Satar Jabar

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Fotografia scattata da un soldato americano a Satar Jabar

Satar "Peller" Jabar era un prigioniero detenuto nella Prigione di Abu Ghraib, a Baghdad, durante le prime fasi della guerra combattuta dall'esercito statunitense in Iraq (2003-2011). La foto di Jabar è diventata il simbolo delle torture inflitte ai prigionieri ad Abu Ghraib, ed è stata pubblicizzata ampiamente dai resoconti giornalistici su questo scandalo, e nella satira politica.

Torture a Abu Ghraib[modifica | modifica wikitesto]

Durante la sua detenzione, Satar Jabar fu sottoposto a torture fisiche e psicologiche da membri dell'esercito americano. Jabar non era detenuto ad Abu Ghraib perché sospettato di terrorismo, come comunemente si crede, ma per aver rubato un'auto con ancora i suoi passeggeri a bordo.[1]

A Jabar fu messo un cappuccio, fu poi fatto salire su una scatola di cartone e gli furono attaccati dei cavi elettrici sia alle mani che al pene. Dopodiché gli fu detto che se fosse caduto avrebbe ricevuto scosse elettriche. In seguito i soldati americani sostennero che i cavi non erano elettrificati, e che Jabar non rischiava l'elettrocuzione, ma solo una minaccia di elettrocuzione.

Queste dichiarazioni furono in seguito smentite dallo stesso Jabar, il quale dichiarò che i cavi erano elettrificati, e furono usati per dargli scosse elettriche. Non è possibile provare la veridicità di nessuna delle due versioni. Va però notato che dozzine di altri ex-detenuti ad Abu Ghraib hanno subito torture fisiche, che in alcuni casi sono state mortali. Il trattamento che Jabar sostiene di aver ricevuto era prassi comune ad Abu Ghraib.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Julie Scelfo, Rod Norlands, "Beneath the Hoods", Newsweek, pagina recuperata dalla cache di Google il 10 ottobre 2007 http://www.msnbc.msn.com/id/5412316/site/newsweek/

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]