Paolo Persico

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Paolo Persico (Sorrento, 1729Napoli, 1796) è stato uno scultore rococò di area napoletana, italiano.

Fontana di Diana e Atteone, di Paolo Persico, Angelo Brunelli, e Pietro Solari, nel parco della Reggia di Caserta
Ritratto di Vincenzo di Sangro

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 1752 e il 1769 Paolo Persico lavorò nella Cappella Sansevero, a Napoli. Nel 1780, con Giuseppe Sanmartino e altri, iniziò a lavorare per la Reggia di Caserta. Nel 1772 Luigi Vanvitelli lo propose come docente di Scultura all'Accademia di Belle Arti di Napoli, insieme a Tommaso Solari e a Gaetano Salomone. Negli anni successivi Persico lavorò a Napoli, nella chiesa dello Spirito Santo (1773) e nella chiesa di San Nicola alla Carità (1775).

Reggia di Caserta[modifica | modifica wikitesto]

La fontana di Diana e Atteone, realizzata da Paolo Persico, da Angelo Brunelli (le ninfe), da Pietro Solari (i cani) fa da fondale al parco della Reggia di Caserta ed è oggi il più noto e visitato complesso scultoreo del rococò napoletano. Di Paolo Persico è il disegno del complesso che si compone di due grandi gruppi scultorei che hanno come sfondo una cascata. Egli scolpì anche le figure di Diana e quella di Atteone, trasformato in cervo.

Nella Reggia di Caserta, al primo pianerottolo dello scalone, i due leoni in marmo sono di Pietro Solari e di Paolo Persico che scolpì anche dodici rilievi che simboleggiano l'eredità romana - assunta dai Borboni - di difendere Capua (per i Borboni Caserta) da ogni invasore.

Cappella Sansevero[modifica | modifica wikitesto]

Una delle statue delle Virtù, cioè La Soavità del giogo coniugale (nota anche come Benevolenza o Amor coniugale) è di Paolo Persico. Fu dedicata da Raimondo di Sangro alla moglie di suo figlio Vincenzo. Il profilo, nel medaglione, è appena abbozzato, come si usava per le persone ancora in vita. La donna, in stato di gravidanza e vestita come una matrona romana, è accanto a una piramide. Nella mano destra porta due cuori in fiamme, simbolo di amore tra i coniugi; nella mano sinistra regge un giogo coperto di piume, simbolo di dolce obbedienza. Ai suoi piedi un putto sorregge un pellicano, animale che simboleggia il sacrificio di Cristo che è associato alla Carità.

Scolpì anche i medaglioni con San Pietro e San Paolo.[1] All'altare maggiore, i due Angeli piangenti (a fianco della Deposizione di Francesco Celebrano) sono di Paolo Persico (1769 circa).

Altre opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Basilica dello Spirito Santo, a Napoli. L'altare maggiore, del 1773, è di Antonio di Lucca che rifece quello disegnato da Andrea Falcone. Le sculture decorative sono di Paolo Persico, del 1775: i due putti reggi candele e il bassorilievo del paliotto, raffigurante Il sacrificio d'Isacco, che è stato trasferito in altro luogo.[2]
  • Chiesa di San Nicola alla Carità, a Napoli. Sul portale dell'ingresso centrale sono collocati due angeli marmorei, con mitra e pastorale - iniziati da Francesco Pagano nel 1725 e completati nel 1775 da Paolo Persico - che sorreggono uno scudo di bronzo con il busto di San Nicola. Ha scritto Gennaro Borrelli: «Chi invece si mostra affascinato dalla nuova corrente estetica [il neoclassicismo] è Paolo Persico. Egli rappresenta il primo scultore che, nell'attività del presepe, immette gli schemi neoclassici: il recupero di alcuni putti, chiaramente derivanti da quelli che l'artista realizzò per la facciata della chiesa di San Nicola alla Carità.»[3]
  • Museo di San Martino. Si conserva lì il bozzetto in terracotta dell'opera La Soavità del giogo coniugale.
  • Chiesa del Carmine Maggiore, a Napoli. La statua della Madonna del Carmine, sull'ingresso minore.
  • Cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano e di Santa Maria Assunta, a Gaeta. Fonte battesimale (in disuso) tradizionalmente attribuito almeno in parte ad Antonio Canova, ma più verosimilmente opera di Persico.[4]
  • Putti in terracotta policromata, sculturine per il presepe, ispirate agli Angeli piangenti della Cappella Sansevero - altezza cm 15, 1769 circa, collezione privata.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dalle testimonianze della causa tra il principe Raimondo di Sangro e lo scultore Queirolo, si sa che nel 1752 Persico lavorava proprio ai medaglioni del San Pietro e del San Paolo, le cui crete erano state predisposte dal Queirolo.M. Causa Picone,  p.44.
  2. ^ a b G. Borrelli,  p.226.
  3. ^ G. Borrelli,  p.99.
  4. ^ G. Fronzuto, p. 37.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marina Causa Picone, La Cappella Sansevero, Napoli, Azienda autonoma di soggiorno cura e turismo, 1959, SBN IT\ICCU\NAP\0030782.
  • Gennaro Borrelli, Il presepe napoletano, Roma, De Luca, 1970, SBN IT\ICCU\RML\0129207. Con elenco di sculture di Gaetano Patalano, con tavole e bibliografia.
  • (FR) Bénézit, Dictionnaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs de tous les temps et de tous les pays, Paris, Gründ, 1999, SBN IT\ICCU\VEA\0108356. Nouv. ed. entièrement refondue sous la direction de Jacques Busse.
  • Graziano Fronzuto, Monumenti d'arte sacra a Gaeta: storia ed arte dei maggiori edifici religiosi di Gaeta, Gaeta, Edizioni del Comune di Gaeta, 2001, ISBN non esistente.
Controllo di autoritàVIAF (EN96158318 · ULAN (EN500068731 · WorldCat Identities (ENviaf-96158318