle 18:06, 18 giu 2011

Voce principale: Risorgimento.

La "questione romana" è la controversia relativa al ruolo di Roma, sede del potere temporale del Papa ma,pure, capitale d'Italia.

Il neonato Regno d'Italia

Il 27 marzo 1861, mentre Roma era ancora sotto la sovranità papale, dopo un famoso discorso di Cavour alla Camera dei deputati[1], la città veniva proclamata capitale del nuovo Regno d'Italia[2]: il presidente del consiglio nel suo discorso aveva, inoltre, ricordato le profonde ragioni storiche che motivavano quella decisione e si era mostrato fiducioso nell'annessione per via militare di Roma all'Italia che avrebbe comportato la cancellazione del plurisecolare potere temporale della Chiesa.

Roma era tuttavia protetta da Napoleone III che, al contempo, era il principale alleato e protettore del giovane Regno d'Italia. Il 15 settembre 1864 la Francia e l'Italia stipulano una convenzione con la quale l'Italia si impegna a non attaccare i territori del Santo Padre, mentre la Francia ritira le sue truppe dai medesimi territori [3]. Assente il consenso francese, le uniche azioni furono condotte da Garibaldi, e si conclusero con le tragiche giornate dell'Aspromonte (1862) e di Mentana (1867).

La "questione romana", comunque, non si limitava al solo problema dell'annessione territoriale di Roma, ma chiamava in causa il complesso tema delle relazioni tra Chiesa cattolica e Regno d'Italia: già gravemente compromesse dalla permanente opposizione al Risorgimento, manifestata da Pio IX a partire dal 1849.

L'insistenza papale nell'affermare l'autonomia e l'indipendenza dello Stato della Chiesa ebbe come conseguenze:

  • in Italia: un forte incremento dell'anticlericalismo; la proibizione per i cattolici di partecipare alla vita politica nazionale (non expedit) con conseguente laicizzazione della politica di governo; spaccatura di fatto del Paese ("storico steccato") che portò la Chiesa a valutare negativamente tutto quanto avvenisse nel campo non confessionale;
  • fuori dall'Italia: tutta la vita della Chiesa fu condizionata nella seconda metà dell'Ottocento dalla "questione romana" e dalla necessità di trovare modi e strumenti che garantissero piena libertà al papa.

Dopo porta Pia

Breccia di Porta Pia

Nel 1870, alcune settimane dopo la caduta di Napoleone III (battaglia di Sedan del 1º settembre), l'esercito italiano si fece più ardito e, guidato dal generale Raffaele Cadorna, entrò in Roma, non più difesa dalle truppe francesi (Breccia di Porta Pia del 20 settembre), annettendo il millenario Stato della Chiesa al Regno d'Italia. Il 3 febbraio 1871 Roma è nominata Capitale del Regno d'Italia [4], il 13 maggio 1871 veniva approvata la Legge delle Guarentigie, la quale - come dice il suo nome - stabiliva precise garanzie per il Papa e la Santa Sede.

Il Papa (all'epoca Pio IX), secondo la suddetta legge, diventava suddito dello Stato Italiano, pur potendo godere di una serie di privilegi rispetto agli altri cittadini. Tuttavia il Pontefice non volle mai accettare una legge unilaterale (fu compilata, infatti, su iniziativa del solo Stato italiano) e, a suo parere, eversiva; per questo motivo utilizzò per respingerla un'espressione latina desunta dagli Atti degli apostoli: non possumus (in italiano, "non possiamo"). Rinunciò, inoltre, alla dotazione annua, fissata in lire 3.225.000. [5]

Dal 1871, sia Pio IX sia i suoi successori, non uscirono dai Palazzi Vaticani in segno di protesta - chiamata "questione romana" - che si protrasse per quasi sessant'anni, fino alla stipula dei Patti Lateranensi nel 1929.

Nonostante l'offerta delle Legge delle Guarentigie, i segnali del governo non erano sempre di distensione e di pacificazione. Nel giugno del 1873 il governo estese anche a Roma le leggi anticlericali (leggi Siccardi e successive) e due anni dopo impose pure al clero l'obbligo del servizio militare.[6]

Pio IX nel 1874 e Leone XIII ingiunsero ai cattolici italiani di non recarsi alle urne e con il famoso non expedit (in italiano "non conviene") impedirono loro (per più di trent'anni) la partecipazione attiva alla vita politica del Paese.

I pontificati di Pio X, di Benedetto XV e di Pio XI (nei primi tre decenni del XX secolo) videro, invece, una lenta distensione di rapporti ed un graduale riavvicinamento tra le parti. L'affermazione dei socialisti favorì, inoltre, l'alleanza tra cattolici e liberali moderati (Giolitti) in molte elezioni amministrative, alleanza detta clerico-moderatismo. Segno di questi mutamenti è la lettera enciclica del 1904 Il fermo proposito [7], che, se da un lato conservava il non expedit, ne permetteva tuttavia larghe eccezioni, che poi si moltiplicarono: vari cattolici entrarono, in questo modo, in parlamento, sia pure a titolo personale.

La lenta risoluzione dei contrasti

Breccia di Porta Pia

Immediatamente dopo la fine della Prima guerra mondiale vi furono i primi contatti fra Santa Sede e Regno d'Italia per porre fine all'annosa controversia con una presa di contatto fra monsignor Bonaventura Ceretti e il primo ministro Vittorio Emanuele Orlando. Alla morte di Benedetto XV per la prima volta in tutta Italia le bandiere sono poste a mezz'asta.

Una decisa apertura nei confronti della Chiesa avvenne all'indomani della Marcia su Roma con l'introduzione della religione cattolica nelle scuole, con funzione di ancella della filosofia (1923) e l'autorizzazione ad appendere il crocifisso nelle aule. Già nel gennaio 1923 si aprirono delle trattative segrete con un incontro tra Benito Mussolini e il cardinal Segretario di Stato Pietro Gasparri.

A partire dall'agosto 1926 una serie di incontri riservati, inizialmente ufficiosi, tra il consigliere di Stato Domenico Barone, negoziatore per lo stato italiano, e l'avvocato Francesco Pacelli (fratello maggiore di Eugenio, futuro Pio XII) delegato per la Chiesa cattolica, portarono agli accordi che sarebbero stati formalizzati con i Patti Lateranensi. Alla morte prematura di Barone (4 gennaio 1929), lo stesso Mussolini assunse in prima persona le trattative finali incontrando più volte Pacelli. [8]

La "questione romana" si poté dire definitivamente conclusa, quindi, nel 1929 con la stipula dei Patti Lateranensi, sottoscritti l'11 febbraio di quell'anno da Benito Mussolini e da papa Pio XI rappresentato dal cardinale Gasparri.

I Patti Lateranensi sono richiamati anche nell'articolo 7 [9] della Costituzione della Repubblica italiana, approvato in sede costituente grazie al voto favorevole espresso dai rappresentanti del PCI a seguito di una precisa scelta politica di Palmiro Togliatti.

Note

  1. ^ Fu il discorso della famosa frase: "Noi siamo pronti a proclamare nell'Italia questo gran principio: libera Chiesa in libero Stato" e dell'avvertimento lanciato al Papa: "Santo Padre, il potere temporale per voi non è più garanzia d'indipendenza" [1]
  2. ^ Il discorso di Cavour e il voto della Camera, riportati dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
  3. ^ Convenzione stipulata a Parigi tra il Governo francese e quello italiano per la cessazione della occupazione francese in Roma, e per il trasferimento della Metropoli da Torino in altra Città del Regno. Parigi le 15 Septembre 1864., su sites.google.com, MantuaLex. URL consultato il 15 agosto 2010.
  4. ^ Legge n.33 del 3 febbraio 1871(Gazzetta Ufficiale n.168 del 4 febbraio 1871). Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno N.33 (Serie seconda). Roma capitale del Regno, su sites.google.com, MantuaLex. URL consultato il 15 agosto 2010.
  5. ^ La somma indicata, rivalutata secondo i coefficienti Istat per il periodo 1871-2009 (ultimo anno disponibile, coefficiente 8103,0334) risulta pari a 26,132 miliardi di lire, 13,496 milioni di euro. Vedi: Istat, Indice dei prezzi per le rivalutazioni monetarie, Coefficienti annuali per rivalutare somme di denaro da un determinato anno all'ultimo disponibile. Sito Istat.
  6. ^ M. Guasco, Storia del clero in Italia dall'Ottocento a oggi, Bari 1997, p. 79
  7. ^ Il testo in Magistero Pontificio
  8. ^ Vedi: Giacomo de Antonellis, La diplomazia segreta del Concordato in Storia Illustrata, Numero speciale 1929 : 50 anni fa nel mondo, n. 262, Settembre 1979, pp. 30-38.
  9. ^ «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.»

Bibliografia

  • C. Cardia, Principi di Diritto Ecclesiastico, Giappichelli Editore, Torino.
  • F. Chabod, L'idea di Roma, in Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, Bari, Laterza, 1951, pp. 179-323.
  • H. De Sauclières, Il Risorgimento contro la Chiesa e il Sud. Intrighi, crimini e menzogne dei piemontesi. Controcorrente, Napoli, 2003. ISBN 978-88-89015-03-2
  • A. C. Jemolo, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, Torino 1948
  • G.Martina, Pio IX (1851-1866), Roma 1986, pp. 85-152
  • G. Martina, Pio IX (1867-1878), Roma 1990, pp. 233-282
  • R. Mori, La questione romana 1861-1865, Firenze 1963
  • R. Mori, Il tramonto del potere temporale 1866-1870, Roma 1967
  • R. Pertici, Chiesa e Stato in Italia: dalla grande guerra al nuovo concordato (1914-1984), Bologna, Il Mulino, 2009. ISBN 9788815132802
  • P. Pirri, Pio IX e Vittorio Emanuele II, Roma 1944-1961

Voci correlate

Collegamenti esterni