Orobanche rapum-genistae

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Succiamele maggiore
Orobanche rapum-genistae
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi I
OrdineLamiales
FamigliaOrobanchaceae
TribùOrobancheae
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineScrophulariales
FamigliaOrobanchaceae
GenereOrobanche
SpecieO. rapum-genistae
Nomenclatura binomiale
Orobanche rapum-genistae
Thuill., 1799
Nomi comuni

Orobanche delle ginestre

Il succiamele maggiore (nome scientifico Orobanche rapum-genistae Thuill., 1799) è una pianta parassita, appartenente alla famiglia delle Orobanchaceae.[1]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome generico (Orobanche) deriva da due termini greci òrobos (= legume) e anchéin (= strozzare) e indicano il carattere parassitario di buona parte delle piante del genere di questa specie soprattutto a danno delle Leguminose (nell'antica Grecia questo nome era usato per una pianta parassita della veccia - Vicia sativa).[2][3] L'epiteto specifico è composto da due parole latine: rapum (= rapa o radice tuberosa) e genistae (= nome dato da Virgilio per le piante della tribù Genisteae) e fa riferimento alle piante ospite (vedi il paragrafo "Biologia").[4]

Il nome scientifico di questa specie è stato definito per la prima volta dal giardiniere e botanico francese Jean Louis Thuillier (1757-1822) nella pubblicazione Flore des environs de Paris, ou Distribution méthodique des plantes qui y croissent naturellement. Nouvelle édition - 317. 1799 del 1799.[5][6]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Habitat e habitus

Queste piante sono alte da (25) 30 a 60 cm. La forma biologica è terofita parassita (T par), sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. In questa specie sono presenti anche piante con forme biologiche perenni tipo geofite parassite (G par), sono piante provviste di gemme sotterranee e radici che mostrano organi specifici per nutrirsi della linfa di altre piante. Non contengono clorofilla per cui nel secco si colorano di bruno.[2][7][8][9]

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono fascicolate e si diramano da un bulbo o rizoma centrale. Nella parte finale sono provviste di austori succhianti che parassitano l'apparato radicale delle piante ospiti.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

La parte aerea del fusto è eretta e semplice (non ramosa); la forma è cilindrica (fusto grosso oltre 1 cm di diametro) ingrossata alla base. Gli scapi terminali sono sempre fioriferi (mai sterili).

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie sono ridotte a delle squame spiralate prive di clorofilla (non sono fotosintetizzanti) ed hanno delle forme lanceolato-acuminate. Dimensione delle foglie: larghezza 4 – 7 mm; lunghezza 15 – 19 mm.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

Le infiorescenze, a forma di spiga o racemo, sono dense. Le brattee dell'infiorescenza sono del tipo triangolare-lesiniforme. Dimensione dell'infiorescenza: larghezza 3 - 3,5 cm; lunghezza 10 – 20 cm.

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

Il fiore

I fiori sono ermafroditi, zigomorfi (del tipo bilabiato), tetrameri, ossia con quattro verticilli (calicecorolla - androceogineceo) e pentameri (la corolla è a 5 parti, mentre il calice anch'esso a 5 parti spesso è ridotto). In questa specie i fiori alla base sono avvolti da 3 elementi: in posizione centrale è presente una brattea; su entrambi i lati è presente una lacinia calicina profondamente bifida (non sono presenti le bratteole). Lunghezza totale del fiore: 17 – 25 mm.

X, K (4/5), [C (2+3), A 2+2], G (2), (supero), capsula
  • Calice: il calice è gamosepalo a 3 parti, ossia quattro sepali saldati 2 a 2 tipo lacinie lineari-lesiniformi ben separate o collegate alla base, più una brattea centrale. Dimensione del calice: 12 – 13 mm.
  • Corolla: la corolla, di tipo personato, è simpetala e consiste in un tubo cilindrico non ristretto verso le fauci e terminante in un lembo bilabiato; dei due labbri quello superiore è intero o retuso, mentre quello inferiore è trilobato con lobo centrale cigliato e maggiore di quelli laterali. La superficie della corolla è più o meno subglabra, ed è colorata dal giallo al rossastro. Dimensione della corolla: 20 – 23 mm.
  • Androceo: l'androceo possiede quattro stami didinami (due grandi e due piccoli). I filamenti sono glabri e sono inseriti alla base della corolla. Le antere, glabre, sono disposte trasversalmente e sono provviste di due logge più o meno uguali. Le sacche polliniche hanno l'estremità inferiore a forma di freccia.[8]
  • Gineceo: l'ovario è supero formato da due (o tre) carpelli ed è uniloculare; le placente sono due o quattro di tipo parietale, a volte unite al centro e portanti un numero molto elevato di ovuli. Lo stilo è del tipo filiforme; lo stigma è capitato o del tipo a 2 - 4 lobi ed è colorato di giallo.
  • Fioritura: da aprile a luglio.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto è una capsula loculicida a forma più o meno ovoidale. I semi, molti e minuti dalle dimensioni quasi microscopiche, contengono un embrione rudimentale indifferenziato e composto da poche cellule; sono colorati di nero.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Queste piante non contengono clorofilla per cui possiedono organi specifici per nutrirsi della linfa di altre piante. Le loro radici infatti sono provviste di uno o più austori connessi alle radici ospiti per ricavare sostanze nutritive.[7][10][11] Inoltre il parassitismo di Orobanche rapum-genistae è tale per cui anche i semi per germogliare hanno bisogno della presenza delle radici della pianta ospite; altrimenti le giovani piantine sono destinate ad una precoce degenerazione.

In genere questa specie è parassita della pianta Ginestra dei Carbonai e altre specie del genere Cytisus e Genista.[9]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione della pianta in Italia
(Distribuzione regionale[12] – Distribuzione alpina[13])
  • Habitat: l'habitat tipico sono le aree nelle quali sono presenti le piante ospiti (vedi il paragrafo "Biologia"); ma anche gli arbusteti meso-termofili, i carpineti, i querceti, i betuleti e i castagneti. Il substrato preferito è siliceo con pH acido, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere secco.[13]
  • Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1200 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e in parte quello subalpino (oltre a quello planiziale – a livello del mare).

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico Orobanche rapum-genistae appartiene alla seguente comunità vegetale:[13]

Formazione: delle comunità delle lande di arbusti nani e delle torbiere.
Classe: Cytisetea scopario-strati
Ordine: Cytisetalia scopario-strati
Alleanza: Sarothamnion

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza della specie (Orobanchaceae) comprende soprattutto piante erbacee perenni e annuali semiparassite (ossia contengono ancora clorofilla a parte qualche genere completamente parassita) con uno o più austori connessi alle radici ospiti. È una famiglia abbastanza numerosa con circa 60 - 90 generi e oltre 1700 - 2000 specie (il numero dei generi e delle specie dipende dai vari metodi di classificazione[15][16]) distribuiti in tutti i continenti.

La classificazione del genere Orobanche è problematica in quanto le varie specie differiscono una dall'altra per piccoli caratteri soprattutto nella forma del calice-corolla e per i vari colori delle parti floreali che presto tendono al bruno appena la pianta "entra" nel secco. Molte specie hanno una grande specificità dell'apparato radicale per cui una possibile distinzione è possibile tramite l'individuazione della pianta parassitata (vedi il paragrafo "Biologia").[9]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

Secondo una recente ricerca di tipo filogenetico[10] la famiglia Orobanchaceae è composta da 6 cladi principali nidificati uno all'interno dell'altro. Il genere Orobanche si trova nel terzo clade (relativo alla tribù Orobancheae) insieme ai generi Boschniakia C. A. Mey. ex Bong. 1833, Cistanche Hoffmans. & Link 1809, Conopholis Wallr.1825, Epifagus Nutt. 1818, Eremitilla Yatsk. & J. L. Contr., 2009, Kopsiopsis (Beck) Beck 1930, Mannagettaea Harry Sm. 1933. Orobanche è monofiletico e rappresenta il core del clade ed è “gruppo fratello” del genere Mannagettaea e quindi di tutto il resto del gruppo.[17]

All'interno del genere Orobanche la specie Orobanche rapum-genistae appartiene alla sezione Orobanche L.[18] caratterizzata soprattutto dalla forma del calice a tre parti ossia quattro sepali saldati 2 a 2 tipo lacinie ben separate o collegate alla base, più una brattea. L'altra sezione presente in Italia (Trionychon Wallr.) è caratterizzata dal calice diviso in 5 parti: in posizione centrale è presente una brattea, mentre su entrambi i lati sono presenti una bratteola lineare e una lacinia calicina profondamente bifida.[9]

Variabilità[modifica | modifica wikitesto]

Orobanche rapum-genistae è una specie variabile. Pignatti nella Flora d'Italia descrive le tre seguenti sottospecie presenti in Italia (confermate da una recente pubblicazione[12] ma non da altre checklist):

  • subsp. rapum-genistae: tutta la pianta è densamente ghiandolosa; le brattee dell'infiorescenza sono villose, così pure la corolla e lo stilo; le brattee sono lunghe 12 - 16 cm e in genere sono più brevi della corolla; il colore della corolla è da giallognolo a rossastro; il labbro superiore della corolla è più o meno intero e allungato in avanti. Distribuzione: in Italia settentrionale e centrale e una pianta comune, al sud è presente in alcune regioni compresa la Sicilia e la Sardegna.
  • subsp. benthamii (Timb.-Lagr.) P. Fourn.: tutta la pianta è densamente ghiandolosa; le brattee dell'infiorescenza sono villose, così pure la corolla e lo stilo; le brattee sono lunghe fino a 50 cm (sono lunghe 1,5 volte la lunghezza della corolla); il colore della corolla è giallo- rossastro; il labbro superiore della corolla è bifido e ripiegato all'insù. Distribuzione: si trova raramente nelle Prealpi Lombarde e Piemontesi.
  • subsp. rigens (Loisel.) P. Fourn.: le brattee dell'infiorescenza sono glabre, mentre la corolla e lo stilo sono subglabre; le brattee sono più brevi della corolla o subuguali; il colore della corolla è rosso scuro; il labbro superiore della corolla è bifido e più o meno ripiegato all'insù. Distribuzione: è una pianta rara (endemica) e si trova solamente in Sicilia e in Sardegna.

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[1][14]

  • Orobanche benthamii Timb.-Lagr.
  • Orobanche bracteata Viv.
  • Orobanche bracteosa Nyman
  • Orobanche carnea Guss.
  • Orobanche cytisi Duby
  • Orobanche cytisi-scopari Vaucher ex Duby
  • Orobanche insolita J. A. Guim.
  • Orobanche palatina F.W.Schultz
  • Orobanche rapum Wallr.
  • Orobanche rapum var. flavescens Guss.
  • Orobanche rapum-genistae subsp. benthamii (Timb.-Lagr.) P.Fourn.
  • Orobanche sarothamnophyta St.-Lag.

Altre notizie[modifica | modifica wikitesto]

L'orobanche delle ginestre in altre lingue è chiamato nei seguenti modi:

  • (DE) Gewöhnliche Ginster-Sommerwurz o Gewöhnlicher Ginster-Würger
  • (FR) Orobanche du genêt
  • (EN) Greater Broomrape

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Orobanche rapum-genistae, su The Plant List. URL consultato il 18 aprile 2015.
  2. ^ a b Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta Vol. 3, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 167.
  3. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 15 marzo 2015.
  4. ^ David Gledhill 2008, p. 326.
  5. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 18 aprile 2015.
  6. ^ Vedi.
  7. ^ a b c Judd, p. 496.
  8. ^ a b Strasburger, p. 852.
  9. ^ a b c d Pignatti 1982.
  10. ^ a b Bennet, Mathews.
  11. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 18 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  12. ^ a b Conti et al. 2005, p. 138.
  13. ^ a b c d Aeschimann et al. 2004.
  14. ^ a b EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 21 aprile 2015.
  15. ^ Strasburger, p. 850.
  16. ^ Angiosperm Phylogeny Website, su mobot.org. URL consultato il 20 ottobre 2014.
  17. ^ McNeal, Bennet, Wolfe, Mathews.
  18. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 16 marzo 2015.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • D.Aeschimann, K.Lauber, D.M.Moser, J-P. Theurillat, Flora Alpina. Volume 2, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 294.
  • F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 138, ISBN 88-7621-458-5.
  • David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 21 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  • Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 615, ISBN 88-506-2449-2.
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica, vol. 2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
  • Jonathan R. Bennett e Sarah Mathews, Phylogeny of the parasitic plant family Orobanchaceae inferred from phytochrome A (PDF), in American Journal of Botany, vol. 93, n. 7, 2006, pp. 1039-1051. URL consultato il 21 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  • Joel R. McNeal, Jonathan R. Bennett, Andrea D. Wolfe e Sarah Mathews, Phylogeny and origins of holoparasitism in Orobanchaceae, in American Journal of Botany, vol. 100, n. 5, maggio 2013, pp. 971-983 (archiviato dall'url originale il 3 luglio 2015).

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