Rosencrantz e Guildenstern sono morti

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Rosencrantz e Guildenstern sono morti
Tragicommedia in tre atti
AutoreTom Stoppard
Titolo originaleRosencrantz and Guildenstern Are Dead
Lingua originaleInglese
Composto nel1964
Prima assoluta24 agosto 1966
Festival di Edimburgo
Prima rappresentazione italiana24 gennaio 1968
Teatro Metastasio, Prato
Versioni successive
Josip Zovko, Hamlet, HNK Split, foto: Matko Biljak
Personaggi
  • Rosencrantz
  • Guildenstern
  • Attore
  • Claudio
  • Alfredo
  • Gertrude
  • Polonio
  • Amleto
  • Ofelia
  • Attore-re
  • Un soldato
  • Orazio
  • Un ambasciatore
Riduzioni cinematograficheRosencrantz e Guildenstern sono morti
 

Rosencrantz e Guildenstern sono morti (Rosencrantz and Guildenstern are dead) è una tragicommedia, legata al teatro dell'assurdo e all'esistenzialismo, scritta dal commediografo inglese Tom Stoppard.

L'opera nacque come atto unico in versi nel 1964 col titolo Rosencrantz and Guildenstern Meet King Lear. Rielaborata in tre atti, viene messa in scena per la prima volta nel 1966 al Festival di Edimburgo[1].

Secondo una testimonianza dell'autore, riguardo alle varie rappresentazioni teatrali di questa commedia, effettuate in giro per il mondo, diverse possono essere le cose che cambiano da una rappresentazione all'altra:

«Dubito che ci siano mai stati due allestimenti uguali in due luoghi geografici diversi e ciò mi sembra assolutamente sensato: una battuta o un gioco di parole che risulta comico a Londra può apparire insulso a Milano (o a New Orleans) e non c'è alcun merito a conservarlo a tutti i costi solo perché era nella sceneggiatura originale.»

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Narra la storia di Rosencrantz e Guildenstern, due personaggi minori della tragedia Amleto (Hamlet), di William Shakespeare, che vengono convocati alla corte del re di Danimarca con il compito di aiutare Amleto, in realtà con lo scopo di capire (e riferire) se egli sia diventato pazzo o se stia fingendo. Il titolo deriva da una battuta pronunciata da un ambasciatore inglese nel finale della tragedia shakespeariana.

Rappresentazioni[modifica | modifica wikitesto]

La prima italiana è stata il 24 gennaio 1968 presso il Teatro Metastasio di Prato, produzione Compagnia dei Quattro. Testo tradotto da Paola Ojetti, regia di Franco Enriquez, scene e costumi di Emanuele Luzzati, musiche di Giancarlo Chiaramello. Interpreti: Valeria Moriconi, Paolo Ferrari, Mario Scaccia, Adriana Innocenti, Luciano Virgilio, Piero Nuti, Donato Castellaneta, Sandro Pizzocchero, Ireneo Petruzzi, Silvana De Santis, Adolfo Belletti, Maria Adelaide Zaccaria, Luigi Palchetti, Alfredo Piano.

Adattamento cinematografico[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1990 l'opera letteraria venne adattata per il grande schermo e il lungometraggio, che fu presentato durante la 47ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia del medesimo anno, conseguì il Leone d'Oro.[3]

Il film dal titolo omonimo fu diretto dallo stesso Tom Stoppard (nel suo esordio alla regia), con Tim Roth (Guildenstern), Gary Oldman (Rosencrantz), Richard Dreyfuss, Joanna Roth, Iain Glen, Donald Sumpter, Joanna Miles e Ian Richardson.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sito sull'opera di Stoppard
  2. ^ Dalla prefazione[collegamento interrotto] all'edizione di Simon French del 1970, ISBN 978-0-573-01338-6
  3. ^ Ma io lo difendo... di Irene Bignardi. Da Repubblica del 16 settembre 1990

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