Ritratto d'uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio

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Ritratto d'uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio
AutoreSandro Botticelli
Data1474-1475 circa
Tecnicatempera e stucco dorato su tavola
Dimensioni57,5×44 cm
UbicazioneGalleria degli Uffizi, Firenze

Il Ritratto d'uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio è un dipinto a tempera su tavola con calco in stucco dorato sulla medaglia (57,5x44 cm) di Sandro Botticelli, databile al 1474-1475 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'opera, che a seconda delle identificazioni gli studiosi fanno oscillare la data tra il 1470 e il 1477, arrivò agli Uffizi nel 1666 dalle raccolte del cardinale Carlo de' Medici. Gli inventari più antichi delle Gallerie fiorentine citano l'opera di anonimo e in quello del 1825 è assegnato a Filippino Lippi. Morelli fu il primo ad attribuirlo a Botticelli, seguito poi da tutta la critica con l'eccezione di Bode (1904), che non lo riteneva di qualità sufficientemente elevata.

Il personaggio ritratto è ignoto e nel tempo sono state fatte numerose ipotesi: da Pico della Mirandola (inventario del 1704) a Piero il Gottoso (inventario del 1825), Piero il Fatuo (Müntz), Giovanni di Cosimo de' Medici (Horne) o il suo presunto figlio illegittimo Bertoldo di Giovanni. Col tempo si è fatta strada che si tratti del ritratto dell'autore della medaglia (Burkhardt, Friedlaender, J. de Foville, Mandel), facendo venire fuori i nomi di Niccolò Fiorentino, Cristoforo di Geremia o Antonio Filipepi, fratello del pittore, che forse è l'ipotesi più plausibile.

Descrizione e stile[modifica | modifica wikitesto]

Hans Memling, Ritratto d'uomo con una medaglia romana

Il giovane effigiato, dalla folta chioma castana, è mostrato di tre quarti voltato verso sinistra, con le spalle, il busto e le mani, che reggono saldamente una grossa medaglia di Cosimo de' Medici detto "il Vecchio". Il vestito è tipico della borghesia fiorentina dell'epoca, con la preziosa tinta nera, una delle più costose, e una berretta rossa in testa. Gli occhi si voltano a fissare lo spettatore, con uno sguardo leggermente malinconico. Lo sfondo è un paesaggio fluviale tratteggiato a grandi linee, con un cielo che si schiarisce verso l'orizzonte. L'iscrizione sulla medaglia, che fu realmente coniata tra il 1465 e il 1469 (ne esiste un esemplare al Bargello) recita MAGNUS COSMVS MEDICES PPP (cioè Primus Pater Patriae[1]).

Lightbown notò la somiglianza del personaggio con un Ritratto d'uomo con una medaglia romana di Hans Memling nel Museo reale di belle arti di Anversa. Eseguito intorno al 1470, presenta notevoli somiglianze, ma come era già successo in altri casi però, il richiamo ai modelli fiamminghi costituì forse il semplice punto di partenza per l'artista che tese in seguito ad astrarre sempre più le figure dal loro contesto. Notevole è inoltre la somiglianza con l'autoritratto di Sandro nell'Adorazione dei Magi, che farebbe propendere per l'ipotesi che l'effigiato sia suo fratello, orafo e medaglista dei Medici, citato per l'appunto in alcuni documenti dell'archivio mediceo per la doratura di alcune medaglie.

La medaglia, rappresentata con una notevole sensibilità materica nel restituire la consistenza dello stucco consumato, usato come modello per la medaglia vera e propria, è quella coniata in occasione della nomina di Cosimo come "Pater Patriae" nel 1465, un anno dopo la sua morte. Si tratta di un'opera che dovette avere ampia diffusione, Rappresentata ad esempio ancora copiata in un manoscritto aristotelico redatto da Francesco di Antonio del Chierico per Piero di Lorenzo de' Medici.

Lo stile del ritratto è tipico della tradizione fiorentina dell'epoca, con un giusto equilibrio tra sinteticità e gratificazione celebrativa del protagonista, a cui si aggiunge una sottile tensione psicologica data dal contatto visivo diretto con lo spettatore. Lo sguardo intenso, i lineamenti, fortemente personalizzati, addolciti dalla ricerca di una bellezza formale assoluta, che si lega con le teorie dell'Accademia neoplatonica che proprio in quegli anni cominciavano a diffondersi. Le mani sono agili e nervose e tengono con fermezza la medaglia, quasi a sottolineare un fiero attaccamento. Il ritratto è dominato dal linearismo formale del contorno, che non esita a mettere in secondo piano la terza dimensione, come si vede nel blocco scuro del busto, in cui le spalle appaiono incertamente proporzionate.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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