Pentecoste (antica Grecia)

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La pentecoste (in greco antico: πεντηκοστή?, pentekosté, "un cinquantesimo") era, nell'antica Atene, un dazio doganale del 2% applicato probabilmente a tutte le importazioni e le esportazioni.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Si sa che la pentecoste era applicata ai tessuti di lana e ad altri manufatti,[1] sull'ocra rossa, sul bestiame e sul grano; quest'ultimo, però, poteva solo essere importato, dato che dai tempi di Solone ne era proibita l'esportazione.[2] Il pagamento del tributo (in greco antico: πεντηκοντεύεσθαι?) avveniva al momento dello scarico per le importazioni, quando salpava la nave per le esportazioni.

La riscossione del tributo era appaltata dai poleti (in greco antico: πωληταί?) ai migliori offerenti sotto la supervisione dell'ecclesia, probabilmente di anno in anno. Coloro che facevano parte della compagnia che riceveva l'appalto erano detti teloni (in greco antico: τελῶναι?) e il loro presidente era detto arcone (in greco antico: ἀρχώνης?). Non si sa se i dazi sulle varie merci erano appaltati insieme o separatamente; Demostene afferma che quelli sul grano erano distinti dagli altri, mentre Andocide sostiene il contrario.[3]

Coloro che riscuotevano il tributo, i pentekostologoi (in greco antico: πεντηκοστολόγοι?), tenevano dei registri (in greco antico: ἀπογραφή?), registri ai quali fa appello Demostene nella sua orazione Contro Formio.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Demostene, Contro Midia, 166.
  2. ^ Plutarco, Vite parallele: Solone, 24.
  3. ^ Andocide, Sui misteri, 133.
  4. ^ Demostene, Contro Formione, 7.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti secondarie
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