Resurrezione di Cristo (Moroni)

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Resurrezione di Cristo
AutoreGiovan Battista Moroni
Data1548
Tecnicaolio su tela
Dimensioni220×133 cm
UbicazioneChiesa di San Martino, Sovere

La Resurrezione di Cristo è un'opera di Giovan Battista Moroni olio su tela, conservata come pala d'altare nella chiesa di San Martino di Sovere, oggetto di restauro nel 2013.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Del dipinto si conserva la documentazione della commissione del 1561 e del pagamento che ne chiedeva la realizzazione entro la Pasqua dell'anno successivo. La registrazione venne fatta il:

«3 giugno 1561 per fare ordinare il mistere della passione in far far li breve 40 driademe e le astine di frassino al tornidor da lovere a nr Galeazzo depentor ed in colla colore ed altre cose e messi mandati a Clusone, a Lovere ed Albino ed uno a messer Archangelo per scriver detto breve e diverse due opere in tutto 24 lire ed 11 soldi oltre le fatiche di pre Lorenzo e sue spese fatte indar da mangiar a più persone in quelle giornate del quale non vole mento salvo le sopradette spese. 22 marzo 1562 per tante spese per far una ancona all'altare della scola per contadi al depertor mr Battista Moroni di Albino 20 scudi da 6:15 l'uno e per far capcocielo e la bevesta sotto scudi 10 6:15 l'uno per far il frotnespizio e diverse altre cose all'intagliatore scudi 5 a 6:15 om tutto scudi 35 per un totale di 235:5»

Il dipinto ebbe da subito successo tanto che viene citato da Donato Calvi nel 1666 come un dipinto di quelli stimati e conservati nella chiesa di San Martino, e dal Tassi che scrisse: ...la resurrezione di Cristo, è di Gio B.a Moroni e vedesi di sua mano [...] in quella di Sovere la Risurrezione di nostro Signore.[2] Nel 1931 Angelo Pinetti ne fa un'ulteriore descrizione: Pala d'altare a sinistra del presbiterio, entro ancora in stucco [...]. Fra i quadri del Moroni registrati dal Tassi [...] è certo uno dei migliori.[3]

Nel 1960 il dipinto fu restaurato ad opera di Mauro Pelliccioli, prima che venisse esposto in una mostra, che relazionò circa lo stato di conservazione. Il dipinto, infatti, presentava una copertura di polvere e vernice ossidata, con restauri settecenteschi che ne avevano alterato i colori originali. Questi dichiarò che il dipinto era da considerarsi tra i migliori d'arte sacra eseguiti dall'artista albinese, che era molto famoso per i suoi ritratti ma considerato di minor qualità sull'esecuzione di opere di carattere religioso.

Mina Gregori nel suo Pittura a Bergamo del 1991 descrive l'opera collegandola ai lavori del Moretto, suo maestro, pur con una miglior capacità schematica e interpretativa del realismo e del colore, dandone una datazione successiva agli anni cinquanta del XVI secolo.[4]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La tela raffigura l'evento vangelico della Risurrezione di Cristo, riprende lo schema raffigurativo del Moretto, maestro del giovane Moroni. Cristo è raffigurato nell'atto di ascendere al cielo, volge lo sguardo all'osservatore e indica con l'indice della mano destra il cielo, la strada del Paradiso, traguardo di ogni fedele, mentre con la sinistra trattiene il vessillo crociato.
La scena è divisa in due parti, il corpo del Risorto la divide. Sul lato destro vi è la montagna scura, la grotta luogo della sepoltura, mentre sulla sinistra la serenità di un cielo che volge all'alba e che si apre sull'orizzonte dove si vede un paesaggio alpino in lontananza.
La parte inferiore del dipinto raffigura i soldati, che addormentati vengono svegliati dalla luce dell'uomo che da morto appare a loro in forma viva, questi sono spaventati e increduli. Il Moroni ce li raffigura di spalle, volendo rappresentare in ognuno di loro, ogni uomo che non ha fede, e che alla fede arriva solo attraverso la visione.

Negli anni sessanta de Cinquecento, l'artista aveva sensibilmente migliorato la realizzazione di opere sacre producendo opere con una verità de l'istoria che riprende fedelmente i contenuti biblici. Questo nasce dal suo elaborare le condizioni mentali dei devoti che si ritrovò a dipingere sempre più presente e quindi coinvolgente.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La Resurrezione del Moroni, su ecodibergamo.it, La Repubblica. URL consultato il 21 dicembre 2019..
  2. ^ Francesco Maria Tassi, Vite de' pittori, scultori e architetti bergamaschi, 1793, p. 164..
  3. ^ Angelo Pinetti, Provincia di Bergamo / Ministero dell'educazione nazionale, Direzione generale antichità e belle arti, 1931..
  4. ^ Mina Gregori, Pittura a Bergamo dal romanico al neoclassico, Cariplo - Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, 1991..
  5. ^ Facchinetti, p. 11.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gerolamo Marenzi, Guida di Bergamo, 1824.
  • Simone Facchinetti, Moroni Un “ritratto magnifico” e otto opere restaurate, 2015.
  • Francesco Frangi, Da Romanino a Moretto a Cerutio, 2006, p. 101.