Piazza San Francesco (Grosseto)

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Piazza San Francesco
Nomi precedentiPiazza Indipendenza
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàGrosseto
QuartiereCentro storico
Informazioni generali
Tipopiazza
IntitolazioneFrancesco d'Assisi
CostruzioneXIII secolo
Collegamenti
Intersezionichiasso delle Monache, piazza dell'Indipendenza, via Andrea da Grosseto e strada Ginori
Mappa
Map
Coordinate: 42°45′42.56″N 11°06′51.81″E / 42.761823°N 11.114392°E42.761823; 11.114392

Piazza San Francesco (già piazza Indipendenza) è una delle principali piazze del centro storico di Grosseto.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Situata nell'area pedonale, la piazza si apre completamente sul lato sud-occidentale, in prossimità del fianco sinistro della chiesa dei Bigi, presso la quale si inoltra in piazza Baccarini senza soluzione di continuità. Sul lato nord-orientale vi si affaccia la chiesa di San Francesco, fiancheggiata dal chiostro sul suo lato sinistro, e dal campanile nella sua parte postero-laterale destra. Oltre il campanile, all'angolo orientale, un cancello dà accesso al cortile del complesso del vecchio ospedale, il cui palazzo ospita sia gli uffici comunali che il Polo Universitario Grossetano. All'angolo sud-orientale della piazza ha inizio strada Ginori, che si snoda tortuosa fino a piazza della Palma. Dinanzi al pozzo rinascimentale, vi è un'area rialzata per spettacoli o attività culturali, contrastante con lo stile dei rimanenti spazi, alla cui estremità occidentale si affacciano l'area absidale della chiesa dei Bigi e l'ala posteriore dell'attiguo convento delle Clarisse, dove nel 2019 ha aperto il Museo Collezione Gianfranco Luzzetti. Lungo il lato settentrionale si apre il caratteristico vicolo del chiasso delle Monache, così denominato in quanto vi era situato il passaggio soprelevato che collegava il convento con l'edificio dell'ospedale. Anche di fronte alla chiesa è situata un'area leggermente rialzata con aiuole alberate, ma sempre in soluzione di continuità con la pavimentazione stradale.

Le direttrici per il pubblico passaggio di pedoni che attraversano la piazza sono tre: un primo asse laterale che da strada Vinzaglio porta in via Montebello; un secondo asse che da via Cairoli attraversa la piazza da ovest a est fino a strada Ginori; una terza via che taglia la piazza da nord a sud e collega via Andrea da Grosseto con il complesso conventuale delle Clarisse.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Età medievale[modifica | modifica wikitesto]

L'area dove oggi sorge la piazza è documentata sin dal 1233, quando in un atto di vendita di alcuni beni si legge di una «contrada fratrum minorum», indicando la presenza in loco della presenza stabile di un ordine monastico.[1] Si trattava infatti dello scomparso convento di San Fortunato, abbandonato dai frati benedettini in quegli stessi anni.[2] Nel 1289 fu quindi consacrata sul luogo della vecchia struttura la nuova chiesa e convento di San Francesco, che andò a delimitare il lato nord-orientale della piazza.[2][3] In un altro documento del 1300 si legge infatti di una «contrada Sancti Francisci», comprendente oltre al convento ed alla chiesa anche alcune abitazioni, che apparteneva al Terzo di San Pietro. C'è quindi la possibilità che allora il luogo del convento fosse situato all'esterno della città vera e propria, in quanto l'indicazione di "contrada" a quel tempo indicava piuttosto un "circondario", spesso situato in aperta campagna o in prossimità di un villaggio.[1] Nella stessa area, poco distante, è poi ricordata dal 1199 la presenza di un'altra chiesa, dedicata a San Benedetto, dipendente dall'abbazia di San Rabano di Alberese: oggi la struttura non è più rintracciabile in quanto demolita nel XVI secolo e i suoi resti inglobati nel complesso del bastione Rimembranza.[4]

Nel XIII secolo è documentata la presenza, di fianco alla chiesa, di una struttura assistenziale per pellegrini e poveri, il cosiddetto Ricovero di fra Roncone,[2] dal nome del primo guardiano del convento di San Francesco.[3] Nel 1465 fu costruito di fronte all'ospedale un pozzo in travertino, noto infatti come pozzo dello Spedale, già pozzo delle Corna.[2]

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Con l'annessione di Grosseto al Granducato di Toscana, nella seconda metà del XVI secolo, ormai caduto in disuso lo spedale di San Giovanni in piazza Duomo, fu decisa la costruzione di un nosocomio sul luogo del vecchio ricovero francescano. Nel XVII secolo venne aggiunta alla chiesa la cappella dedicata a Sant'Antonio da Padova, pregevolmente affrescata da Francesco Nasini, occupando una piccola porzione della piazza accanto all'ospedale.[2]

Durante il XVIII secolo, sotto i Lorena, furono realizzati i granai sul lato sinistro della chiesa, adiacenti al chiostro, occupando l'area oggi attraversata da via Andrea da Grosseto con il palazzo Geri e il complesso della Sala Friuli. I granai erano intitolati a santa Rosa, sant'Antonio, alla Madonna del Carmine, all'Immacolata Concezione, a san Giovanni, san Francesco e santa Chiara: nel 1805 il granaio di Santa Chiara fu utilizzato dalle truppe francesi di passaggio a Grosseto come dormitorio. Ulteriori modifiche alla piazza vennero effettuate a partire dal 1787, quando fu ristrutturato e ampliato l'ospedale e venne realizzato il cosiddetto "arco delle monache", struttura costruita dall'architetto Boldrini che collegava il nosocomio con il convento delle Clarisse, dove risiedevano gli impiegati dell'ospedale.[3]

Età contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

Con l'arrivo del XIX secolo ancora le abitazioni sulle attuali via Montebello e via Andrea da Grosseto non esistevano, e di fronte alla chiesa, al convento e ai granai si estendeva un orto di grandi dimensioni, uno spazio chiamato "Prato di San Francesco": sarà da questo spazio, a partire dalla fine del secolo, che avrà origine l'attuale piazza San Francesco.[3]

La chiesa e il convento, abbandonati dal 1810 circa in seguito alle soppressioni napoleoniche, furono adibiti ad usi civili. Prima ospitarono un'infermeria per i lavoratori delle bonifiche, colpiti dalla malaria, dopodiché il vescovo Giovanni Domenico Mensini vi spostò il Capitolo e la cattedra episcopale durante i lavori di ristrutturazione del duomo di Grosseto; infine furono utilizzati dal Comune come magazzini.[2] La chiesa sarà riaperta al culto solamente nel 1903, e verrà riconsegnata ai francescani nel 1924 dal vescovo Gustavo Matteoni.[2] Tornata nuovamente attiva e frequentata, la piazza, che in seguito all'Unità d'Italia era stata ribattezzata piazza Indipendenza,[5] fu ripavimentata e venne realizzata un'aiuola alberata leggermente soprelevata nell'area centrale di fronte alla chiesa, dove era situato il "prato". Nel 1914 fu edificato, sul luogo del granaio di Santa Chiara, il palazzo Geri; mentre nel 1927 venne demolito l'arco delle monache, aprendo il vicolo su strada Vinzaglio oggi conosciuto infatti come chiasso delle Monache.[3] L'area di fronte all'ospedale continuava tuttavia a rimanere delimitata da un muro, dietro al quale si trovava il cortile con l'orto del convento delle Clarisse.[3] Lo stabile sulla sinistra del chiostro del convento, dove si trovavano alcuni dei vecchi granai, ospitò la Corte d'Assise fino al 1921 e poi l'Archivio Notarile fino al 1930.[3]

Il lato nord-occidentale della piazza era inoltre delimitato da alcune basse strutture di proprietà Ponticelli, che comprendevano uffici, abitazioni e stalle, oltre che un altro palazzetto che poi continuava su via Montebello: nel corso degli anni cinquanta, le prime furono demolite per la realizzazione del palazzo della Camera di Commercio, mentre il palazzetto su via Montebello fu acquistato dalla banca Monte dei Paschi che allargò la propria sede dal palazzo situato poco più in fondo.[3] Nel 1965 è stato posizionato nella piazza il monumento a San Francesco,[2] mentre nello stesso periodo iniziò il graduale trasferimento della sede ospedaliera dal vecchio stabile ormai desueto e il nuovo moderno ospedale Misericordia in costruzione in un'area periferica della città.[6] Risale agli anni tra il 1970 e il 1975, invece, la grande opera di ristrutturazione del chiostro di San Francesco con la costruzione dell'edificio dell'Opera Giuseppe Friuli nel punto dove si trovavano i vecchi granai,[2] parimenti al restauro del complesso conventuale delle Clarisse e della chiesa dei Bigi.[3] L'area dell'orto delle monache fu aperta al pubblico e demolito il muro divisorio, eliminando così la soluzione di continuità tra la sezione della piazza di fronte alla chiesa di San Francesco e quella che si apre davanti al suo fianco destro. Tale sezione, tuttavia, è stata rialzata con la realizzazione di un'area spettacoli per attività di interesse culturale.

Edifici e monumenti[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Francesco[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Francesco (Grosseto).

La chiesa di San Francesco delimita con i complessi annessi del chiostro, della Sala Friuli e del campanile l'area nord-orientale della piazza. La chiesa nacque nel 1289 quando ne presero possesso i francescani, a seguito della riedificazione dell'edificio sul luogo di una più antica chiesa dedicata a San Fortunato e appartenente ai benedettini, i quali l'abbandonarono nel 1230. Lavori di ristrutturazioni successive hanno in parte modificato l'aspetto originario e agli inizi del XX secolo fu ricostruito il campanile, rialzato di un piano, danneggiato da un fulmine nel 1917.[7] Sulla facciata è posto un piccolo rosone e sopra al portale una lunetta con l'affresco di Giuseppe Casucci raffigurante i santi Francesco d'Assisi e Lorenzo. All'interno, tra le varie opere, spicca soprattutto il Crocifisso ligneo duecentesco con dubbia attribuzione, oscillante tra Duccio di Buoninsegna, il Maestro di Badia a Isola e Guido di Graziano.[8] Addossato al lato sinistro della chiesa si trova il convento con il chiostro, caratterizzato dalla presenza del cinquecentesco pozzo della Bufala.[9]

Monumento a San Francesco[modifica | modifica wikitesto]

Il monumento a San Francesco è situato di fronte al sagrato della chiesa intitolata al santo, in posizione leggermente decentrata verso destra in direzione dell'asse stradale per il pubblico passaggio. L'opera è stata realizzata dall'artista Tolomeo Faccendi e posizionata in piazza San Francesco nel 1965. Inizialmente, la statua in bronzo sormontava una fontana, poi rimossa e sostituita con un piedistallo in occasione del Giubileo del 2000.[2]

Palazzo del vecchio ospedale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Ex Ospedale della Misericordia.

Il Palazzo del vecchio spedale è situato sul lato orientale della piazza, dove ha inizio la strada Ginori che conduce in piazza della Palma. L'entrata principale dell'ex ospedale in piazza San Francesco ospita oggi il Polo Universitario Grossetano, mentre il retro e le ali posteriori dell'edificio danno su via Saffi, dove ha sede l'ufficio anagrafe del Comune. La presenza di un ospedale a Grosseto è documentata sin dal XIII secolo. L'attuale palazzo è stato realizzato nel XVI secolo sul luogo del medievale Ricovero di fra Roncone, e nel 1787 il complesso fu profondamente ristrutturato ed ampliato: in questo periodo venne conferita la denominazione di Spedale del Beato San Giovanni Battista, successivamente cambiata in Ospedale della Misericordia. Un'altra importante ristrutturazione fu effettuata nel 1848. La cancellata in ferro battuto è opera di Ivaldo Reggiani.[10] Il vecchio ospedale chiuse negli anni sessanta del XX secolo, quando fu trasferito in un'area periferica della città.[11]

Pozzo dello Spedale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Pozzo dello Spedale.

Il Pozzo dello Spedale, detto anche pozzo delle Corna, è posizionato di fronte all'ingresso dell'ex ospedale, nell'angolo nord-orientale della piazza, ai piedi della sezione rialzata per le attività culturali. La cisterna in travertino doveva rifornire le abitazioni della parte settentrionale del centro storico e fu realizzato dalla Repubblica di Siena intorno al 1465. Scolpita su di esso è ancora oggi visibile la balzana senese.[2]

Altri edifici[modifica | modifica wikitesto]

  • Chiesa dei Santi Gherardo e Ludovico, detta dei Bigi, si affaccia su piazza Baccarini, ma delimita piazza San Francesco con il lato sinistro e il retro. La chiesa è stata costruita nel 1585 insieme all'annesso convento delle Clarisse. Sconsacrato agli inizi del XX secolo, il convento è stato restaurato nel 2005 ed ha ospitato in tempi recenti il museolab della città di Grosseto e la sede del corso di archeologia del Polo Universitario Grossetano. Conserva la decorazione in stucco degli altari barocchi opera del luganese Domenico Notari.[7]
  • Palazzo della Camera di Commercio, situato con l'ingresso principale rivolto su via Cairoli dalla parte di piazza Baccarini, ha il lato destro che si affaccia su piazza San Francesco. L'edificio è stato costruito nel 1954 a ridosso della chiesa di San Pietro, oscurandone il campanile. Si presenta composto da due corpi di fabbrica intersecati a L, con copertura a terrazza. Al piano terra, su via Cairoli, si apre la grande sala conferenze.[2] Sul luogo del palazzo erano precedentemente situati alcuni bassi fabbricati con uffici, abitazioni e stalle di proprietà Ponticelli.[3]
  • Palazzo Geri, situato sul lato nord-occidentale della piazza, è stato costruito sul finire del XIX secolo in un'area prospiciente la chiesa di San Francesco, dove fino al XVIII secolo erano ubicati alcuni dei sette granai del convento (probabilmente il granaio di Santa Chiara), che furono poi riutilizzati in modi diversi dopo la soppressione degli ordini monastici intorno al 1810 voluta da Napoleone Bonaparte. L'edificio è stato trasformato e ristrutturato nel 1914.[3][12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b La "contrada loci fratrum minorum" Archiviato il 29 luglio 2014 in Internet Archive., Atlante storico topografico di Grosseto.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l Mariagrazia Celuzza, Mauro Papa, Grosseto visibile, Arcidosso, Edizioni Effigi, 2013, pp. 127-131.
  3. ^ a b c d e f g h i j k Mario Innocenti, Elena Innocenti, Grosseto: briciole di storia. Cartoline e documenti d'epoca 1899-1944, edizione riveduta e corretta, Grosseto, Editrice Innocenti, 2005, pp. 214-227.
  4. ^ San Benedetto a Grosseto Archiviato il 29 luglio 2014 in Internet Archive., Atlante storico topografico di Grosseto.
  5. ^ Mario Innocenti, Stefano Innocenti, Grosseto: briciole di storia. Cronaca fotografica della città e della periferia (Ponte Tura, ippodromo del Casalone, il Deposito etc.) dalla seconda metà del XVIII secolo agli anni sessanta del Novecento, vol. 3, Grosseto, Editrice Innocenti, 2003, p. 12.
  6. ^ Celuzza, Papa, op. cit., pp. 263-264.
  7. ^ a b Bruno Santi, Guida storico-artistica alla Maremma. Itinerari culturali nella provincia di Grosseto, Nuova Immagine, Siena, 1995, pp. 140-142.
  8. ^ Alessandro Bagnoli, Duccio. Alle origini della pittura senese, Catalogo della mostra, Silvana Editoriale, Milano, 2003.
  9. ^ Olivia Bruschettini, Tamara Gigli, San Francesco a Grosseto. Il convento e la chiesa – Ipotesi per una collezione di opere d'arte. Contributi per l'arte in Maremma, volume II, Edizioni Effigi, Arcidosso, 2010.
  10. ^ Oreste Cignozzi, L'Ospedale di Grosseto dalle sue origini (1251) ad oggi, Siena, 1925.
  11. ^ Marco Del Francia, Giovanni Tombari, Barbara Catalani, Itinerari di architettura contemporanea. Grosseto e Provincia, Pisa, ETS, 2011, pp. 94-95.
  12. ^ Palazzo Geri n.00352744 Archiviato il 25 ottobre 2014 in Internet Archive., sito della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Siena e Grosseto Archiviato il 27 dicembre 2013 in Internet Archive..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marcella Parisi, Grosseto dentro e fuori porta. L'emozione e il pensiero, Arcidosso, C&P Adver & Effigi, 2001.
  • Mario Innocenti, Elena Innocenti, Grosseto: briciole di storia. Cartoline e documenti d'epoca 1899-1944, edizione riveduta e corretta, Grosseto, Editrice Innocenti, 2005, pp. 214-227.
  • Mariagrazia Celuzza, Mauro Papa, Grosseto visibile, Arcidosso, Edizioni Effigi, 2013, pp. 127-131.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]