Sinjar

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Sinjar
città
in arabo سنجار?, Sinjār
Sinjar – Veduta
Sinjar – Veduta
Tempio yazida
Localizzazione
StatoBandiera dell'Iraq Iraq
GovernatoratoNinawa
DistrettoSinjar
Territorio
Coordinate36°19′21″N 41°51′51″E / 36.3225°N 41.864167°E36.3225; 41.864167 (Sinjar)
Altitudine522 m s.l.m.
Abitanti39 875[1] (2006)
Altre informazioni
Fuso orarioUTC+3
Cartografia
Mappa di localizzazione: Iraq
Sinjar
Sinjar

Sinjar (in arabo ﺳﻨﺠﺎﺭ?), nota anche con il nome arabo Shingal[2] (in curdo Şingal o Şengal‎; in lingua farsi شنگاﺭ شنگال[3][4][5][6], in lingua greca antica ed in latino Singara), è una piccola città nell'Iraq nord-occidentale, vicina al confine con la Siria.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Il censimento del 2006 ha rilevato 39.875 residenti.[1] La popolazione è etnicamente varia, con due gruppi predominanti, gli yazidi e i curdi musulmani.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Singara.

Durante l'Impero romano la città di Singara fu un'importante fortezza legionaria al confine romano-persiano e fu molte volte conquistata durante le guerre romano-persiane. Dal 197 fu sede della legione I Parthica. Nel 241 fu conquistata dai Sasanidi di Sapore I, ma venne poi riconquistata dall'imperatore romano Gordiano III (243). Nel 348 fu luogo della battaglia di Singara che vide la vittoria dell'esercito romano dell'imperatore Costanzo II su quello sasanide del re Sapore II; lo stesso re, però, la riconquistò nel 360.

Durante la Guerra civile in Iraq l'area intorno alla catena montuosa Jebel Sinjar è teatro di violenti scontri tra ISIS e le minoranze etniche presenti nell'area, in particolare quella dei curdi yazidi subisce un vero e proprio genocidio. Gli uomini e le anziane sono trucidati in massa, mentre donne e bambine diventano schiave sessuali dei miliziani ed i minori sono arruolati come bambini soldato. La città, dopo diversi tentativi falliti, fu riconquistata dalle forze peshmerga il 13 novembre 2015 e in seguito a ciò fu teatro di violente rappresaglie yazide contro i musulmani sunniti residenti.[7][8]

Nel 2018 un'attivista yazida, Nadia Murad ha vinto il Premio Nobel per la pace dopo essere stata rapita e resa schiava sessuale dai miliziani dello Stato Islamico.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b PopulationMondiale.com
  2. ^ Diane E. King, Kurdistan on the Global Stage: Kinship, Land, and Community in Iraq, Rutgers University Press, 2013, p. 181, ISBN 978-0-8135-6354-1.
  3. ^ Pêşmergeyan Şingal rizgar kirin (Peshmerga liberated Sinjar (in Curdo), su avestakurd.net, Avesta Kurd, 13 novembre 2015. URL consultato il 13 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 16 novembre 2015).
  4. ^ ŞENGAL - Barzanî operasyonê dimeşîne (gav bi gav tên nûkirin), su krd.sputniknews.com, Sputnik News, 12 novembre 2015. URL consultato il 13 novembre 2015.
  5. ^ YAZIDIS i. GENERAL, su iranicaonline.org, Encyclopædia Iranica, 20 luglio 2004. URL consultato il 13 novembre 2015.
    «The Yazidis’ cultural practices are observably Kurdish, and almost all speak Kurmanji (Northern Kurdish), with the exception of the villages of Baʿšiqa and Baḥzānēin northern Iraq, where Arabic is spoken. Kurmanji is the language of almost all the orally transmitted religious traditions of the Yazidis.»
  6. ^ Abul Fazl-i-Ạllámí, Description of the Earth, in The Áin I Akbarí, Translated by H.S. Jarrett, Vol. III, Calcutta, Baptist Mission Press for the Asiatic Society of Bengal, 1894, p. 25–27..
  7. ^ Sarah Raben, The ISIS Eradication of Christians and Yazidis: Human Trafficking, Genocide, and the Missing International Efforts to Stop It, in SSRN Electronic Journal, 2018, DOI:10.2139/ssrn.3118340. URL consultato il 22 febbraio 2019.
  8. ^ Yazidis burn Muslim homes in Iraq's Sinjar: witnesses.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • A. Birley, Septimius Severus, Londra, 1971-1999, p. 132.

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