Otodus obliquus

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Otodus obliquus
Intervallo geologico
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Chondrichthyes
Ordine Lamniformes
Famiglia † Otontidae
Genere † Otodus
Specie O. Obliquus

Otodus obliquus è una specie estinta di squalo appartenente al genere Otodus. Visse tra il Paleocene e l'Eocene, tra 40 e 60 milioni di anni fa. Fu un grande squalo, molto diffuso in varie parti del mondo.

Dente di Otodus Obliquus

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Otodus obliquus appartiene alla famiglia otodontidae, alla quale potrebbe essere appartenuto anche il megalodonte. Secondo alcuni studi, gli squali del genere Otodus potrebbero essere stati antenati del megalodonte. Questa teoria è stata formulata dopo il ritrovamento di fossili di "transizione" tra Otodus e megalodonte, che ne dimostrano la possibile successione.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Gli unici fossili di Otodus obliquus rinvenuti sono denti e poche frammentarie vertebre. Ciò è dovuto al fatto che lo scheletro degli squali, interamente fatto di cartilagine, si decompone molto velocemente e perciò difficilmente si fossilizza. I denti dell'animale, lunghi fino ad un massimo di nove-dieci centimetri e dotati di piccole cuspidi laterali, lasciano presupporre dimensioni di circa 10 metri di lunghezza e 15 tonnellate di peso, circa il doppio di un grande squalo bianco. Doveva essere un predatore dalle sembianze simili a quelle degli esemplari dell'ordine lamniformes odierni, perciò con una forma affusolata e atta per cacciare, non troppo diversa da quella di uno squalo bianco. Probabilmente questo squalo si nutriva di mammiferi marini e grandi pesci, che catturava nei pressi della superficie.

Ritrovamenti[modifica | modifica wikitesto]

I fossili di Otodus obliquus sono stati trovati in America, Europa, Asia e Africa, lasciando presupporre che avesse una larga diffusione negli oceani. La maggior parte dei denti fossili viene ritrovata nelle miniere di fosfato del Marocco (spesso molti di essi vengono rotti a causa delle tecniche di estrazione del fosfato).

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