Shirin (film)

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Shirin
Una spettatrice 'nel' film
Titolo originaleShirin شیرین
Paese di produzioneIran
Anno2008
Durata92 min
Generedrammatico
RegiaAbbas Kiarostami
SceneggiaturaAbbas Kiarostami
FotografiaMahmoud Kalari
MontaggioAbbas Kiarostami e Arash Sadeghi
Interpreti e personaggi

Shirin è un film del 2008 diretto da Abbas Kiarostami, presentato Fuori Concorso alla 65ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia[1].

Trama[modifica | modifica wikitesto]

In un cinema, centoquattordici spettatrici assistono alla proiezione dell'adattamento cinematografico di un classico della letteratura persiana del XII secolo, Khosrow e Shirin, girato dallo stesso Kiarostami. Lo schermo del cinema non viene mai inquadrato e vengono mostrate solo le reazioni delle spettatrici.

Il film consiste infatti in una lunga carrellata dei volti delle donne in sala.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film è stato presentato Fuori Concorso nel 2008 al Festival del Cinema di Venezia. In Italia il film non è stato distribuito[1].

Regia[modifica | modifica wikitesto]

Alcune attrici, come Juliette Binoche, non hanno assistito realmente all'adattamento proiettato nella sala cinematografica, ma sono state messe per cinque minuti dinanzi a un pannello bianco con tre punti neri e le loro reazioni sono state inserite in un momento successivo durante il montaggio[2].

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Su Cinematografo.it, Silvio Grasselli ha scritto: "Incredibilmente affine al memorabile corto che negli anni settanta il lituano Herz Frank realizzò 'semplicemente' registrando le reazioni di un bambino davanti a uno spettacolo di marionette, il film di Kiarostami non si limita ad una vieta metariflessione sul mezzo cinematografico; con coraggio invece s’interroga prima di tutto sullo speciale statuto dello spettatore cinematografico, polo del dispositivo sempre meno certo e definito, per poi spingere il discorso del film fino ai limiti della visione, al senso del non-visibile"[2].

Su il manifesto, Cristina Piccino ha scritto invece che "Vengono in mente i lavori di Shirin Neshat, la splendida artista iraniana, e probabilmente questo film sarebbe perfetto nello spazio di una galleria o qualsiasi altro luogo che non sia la sala"[2]. Più caustico Maurizio Porro sul Corriere della Sera, che ha sottolineato che "All'anteprima c'è stato un fuggi fuggi storico con anziani critici che saltavano i gradini pur di guadagnare l'uscita"[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b DUE FILM IRANIANI E UNA SALA EUROPEA, su minimaetmoralia.it.
  2. ^ a b c d Shirin, su cinematografo.it.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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