Portale:LGBT/Storia

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La persecuzione dell'omosessualità in Urss ebbe inizio pochi anni dopo l'ascesa al potere di Stalin, e continuò, sia pure in forme attenuate, fino alla caduta stessa dell'URSS. In alcune nazioni nate dal disfacimento dell'URSS persistono tuttora persecuzioni che vanno dall'internamento in campi di lavoro forzato alla reclusione.

Lo sgretolamento dell'Unione Sovietica dei primi anni novanta e con esso la fine del regime comunista nel Paese più esteso del mondo, ha portato alla luce una realtà sconosciuta: quella degli omosessuali perseguitati, condannati al carcere o ai lavori forzati in ambienti dove la temperatura invernale raggiunge i quaranta gradi sotto zero e dove molti di loro hanno trovato la morte.

Fino all'epoca di Pietro il Grande, l'omosessualità in Russia era tollerata anche se sanzionata dalla Chiesa ortodossa con penitenze; tuttavia nel 1706 venne introdotto il rogo per chiunque fosse stato scoperto in un rapporto omosessuale.

Nel 1917 arrivò la rivoluzione d'ottobre e, in seguito alla presa di potere da parte dei Bolscevichi Leninisti, l'omosessualità venne finalmente decriminalizzata. Gli allora sostenitori di Stalin si dimostrarono contrari a questa nuova forma di libertà, probabilmente perché avevano in generale un atteggiamento sessuofobo.

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