Silva Carbonaria

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Anche l'attuale foresta primaria di faggi (qui Grib Skov, Nordsjælland, Danimarca) è più accessibile di quando lo fosse una volta la Silva Carbonaria

La Silva Carbonaria, "foresta del carbone",[1] era una fitta foresta primaria di faggi e querce che formavano un confine naturale durante la tarda età del ferro, poi nel periodo romano e nell'Alto Medioevo, attraverso ciò che oggi è il Belgio. La foresta naturalmente si diradava in aperte estensioni di terreno sabbioso a nord e formava una barriera impraticabile nei terreni più duri nella parte meridionale. Ancora più a sud, le più alte sommità e le più profonde vallate fluviali erano coperte dalla non meno impenetrabile antica Arduenna Silva, le Ardenne profondamente intricate, che sono ancora oggi coltivate a foreste. La Silva Carbonaria era una vasta foresta che si estendeva dalla Senna e il Dyle a nord, fino alla Sambre a sud.[2] Ad oriente la Silva Carbonaria si allungava fino al Reno, dove vicino a Colonia nel 388 d.C. il magistri militum praesentalis Nannienus e Quintinus[3] contrattaccò un'incursione dei Franchi attraverso il Reno nella Silva Carbonaria.[4] Le sue lande desolate settentrionali giungevano fino all'allora paludoso sito nell'attuale zona di Bruxelles.[5]

Quando si stabilirono sulla riva sinistra del Reno nel quarto secolo, i Franchi Sali rapidamente occuparono gli aperti territori pianeggianti con le loro paludi costiere, e i gruppi tribali che i romani chiamavano Belgae si allontanarono verso il sud boscoso;[6] là i Celti romanizzati — i "Wala" o "stranieri" ai germanici Franchi — continuarono a parlare un latino volgare: la loro denominazione Wala sopravvive nel termine Walloon. Nel passato la divisione linguistica romanza-germanica che segnò il Belgio fino ai nostri giorni è stata forse collegata troppo facilmente[7] a questi parametri geografici.[8]

Una grande strada romana formante un "asse strategico"[9] collegava il Reno percorrendo Colonia e Maastricht, attraversando la Maas, testa di navigazione. Costeggiando i limiti settentrionali della Silva Carbonaria, passava attraverso Tongeren, Courtrai e Cambrai per giungere fino al mare a Boulogne. La strada maestra era la principale via est – ovest, intercalata in un paesaggio dove le valli fluviali, tributarie della Mosa e la Schelda, si estendevano da sudovest a nordest. Era vitale nell'Alto Medioevo, definita come la chausée Brunehaut, la "Strada di Brunehaut". Come opera pubblica, la sua dimensione diventò inconcepibile nel Medioevo: il cronista Jean d'Outremeuse solennemente racconta nel 1398 che Brunehaut, moglie di Sigeberto I, fece costruire questa grande strada pavimentata nel 526, e che fu completata in una sola notte con l'aiuto del diavolo.[10]

Nel XIX secolo, nelle valli boschive d'altri tempi, i giacimenti di ferro alimentavano il sillon industriel (solco industriale) di Wallonia.

La Silva Carbonaria viene menzionata nella Legge salica dei Franchi,[11] dove è segnato "il confine dei territori occupati dai Franchi".[12] Per un periodo del VI secolo, la Silva Carbonaria formava una barriera tra il Regno Franco Occidentale di Clodoveo e Regno Franco Orientale di Sigiberto lo Zoppo,[13] centrata su Colonia, fino a che questi non venne tempo dopo sconfitto (507), e Clodoveo riuscì a riunire così i due regni, i quali mantennero comunque le loro identità separate durante tutto il governo dei Merovingi.

Le estese regioni dei selvaggi terreni boscosi appartenevano ai monasteri. L'Abbazia benedettina di Lobbes si trova nella Silva Carbonaria e quella di Saint Foillan, nella Foresta di Soignes/Zoniënwoud non lontana da Nivelles.[14]

Il carbone di legna — che diede origine al nome della foresta, dentro la quale una volta sembravano inesauribili i boschi che lentamente poi finirono per essere trasformati — fu richiesto per alimentare i numerosi forni fusori che forgiavano il ferro trovato abbondante negli affioramenti messi a nudo dall'erosione del fiume. Anche prima che i romani arrivassero, le armi di ferro forgiate nella Silva Carbonaria furono barattate dai Belgi ai loro cugini del sudest della Britannia. Nell'Alto Medioevo ulteriori terreni boschivi vennero cancellati. Oggi tutto ciò che rimane della Silva Carbonaria è la Foresta di Soignes/Zoniënwoud,[15] protetta perché è stata sistemata in modo indipendente come una pregiata zona di caccia. All'inizio del XIX secolo l'area rimasta di questa primeva foresta, ancora coperta per circa 100 chiilometri quadrati, a causa del taglio e prelievo di legname da costruzione, è diminuita fino alla sua attuale area protetta di 44,21 km².

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Detta anche Carbonarius saltus, "il burrone di carbone o bosco selvaggio" — nel senso di "inadatto per l'aratro" (Hoffmann 1698, s.v. "Carbonarius saltus"); il lessicografo Hoffmann trovò la Carbonaria silva menzionata da Gregorio di Tours, dal cronista del XII secolo Sigebert di Gembloux, e da Johannes Trithemius.
  2. ^ (EN) F. L. Ganshof, "Organizzazione della grande proprietà terriera medioevale nei Paesi Bassi nel settimo, ottavo e nono secolo" Transazioni della Società Storica Reale, 4ª Serie 31 (1949:29-59) p. 30.
  3. ^ (EN) A. H. M. Jones, John Robert Martindale, J. Morris, eds. La Prosopografia del Tardo Romana Impero, 1971 s.v. Quintinus"
  4. ^ Secondo Sulpicio Alessandro, citato da Gregorio di Tours, Storia dei Franchi ii.9: multos Francorum, qui Rhenum transierant, a Romanis apud Carbonariam ferro peremptos tradit, citato da Hoffmann 1698.
  5. ^ (EN) André De Vries, Brussels: Una Storia Culturale e Letteraria, 2003:18.
  6. ^ (EN) Émile Cammaerts, Una storia del Belgio dall'invasione romana ad oggi, 1921: ch. 1 "la Foresta di Carbone".
  7. ^ Cammaerts 1921:34, nelle generali conclusioni seguenti basate sulla toponimia dello storico Godefroid Kurth.
  8. ^ La storiografia di questa idea viene tracciata da Luc van Durme nel "Genesi ed evoluzione della lingua di frontiera romanza-germanica in Europa", in Jeanine Treffers-Daller e Roland Willemyns, editori. Contatti linguistici alla frontiera romanza-germanica, 2002:39ff.
  9. ^ Van Durme 2002:11.
  10. ^ Le confuse origini leggendarie della chausée Brunehaut furono districate ed esaminate da J. Lestoquoy, "La strana storia della Chaussée Brunehaut" Archiviato il 28 luglio 2011 in Internet Archive., in Arras au temps jadis 1946; vedi "Presentazione di Brunehaut e suoi villaggi".
  11. ^ Il titolo 47 della Lex Salica specifica che le parti interessate in una contestata proprietà hanno quaranta giorni di tempo per comparire in giudizio, se vivono tra i confini della Silva Carbonaria e la Loira; altrimenti verranno permessi ottanta giorni. (T.M. Charles-Edwards, in Iorwerth Eiddon e Stephen Edwards, eds. The Cambridge Ancient History, vol. XV [Cambridge University Press] 2005:273.
  12. ^ Così Gregorio di Tours annota, Rhenum transierunt, pluribus suorum in Romano relictis solo, ad repetendam depopulationem paratis, cum quibus congressua Romanis adcomodus fuit, multis Francorum apud Carbonariam ferro perimptis. (Historia Francorum II.9.).
  13. ^ "In quel periodo, la silva Carbonaria separava il regno salico di Clodoveo dal dominio orientale di Sigiberto." (The Cambridge Ancient History, eo.loc.); "La Silva Carbonaria formò per un certo tempo una barriera naturale fra Salii e Ripuari, sebbene non possa essere dimostrato con molta efficacia," (John Michael Wallace-Hadrill, L'Occidente Barbaro, 400-1000 1996:70); nella cronaca del Monastero di Sant'Arnolfo (Saint Arnulf), sotto l'anno 690: adunato exercitu Peppinus ad Carbonariam silvam pervenit: qui terminus utraque Regna dividit.
  14. ^ Hoffmann 1698, Laubiense Monasterium in Silva Carbonaria esse situm, auctore Fulcuino; esse et Coenobium S. Foillani in silva Soniaca parte Carbonariae non longe a Niviala:
  15. ^ De Vries 2003:13; Hofmann, nel tardo XVII secolo, annotava questo avanzo negli scritti di Gotefridus Wendelinus e anche segnala i resti nella Foresta di Mormaux o Mormal, il Bois de Cirau, e il terreno boschivo chiamato Die Leu che si estende da Lovanio fino all'entrata di Diesten, il manto forestale di Hageland o Hagelanden.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]