Notte stellata sul Rodano

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Notte stellata sul Rodano
AutoreVincent van Gogh
Data1888
Tecnicaolio su tela
Dimensioni72,5×92 cm
UbicazioneMusée d'Orsay, Parigi

Notte stellata sul Rodano è un dipinto del pittore olandese Vincent van Gogh, realizzato nel 1888 e conservato al Musée d'Orsay di Parigi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Riproduzione grafica della Notte stellata sul Rodano, inframezzata al testo di una lettera del 1888, indirizzata ad Eugène Boch

Durante il soggiorno arlesiano Vincent van Gogh si cimentò numerose volte nella rappresentazione di vedute notturne en plein air. Lo stesso van Gogh non faceva mistero di come subisse inesorabilmente l'ancestrale fascino emanato dal firmamento stellato:

«[…] guardare le stelle mi fa sempre sognare, così come lo fanno i puntini neri che rappresentano le città e i villaggi su una cartina. Perché, mi chiedo, i puntini luminosi del cielo non possono essere accessibili come quelli sulla cartina della Francia?»

«Mi occorre una notte stellata con dei cipressi o, forse, sopra un campo di grano maturo» - avrebbe poi confidato Vincent al fratello Théo. Van Gogh, poi, tornò sull'argomento degli «effetti di notte», anche in alcune missive indirizzate al pittore Émile Bernard («Quando mai riuscirò a dipingere un Cielo stellato, un quadro che, da sempre, occupa i miei pensieri») e alla sorella Wilhelmina («Spesso, ho l'impressione che la notte sia più ricca di colori se paragonata al giorno»).[1]

La posizione delle stelle durante l'esecuzione

Van Gogh risolse questa problematica estetica dipingendo Terrazza del caffè la sera, Place du Forum, Arles e la Notte stellata sul Rodano. Nonostante Vincent fosse affascinato da quella «mentalizzazione della pittura che abbandona la realtà per amore dell'effetto immanente del dipinto», come osserva il Metzger, la Notte stellata sul Rodano è stata eseguita rigorosamente en plein air, con l'aiuto della flebile luce, emanata da alcune candele allineate lungo la tesa del suo cappello di paglia.

La datazione dell'opera è nota grazie alle lettere che Van Gogh scrisse al fratello Theo il 26, 27 e 28 settembre 1888[2]: Van Gogh dipinse il quadro il 26 o il 27 settembre 1888, attorno alle 22.30 come si evince dalla posizione delle stelle.[3]

L'astrofisico italiano Gianluca Masi, partendo dalla specifica disposizione astrale raffigurata nell'opera, ha avanzato un'ipotesi di gestazione del dipinto:

«Tre anni fa, sfogliando un libro su van Gogh, sono rimasto colpito dalla fedeltà con cui erano rappresentate le stelle in quel quadro. Insieme all'appassionata di astronomia Antonella Basso, che ha collaborato con me soprattutto nella prima fase delle ricerche dandomi un grande aiuto, decisi di provare a saperne di più. Il cielo è come un orologio ed è possibile risalire alla data in cui le costellazioni si trovavano in una certa posizione in un determinato luogo. Ebbene, si può affermare che il pittore è stato molto preciso e che l'Orsa Maggiore è stata ritratta ad Arles intorno alle 22.30 di un giorno compreso tra il 20 e il 30 settembre 1888. Nel Grande Carro si può notare una piccola deformazione. È come se il maestro l'avesse dipinto in due momenti diversi: ha alzato lo sguardo, ha preso nota della posizione di alcune stelle, ha fatto altro e poi, dopo una quarantina di minuti, ha completato l'opera con le stelle rimanenti, che nel frattempo però si erano un po' spostate per effetto della rotazione terrestre»

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Van Gogh, in quest'opera, sembra rispondere indirettamente a una celebre frase del filosofo tedesco Immanuel Kant:

«Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me»

Il lungofiume di Arles fotografato nel 2008

Di seguito, invece, si fornisce la descrizione che Vincent van Gogh fornì dell'opera, come di consueto in una lettera indirizzata al fratello Théo:

«Ho passeggiato una notte lungo il mare sulla spiaggia deserta, non era ridente, ma neppure triste, era... bello. Il cielo di un azzurro profondo era punteggiato di nuvole d’un azzurro più profondo del blu base, di un cobalto intenso, e di altre nuvole d’un azzurro più chiaro, del lattiginoso biancore delle vie lattee. Sul fondo azzurro scintillavano delle stelle chiare, verdi, gialle, bianche, rosa chiare, più luminose delle pietre preziose che vediamo anche a Parigi – perciò era il caso di dire: opali, smeraldi, lapislazzuli, rubini, zaffiri. Il mare era d'un blu oltremare molto profondo – la spiaggia di un tono violaceo, e mi pareva anche rossastra, con dei cespugli sulla duna (la duna è alta 5 metri), dei cespugli color blu di Prussia. Ho fuori dei disegni a mezzo foglio e un disegno grande, che fa da pendant all'ultimo»

Anche van Gogh, come si è già detto, sentì con vivo trasporto la fascinazione del cielo notturno, e lo immortalò in diverse opere, come in questa Notte stellata sul Rodano, oggi esposta al museo d'Orsay di Parigi, e nel più tardo e celebre capolavoro del Museum of Modern Art di New York, Notte stellata. Questa tela, infatti, concede un'ampia rilevanza alla magnifica visione del cielo notturno, reso con una sensibilità quasi romantica: quella fede e quel sentimento che il Positivismo aveva condannato e bandito, declassando gli astri a meri oggetti di indagine scientifica, nella Notte stellata sul Rodano riaffiorano in maniera particolarmente misteriosa ed affascinante. Nel dipinto quest'idillio notturno avvolge anche due innamorati, visibili in basso, oltre che le città addormentate di Arles e Trinquetaille (a destra sono visibili le torri di Saint-Julien and Saint-Trophime).

Facendo ricorso all'intera tastiera atmosferica del Romanticismo, in quest'opera van Gogh coglie «l'universo [che] riposa nella luminosità tranquilla di una luce naturale e scintillante» (Metzger): il cielo appare infatti rischiarato da una moltitudine di stelle, che brillando si riflettono sui flutti del Rodano, visibile in basso. Alla naturalezza degli astri, poi, fa da contrappunto l'artificialità dei lampioni a gas del lungofiume di Arles, che vomitano sulle acque appena increspate del fiume dei fasci luminosi fuggevolissimi ma violenti: è la volta celeste, tuttavia, la vera protagonista del dipinto, con la matassa stellare che si dipana come una costellazione di pietre preziose. Nell'opera, inoltre, van Gogh utilizza una sola tinta e la sviluppa in tutte le sue possibili sfumature, orchestrando una raffinata sinfonia di blu di Prussia, blu oltremare e cobalto, in maniera analoga ad un musicista che rielabora più volte il medesimo tema musicale per enfatizzarne le qualità espressive.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (ITFRENDEESPTRUJALZHKO) La nuit étoilée [La notte stellata], su musee-orsay.fr, Parigi, musée d'Orsay. URL consultato il 2 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2017).
  2. ^ (EN) Lettera di Van Gogh del 28 settembre 1888, su webexhibits.org, webexhibits.org, Van Gogh's Letters. URL consultato il 19 maggio 2017.
  3. ^ Il cielo da Arles il 27 ottobre 1888 alle 22.30, su in-the-sky.org. URL consultato il 19 giugno 2020.
  4. ^ Andrea Bettini, Nelle stelle la storia di un quadro. "Van Gogh lo ha dipinto così", su repubblica.it, Repubblica, 28 settembre 2007.
  5. ^ Ingo Walther, Rainer Metzger, Van Gogh - Tutti i dipinti, Milano, Taschen, 2015, pp. 381-82, ISBN 978-38-36559-59-1.

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