Sacheen Littlefeather

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Sacheen Littlefeather alla cerimonia dell'Oscar 1973 con il discorso di Marlon Brando

Sacheen Littlefeather, nota in italiano come Piccola Piuma[1], pseudonimo di Marie Louise Cruz (Salinas, 14 novembre 1946Novato, 2 ottobre 2022[2]), è stata un'attrice e attivista statunitense. Era nota per aver rappresentato Marlon Brando alla 45ª edizione dei Premi Oscar nel 1973, dove lei, a nome di Brando, ha rifiutato il premio come miglior attore vinto per la sua interpretazione in Il padrino. Brando boicottò la cerimonia come protesta contro il trattamento riservato ai nativi americani ad Hollywood e per attirare l'attenzione sull'occupazione di Wounded Knee. In quell'occasione indossò un tipico abito Apache.

Nel giugno 2022, l'Academy ha inviato a Littlefeather una dichiarazione di scuse, che è stata letta per intero durante un evento organizzato il 17 settembre seguente.[3][4]

Poco dopo la sua morte nel 2022, alcune ricerche misero in dubbio la supposta appartenenza del padre alle tribù native americane Apache e Yaqui, o a qualsiasi altro legame con altri popoli nativi americani, e quindi la sua supposta discendenza nativa americana.[5]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Maria Louise Cruz è nata il 14 novembre 1946 a Salinas, in California. Sua madre era di origine franco-tedesca-olandese, suo padre era di origine ispano-messicana, ma lei sostenne che discendeva dagli White Mountain Apache, una tribù degli Apache occidentali, e dagli Yaqui.

Mentre frequentava il California State College di Hayward (ora California State University, East Bay) e studiava recitazione e dizione, continua ad approfondire la sua identità di nativa americana. Nel 1969 si era unita allo United Bay Indian Council[6]. Nel 1970 partecipò all'occupazione di Alcatraz[7] e adottò il nome di Sacheen Littlefeather. Sosteneva di aver scelto il nome Sacheen perché era il nome con cui la chiamava suo padre prima che morisse, mentre Littlefeather derivava dalla piuma che portava sempre tra i capelli[8]. {{Non chiaro | Imparò molto di più sulle usanze dei nativi americani dagli anziani e dagli altri manifestanti, come Adam Fortunate Eagle (allora noto come Adam Nordwall).}}

Il 23 marzo 1973 salì sul palco del Dorothy Chandler Pavilion per ritirare l'Oscar al miglior attore vinto da Marlon Brando per Il padrino.[9] Per l'occasione l'attore scrisse un discorso di otto pagine da far leggere alla Littlefeather, ma il produttore Howard Koch impedì di leggerlo per intero, informandola che avrebbe avuto solamente un minuto.[10] Nel suo discorso si presentò come apache, criticando la rappresentazione dei nativi americani quale veniva fatta da Hollywood e citando i recenti fatti a Wounded Knee.[11]

Il premio per il miglior attore fu consegnato dall'attrice norvegese Liv Ullmann e dall'attore britannico Roger Moore i quali, dopo aver fatto un breve commento e aver annunciato i cinque nominati, hanno dichiarato Brando vincitore. Littlefeather salì sul palco alzando la mano per rifiutare l'Oscar che Moore le voleva consegnare. Discostandosi dal discorso preparato, dichiarò quanto segue[12]:

«Salve, il mio nome è Sacheen Littlefeather. Sono Apache e sono presidente del National Native American Affirmative Image Committee. Questa sera rappresento Marlon Brando, che mi ha chiesto di dirvi, in un lunghissimo discorso che non posso condividere con voi ora per motivi di tempo, ma che sarò lieta di condividere con la stampa in seguito, che con grande rammarico non può accettare questo generosissimo premio. I motivi sono il trattamento riservato oggi agli Indiani d'America dall'industria cinematografica - scusate... [fischi e applausi] e in televisione nelle repliche dei film, e anche per i recenti avvenimenti a Wounded Knee. Spero di non aver disturbato questa serata e che in futuro i nostri cuori e le nostre intese si incontreranno con amore e generosità. Grazie a nome di Marlon Brando.»

Il produttore degli Oscar Koch e il regista Marty Pasetta hanno entrambi ricordato che John Wayne era in attesa tra le quinte e che dovette essere trattenuto per evitare che la costringesse a scendere dal palco. In una successiva conferenza stampa, Littlefeather lesse ai giornalisti il discorso che Brando aveva preparato; il New York Times pubblicò il testo completo il giorno successivo[13][14].

Dopo l'apparizione agli Oscar, Littlefeather raccontò di essere stata inserita nella lista nera della comunità di Hollywood[15] e di aver ricevuto minacce. Affermò che i media pubblicarono diverse falsità, come il fatto che non fosse una nativa americana o che avesse affittato l'abito per l'occasione. Affermò che il governo federale favorì l'inserimento del suo nome nella lista nera per ridurre l'attivismo dei nativi americani dopo Wounded Knee.

Nel giugno 2022, l'Academy inviò a Littlefeather una dichiarazione di scuse. La dichiarazione è stata letta integralmente il 17 settembre seguente, in occasione dell'evento An Evening with Sacheen Littlefeather, che ha reso omaggio all'attivista e che l'ha vista protagonista di conversazione con il produttore Bird Runningwater, co-presidente della Academy's Indigenous Alliance.[3][4]

L'attivista ha commentato le scuse dell'Academy con ironia, dichiarando: "Non è mai troppo tardi per le scuse. Noi indiani siamo persone molto pazienti, sono passati solo 50 anni! [...] Dobbiamo mantenere sempre il nostro senso dell'umorismo. È il nostro metodo di sopravvivenza".[3]

Prima di acquisire notorietà durante la notte degli Oscar, posò come modella per la rivista Playboy.[16] Negli anni 1980 partecipò a campagne per la lotta all'AIDS, malattia che ha causato la morte del fratello.[17]

Nel corso della sua vita, Sacheen Littlefeather ebbe numerosi e gravi problemi di salute: a 4 anni contrasse la tubercolosi[18], all'inizio degli anni Settanta tentò il suicidio e fu ricoverata in un istituto psichiatrico per un anno[19], nel 1991 le venne asportato un tumore al colon, nel 2012 guarì da un cancro al seno che però si ripresentò nel 2018[20][21]. In un'intervista del 2021, Littlefeather dichiarò che quest'ultima neoplasia aveva metastatizzato il polmone destro e che la malattia era in fase terminale[22].

È morta nel 2022, nella sua casa di Novato, California, all'età di 75 anni.

In seguito la scrittrice e attivista Navajo Jacqueline Keeler intervistò le due sorelle di Cruz, le quali dichiararono che la loro famiglia non discendeva da nativi americani e che Cruz aveva inventato di avere origini native. Dissero anche che il padre, nato a Oxnard, in California, era di origine Ispanica-Messicana, e non aveva alcun legame di sangue con i nativi.[23]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Claver Salizzato, Marlon Brando, Roma, Gremese, 1996, p. 48, ISBN 88-7605-941-5.
  2. ^ (EN) Rebecca Sun, Rebecca Sun, Sacheen Littlefeather, Who Delivered Marlon Brando’s Oscar Rejection Speech, Dies at 75, su The Hollywood Reporter, 3 ottobre 2022. URL consultato il 3 ottobre 2022.
  3. ^ a b c L'Academy si è scusata con Sacheen Littlefeather, su Il Post, 16 agosto 2022. URL consultato l'11 febbraio 2023.
  4. ^ a b (EN) THE ACADEMY MUSEUM WELCOMES SACHEEN LITTLEFEATHER FOR AN EVENING OF CONVERSATION, HEALING, AND CELEBRATION ON SEPTEMBER 17, su Oscars.org, 12 agosto 2022. URL consultato l'11 febbraio 2023.
  5. ^ https://www.sfchronicle.com/opinion/openforum/article/Sacheen-Littlefeather-oscar-Native-pretendian-17520648.php
  6. ^ Ken Kelley, Exclusive Interview, in Berkeley Barb, 6–12 aprile 1973, pp. 2–3, 14. URL consultato il 7 aprile 2022 (archiviato dall'url originale il 2 giugno 2022).
  7. ^ Lisa Snell, What would Sacheen Littlefeather say?, su Native American Times, 26 ottobre 2010. URL consultato il 7 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2021).
  8. ^ Profile: Sacheen Littlefeather, in Talking Leaf, 1973, p. 3. URL consultato il 7 aprile 2022 (archiviato dall'url originale il 26 maggio 2022).
  9. ^ (EN) THE 45TH ACADEMY AWARDS, su oscars.org, Academy of Motion Picture Arts and Sciences.
  10. ^ (EN) Steve Rose, 'I promised Brando I would not touch his Oscar': the secret life of Sacheen Littlefeather, su The Guardian, 3 giugno 2021.
  11. ^ (EN) Lisa Snell, What would Sacheen Littlefeather say?, su Native Times, 26 ottobre 2010. URL consultato il 2 aprile 2022 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2021).
  12. ^ Oscars, Marlon Brando's Oscar win for "The Godfather", su youtube.com, YouTube, 2 ottobre 2008. URL consultato l'8 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2011).
  13. ^ Marlon Brando, That Unfinished Oscar Speech, su The New York Times, 30 marzo 1973. URL consultato l'11 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2022).
  14. ^ Dina Gilio-Whitaker, A Recent TV Slur Revives Debate About Sacheen Littlefeather and Her Role in Marlon Brando's Oscar Refusal, su Indian Country Today, 24 novembre 2012. URL consultato il 7 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 1º giugno 2022).
  15. ^ Joan Smith, Young once, Indian forever, in The San Francisco Examiner, 3 luglio 1988, p. 239. URL consultato il 6 aprile 2022 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2022).
  16. ^ (EN) Dina Gilio-Whitaker, A Recent TV Slur Revives Debate About Sacheen Littlefeather and Her Role in Marlon Brando's Oscar Refusal, su Indian Country Today, 13 settembre 2018.
  17. ^ (EN) It's Oscar Time—Do You Know Where Sacheen Littlefeather Is?, su People, 26 marzo 1990.
  18. ^ Ray Bennett, Publicity was not my reason for doing it, in The Windsor Star, 7 dicembre 1974, pp. 41. URL consultato il 2 maggio 2022.
  19. ^ Earl Wilson, Sacheen 'no militant, no politician', in Independent Press-Telegram (Long Beach, California), 8 dicembre 1974, pp. 57. URL consultato il 6 aprile 2022.
  20. ^ Mick LaSalle, Baring heart and . . ., in The San Francisco Examiner, 14 marzo 1999, pp. 329. URL consultato il 2 maggio 2022.
  21. ^ Jeremy Fuster, Sacheen Littlefeather, Who Rejected Oscar for Marlon Brando, Has Stage 4 Cancer, in TheWrap, 5 marzo, 2018. URL consultato il 7 aprile 2018.
  22. ^ Steve Rose, 'I promised Brando I would not touch his Oscar': the secret life of Sacheen Littlefeather, in The Guardian, 3 giugno 2021.
  23. ^ Le sorelle accusano, "Piccola Piuma non era Nativa" - Cinema, su Agenzia ANSA, 23 ottobre 2022. URL consultato il 17 gennaio 2023.

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