Noocrazia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

La noocrazia, dal greco nous "saggio" e kratos "governo" ("governo dei saggi"), è una forma di governo in cui il processo decisionale è attuato da persone ritenute "sagge". L'idea è stata proposta da vari filosofi come Platone, Gautama Buddha e Confucio.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Noocrazia deriva dal greco nous, "mente" o "intelletto", e "kratos" (κράτος), "autorità" o "potere".

Sviluppo[modifica | modifica wikitesto]

Uno dei primi tentativi di attuare un tale sistema politico fu forse il filosofo Pitagora (VI-V secolo a.C.) con la sua "città dei saggi" che progettò di costruire in Italia insieme ai suoi seguaci della scuola pitagorica

Anche il filosofo ateniese Platone descrive nelle Leggi una città che può essere ricondotta ad un tentativo di noocrazia.[1]

Le ragioni della noocrazia[modifica | modifica wikitesto]

Irrazionalità degli elettori[modifica | modifica wikitesto]

I sostenitori della teoria noocratica sono convinti che gli elettori nelle democrazie moderne siano in gran parte ignoranti, disinformati e irrazionali.[2]

A partire da questo principio, il meccanismo "una persona un voto" proposto dalla democrazia non può dunque essere utilizzato per produrre risultati politici efficienti, per i quali sarebbe più appropriato il trasferimento del potere a un gruppo più piccolo, informato e razionale.

L'irrazionalità degli elettori insita nelle democrazie può essere legata a due motivi principali:

  • La maggior parte degli elettori pensa che il contributo marginale del proprio voto non possa fare la differenza sui risultati elettorali e non trova dunque utile informarsi su questioni politiche.[2]
  • La maggior parte dei cittadini tende ad elaborare faziosamente le informazioni politiche, piuttosto che in modi spassionati e razionali.[2] Questo fa sì che gli elettori si identifichino fortemente con un determinato gruppo politico, trovino specificamente prove a sostegno di argomentazioni in linea con le loro inclinazioni ideologiche e alla fine votino con un alto livello di parzialità.

La suscettibilità della democrazia alle cattive politiche[modifica | modifica wikitesto]

I noocratici sostengono che i comportamenti politici irrazionali degli elettori impediscono loro di fare scelte calcolate e di optare per le giuste proposte politiche. Come molti esperimenti politici hanno dimostrato, man mano che gli elettori diventano più informati, tendono a sostenere politiche migliori, dimostrando che l'acquisizione di informazioni ha un impatto diretto sul voto razionale.[2]

Inoltre, i sostenitori della noocrazia vedono un pericolo maggiore nel fatto che i politici preferiscano attuare le decisioni politiche dei cittadini semplicemente per vincere le elezioni e stabilizzare il loro potere, senza prestare particolare attenzione agli sviluppi futuri, positivi o negativi, di tali politiche.

I noocrati sostengono dunque che abbia senso limitare il potere di voto dei cittadini al fine di prevenire esiti politici negativi.

Uso di competenze per risultati efficienti[modifica | modifica wikitesto]

Secondo i noocrati, data la natura complessa delle decisioni politiche, non è ragionevole presumere che un cittadino abbia le conoscenze necessarie per decidere i mezzi per raggiungere i propri obiettivi politici.

In generale, le azioni politiche richiedono molte conoscenze scientifiche sociali provenienti da vari campi, come l'economia, la sociologia, le relazioni internazionali e le politiche pubbliche; tuttavia, un elettore ordinario non è abbastanza specializzato in nessuno di questi campi per prendere la decisione migliore.

Per i noocrati, il trasferimento del meccanismo decisionale a un ristretto gruppo di persone esperte dovrebbe quindi portare a politiche migliori ed efficienti.

Critiche[modifica | modifica wikitesto]

Le nocrazie, come le tecnocrazie, sono state criticate per fallimenti meritocratici e per il loro carattere, in qualche modo, antidemocratico.

Proprio sotto questo punto di vista numerosi pensatori hanno infatti sostenuto ideali più democratici come migliori modelli di diritto e politica. Le critiche a questa forma di governo si presentano in molteplici forme e molti sono anche i dubbi legati alla sua effettiva efficacia e fattibilità.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Christopher Rowe e Malcolm Schofield (a cura di), The Cambridge history of Greek and Roman political thought, Cambridge University Press, 2000, p. 262, ISBN 0-521-48136-8.
  2. ^ a b c d (EN) Jason Brennan, Against democracy, Princeton University Press, 2016, ISBN 9780691162607, OCLC 942707357.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]