Rigatino (architettura)

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Il rigatino, o tratteggio, è una tecnica utilizzata in alcune tipologie di restauro, messa a punto a Roma dall'Istituto Centrale per il Restauro negli anni '40, consistente nel trattare la superfici "aggiunte" per reintegrare un manufatto artistico o architettonico (dipinti su tavola, su tela, affreschi, superfici murarie...) attraverso una trama rigata.[1]

Lo scopo della tecnica del "rigatino" è quello di rendere possibile la leggibilità delle parti aggiunte all'opera oggetto di restauro, rispettando così i moderni criteri di distinguibilità. Tuttavia, tale tecnica, essendo rivolta al solo trattamento delle superfici apportate, non va ad ostacolare la veduta d'insieme del manufatto artistico o architettonico, che viene percepito nella sua unità volumetrica e stilistica.

Per la prima volta praticato a Viterbo nella chiesa di Santa Maria della Verità nella cappella Mazzatosta situata a piazza Crispi. La reintegrazione pittorica ha fondamento concettuale nell'opera di Cesare Brandi Teoria e critica del restauro (1963).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tratteggio. In: Angela Weyer et al. (a cura di), EwaGlos, European Illustrated Glossary Of Conservation Terms For Wall Paintings And Architectural Surfaces. English Definitions with translations into Bulgarian, Croatian, French, German, Hungarian, Italian, Polish, Romanian, Spanish and Turkish, Petersberg, Michael Imhof, 2015, p. 333. URL consultato il 1º febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 25 novembre 2020).