Ponte delle Torri

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Ponte delle Torri
Il ponte visto dal lato sud
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàSpoleto
AttraversaTessino
Coordinate42°43′59.1″N 12°44′36.88″E / 42.733083°N 12.743577°E42.733083; 12.743577
Dati tecnici
TipoPonte ad arco
MaterialePietra
Lunghezza230 m
Altezza80 m
Mappa di localizzazione
Map

Il ponte delle Torri è un ponte ad arco derivato da un acquedotto romano sito a Spoleto.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La struttura scavalca il tracciato del torrente Tessino e ricollega ciò che l'attività tettonica e l'erosione lineare del torrente hanno diviso.

Ai due estremi del ponte si trovano due fortezze, la Rocca Albornoziana e il Fortilizio dei Mulini, eretto per vigilare il ponte e attivo come mulino fino al XIX secolo. Il nome Ponte delle Torri potrebbe alludere alle torri delle due fortezze o all'aspetto dei piloni[1].

Si innalza su nove possenti arcate, ha una lunghezza di 230 metri e un'altezza di 80. Le dimensioni massime di alcuni pilastri alla base sono di metri 10 x 12. Piloni e arcate non hanno misure costanti: i piloni verso il Monteluco sono più massicci degli altri e sono rinforzati da arcate poste circa a metà della loro altezza; anche lo spazio tra le arcate è diverso, minore rispetto alle corrispettive verso Sant'Elia. La loro diversità fa pensare che siano stati costruiti in periodi diversi. I due piloni sorgenti dal fondo della valle sono vuoti e praticabili, al loro interno alcuni ambienti che fungevano da postazioni di guardia, con finestre e porte d'accesso situate a pochi metri da terra; nel tempo sono stati un sicuro rifugio diurno e stagionale per vari chirotteri[1].

Finestrone panoramico

Sopra la struttura si erge un muraglione alto circa 12 metri che delimita la strada sopra il ponte per tutta la sua lunghezza; sulla sua sommità in un canale scavato, scorreva l'acqua che, proveniente dagli acquedotti di Cortaccione e Patrico, riforniva la città. In origine era completamente chiuso, solo nel 1845 è stato aperto il panoramico finestrone centrale a cura del gonfaloniere Parenzi; il parapetto antistante invece, alto circa un metro, è stato costruito sul finire dell'ottocento[1].

Una rientranza nel muraglione, una nicchia anticamente destinata alla sorveglianza dell'acquedotto, ha avuto anche altri usi: quando Spoleto aveva la cinta daziaria costituita dalle mura medievali, era usata come guardiola del gabelliere[2].

All'estremo orientale del ponte, presso il Fortilizio dei Mulini, inizia un sentiero pedonale denominato Giro dei condotti, che conduce ad antichi eremi e si dilunga a traverso sulla china del Monteluco, offrendo panorami mozzafiato e una rigogliosa e varia vegetazione. Il suo piano di calpestio copre le antiche condutture dell'acquedotto di Patrico realizzato nel 1891.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Acquedotto di Spoleto, tavola del 1881


«Se si domanda alla storia come, da chi, quando fu eretto, la storia resta muta. Forse geloso di tanta audacia e della sua grandezza, il Ponte tutto sommerse nelle profondità delle sue fondamenta. [...] Sembra impossibile che opera così immane sia stata costruita dall'uomo in un'epoca tanto remota.»

«Il ponte che unisce il monticello su cui siede la città al sempreverde Monteluco, è in queste contrade una delle opere più grandi dei secoli di mezzo. Fu attribuito ai romani contro ogni ragione d'arte, al re Teodorico per l'autorità di Cassiodoro che non lo disse mai, al duca Teodelapio per fargli fare qualche cosa, come a colui che dominò quarant'anni senza che si sappia quello che facesse. Io ritenni e ritengo che sia opera del Comune»

Di difficile datazione, si ritiene che, nel suo aspetto attuale, sia stato completato alla fine del trecento, probabilmente sui resti di una precedente struttura romana. Attualmente nulla sembra rimasto dell'età romana, i particolari costruttivi rimandano al tardo medioevo, probabilmente a dopo il 1363, periodo in cui il cardinale Albornoz intraprese importanti iniziative edilizie affidate all'architetto Matteo Gattaponi, come la costruzione della Rocca.

La canaletta a pelo libero che trasportava l'acqua proveniente dalle sorgenti di Cortaccione e Valcieca attraversava la valle del Tessino passando sulla sommità del ponte, riforniva la Rocca, che necessitava di copiosa dotazione d'acqua[5], e confluiva nella fontana di piazza Campello (poi ristrutturata e denominata fontana del Mascherone), nel centro della città, da qui si diramava per raggiungere pozzetti e condutture varie.

Nel corso del tempo è stato oggetto di restauri e rifacimenti: alcune arcate, demolite per ragioni strategiche nel 1390, sono state ricostruite in muratura nel 1639, altre due furono rifatte in mattoni nel 1845[1].

Tra il 2006 e il 2008, durante i lavori di consolidamento di un'arcata, sono state condotte delle verifiche sull'eventuale vulnerabilità del ponte alle scosse sismiche della zona. In seguito alla prima scossa del terremoto del Centro Italia, nell'agosto 2016, il ponte è stato chiuso ai passanti per precauzione tramite un'ordinanza comunale[6].

In letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Il ponte, nel corso dei secoli, ha sempre affascinato viaggiatori ed importanti personaggi storici. Il più antico ricordo del ponte medioevale è nel poema Dittamondo di Fazio degli Uberti, nel libro III, capitolo X[7], scritto fra il 1346 e il 1367[8].

Lapide commemorativa del passaggio di Goethe nell'ottobre 1786

Ha inoltre ispirato a Goethe una pagina del suo saggio Viaggio in Italia, dove osserva che alcuni antichi edifici si legano come una seconda natura con l'ambiente circostante, in un atto di congiunzione fra l'uomo e la natura.

Strada sul ponte, con in fondo il Fortilizio dei Mulini e Monteluco

«Sono salito a Spoleto e sono anche stato sull'acquedotto, che nel tempo stesso è ponte fra una montagna e l'altra. Le dieci arcate che sovrastano a tutta la valle, costruite di mattoni, resistono sicure attraverso i secoli, mentre l'acqua scorre perenne da un capo all'altro di Spoleto. È questa la terza opera degli antichi che ho innanzi a me e di cui osservo la stessa impronta, sempre grandiosa. L'arte architettonica degli antichi è veramente una seconda natura, che opera conforme agli usi e agli scopi civili. È così che sorge l'anfiteatro, il tempio[9], l'acquedotto. E adesso soltanto sento con quanta ragione ho sempre trovato detestabili le costruzioni fatte a capriccio, come ad esempio, il Winterkasten sul Weissenstein[10]: un nulla che non serve a nulla; o tutt'al più una enorme bomboniera; e così dicasi di altre mille cose: cose tutte nate morte, perché ciò che veramente non ha una sua ragione di esistere, non ha vita, e non può essere grande, né diventare grande.»

Il letterato spoletino Pierfrancesco Giustolo[11] nel suo testo Monteluco: Carme così descrive il ponte:

«D'eccelse torri e di grandi archi i nostri Erser superba mole, che Spoleto
Al monte aereo ricongiunge, e rende
Agevole il salirlo e derivarne
D'acque, per l'alto margine scorrenti
Largo tesoro, onde ogni via s'alieta.»

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Lamberto Gentili, Luciano Giacché, Bernardino Ragni e Bruno Toscano, L'Umbria, Manuali per il Territorio. Spoleto, Roma, Edindustria, 1978, pp. 432-434.
  2. ^ Comune di Spoleto, pagina ufficiale, su comunespoleto.gov.it. URL consultato il 19 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2017).
  3. ^ Domenico Pacieri, Il giro del Ponte delle Torri. Spoleto, Spoleto, Tipografia dell'Umbria, 1920, pp. 16, 19.
  4. ^ Achille Sansi, Storia del Comune di Spoleto dal secolo XII al XVII, vol. I, Foligno, Stabilimento di P. Sgariglia, 1879, p. 161.
  5. ^ Carlo Bandini, La rocca di Spoleto, Spoleto, Tipografia dell'Umbria, 1933, p. 60.
  6. ^ Spoleto, Ponte delle Torri chiuso dopo il terremoto, in Tuttoggi, 25 agosto 2016. URL consultato il 6 gennaio 2020.
  7. ^ Dittamondo, libro III, cap. X
  8. ^ Natalino Sapegno, Il Trecento, 4ª ed., Padova, Casa editrice Vallardi, 1981. p. 129
  9. ^ Il Tempietto sul Clitunno celebra l'inserimento nella Lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO, su rivistasitiunesco.it. URL consultato il 20 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2014).
  10. ^ Si riferisce a un’ala del Castello di Wilhelmshöhe nel parco vicino a Kassel.
  11. ^ Pierfrancesco Giustolo, Treccani.it
  12. ^ Pierfrancesco Giustolo, Monteluco: Carme, traduzione di Camillo Angelini (col testo latino a fronte), Spoleto, tip. dell'Umbria, 1892.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Celeste Clericetti, Il Ponte acquedotto, detto Ponte delle Torri di Spoleto. Lettura fatta al Collegio degli Ingegneri ed Architetti in Milano nella seduta del 9 dicembre 1883, in Atti del Collegio degli Ingegneri ed Architetti in Milano, vol. 3-4, n. 16, Milano, Premiata Tipo-litografia degli ingegneri, 1884.
  • Achille Sansi, Degli edifici e dei frammenti storici delle antiche età di Spoleto, Sala bolognese, Arnaldo Forni Editore, 1993. Ristampa anastatica dell'edizione Folognano, Stab. tip. e lit. di P. Sgariglia, 1869.
  • Domenico Pacieri, Il Giro del Ponte delle Torri, Spoleto, Tipografia dell'Umbria, 1920.
  • Carlo Bandini, Il ponte delle Torri, in Monte Luco, con prefazione di Ugo Ojetti, Spoleto, Claudio Argentieri Editore, 1922, p. 35.
  • Lamberto Gentili, Luciano Giacché, Bernardino Ragni e Bruno Toscano, L’Umbria, Manuali per il Territorio. Spoleto, Roma, Edindustria, 1978.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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