Nomarca

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D2
D21
N1
D1
O29
D36
G1A1N24
X1 Z1
Heri-tep-aa-sepat
Ḥrj-tp- ꜥꜣ-spꜥꜣt
"Gran comandante del distretto"[1]
in geroglifici
Stele funeraria di Intef, nomarca di Tebe.[2]

Un nomarca (lingua egizia Ḥrj-tp- ꜥꜣ-spꜥꜣt - it. "Gran comandante del distretto") era un governatore provinciale nell'Antico Egitto: il paese era infatti diviso in 42 province chiamate "nòmi" governate ciascuna da un nomarca.[3]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il lemma "nomo" deriva dal in greco antico: νομός? nomós "provincia, distretto". "Nomarca" deriva da νομάρχης nomárkhēs : "provincia" + -άρχης "governatore".

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'antico Egitto.

La divisione formale del regno egiziano in nòmi data al regno di Djoser (III Dinastia) agli inizi dell'Antico Regno (c. 2670 a.C.), e ricalca l'antica geografia dei regni predinastici della valle del Nilo. I nomarchi erano in buona sostanze i successori dei re che il faraone aveva sottomesso creando l'Impero e che si riaffermavano nell'Egitto dinastico quali governatori controllati dal potere centrale.

I primi elenchi topografici dei nòmi dell'Alto e del Basso Egitto risalgono al regno di Niuserra (metà della V Dinastia), quando i nomarchi non vivevano più nella capitale reale ma nei loro governatorati come sovrani de facto indipendenti.[4] Si trattava di un momento molto particolare della storia egizia, durante il quale il potere si andava inarrestabilmente accentrando nelle mani del clero e dei burocrati statali[5] a discapito del faraone, sempre più un semplice monarca divino dal valore simbolico, in un contesto di moltiplicazione dei titoli e di creazione di nuovi uffici specifici che garantissero una più efficiente gestione dell'impero[6].

Il potere dei nomarchi crebbe con le riforme del secondo successore di Niuserra, Djedkara Isesi[7], che attuò una riforma dei titoli connessi ai ranghi dei funzionari e dell'amministrazione[6], formalizzando un'avvenuta decentralizzazione dello stato egiziano.[8] La carica di nomarca divenne quindi rapidamente ereditaria, creando un sistema feudale virtuale in cui le lealtà locali sostituirono lentamente l'obbedienza al faraone. Meno di 200 anni dopo il regno di Djedkare, i nomarchi erano diventati i signori incontrastati delle province. All'alba del Primo periodo intermedio, il potere dei Faraoni dell'VIII dinastia era diminuita al punto che dovevano la loro posizione al supporto dei nomarchi più potenti, ai quali potevano solo conferire titoli e onori.

Il potere dei nomarchi rimase importante durante la successiva rinascita reale promossa dalla XI Dinastia, originariamente una famiglia di nomarchi tebani. Il loro potere diminuì durante la successiva XII dinastia egizia, ponendo le basi per l'apice del potere reale durante il Medio Regno.

Riutilizzo successivo[modifica | modifica wikitesto]

Il titolo di nomarca continuò ad essere utilizzato in Egitto sino al periodo romano.

Il titolo è anche in uso nella Grecia moderna per i capi delle prefetture, chiamate appunto nomos (pl. Νομοί, nomoi ; νομαρχία, nomarchia anche usato per riferirsi all'area di competenza di un nomarca).[9]

Famosi nomarchi[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Rainer Hannig: Großes Handwörterbuch Ägyptisch – Deutsch. (2800 – 950 v. Chr.). Die Sprache der Pharaonen (= Hannig-Lexica. Band 1 = Kulturgeschichte der Antiken Welt Band 64). Marburger Edition, 4., überarbeitete Auflage. Philipp von Zabern, Mainz 2006, ISBN 3-8053-1771-9, pp. 539, 587 e 749.
  2. ^ Flinders Petrie: A History of Egypt - vol 1 - From the Earliest Times to the XVIth Dynasty (1897), disponibile online, p. 126, f. 77
  3. ^ Nicolas Grimal, A History of Ancient Egypt, Blackwell Books, 1992, pp. 142, 400.
  4. ^ Hartwig Altenmüller, Old Kingdom: Fifth Dynasty, in Redford (a cura di), The Oxford Encyclopedia of Ancient Egypt, vol. 2, Oxford University Press, 2001, p. 597, ISBN 978-0-19-510234-5.
  5. ^ Verner M (2001), Old Kingdom: An Overview, in Redford DB [a cura di], The Oxford Encyclopedia of Ancient Egypt, Volume 2, Oxford University Press, ISBN 978-0-19-510234-5, p. 589.
  6. ^ a b Strudwick N (1985), The Administration of Egypt in the Old Kingdom: The Highest Titles and Their Holders, Studies in Egyptology, Londra-Boston, Kegan Paul International, ISBN 978-0-7103-0107-9, p. 339.
  7. ^ Rice M (1999), Who is who in Ancient Egypt, Routledge, Londra-NY, ISBN 978-0-203-44328-6, pp. 46–47.
  8. ^ Tyldesley J (2005), À la découverte des pyramides d'Égypte, Monaco, Éditions du Rocher, ISBN 978-2-268-05326-4, p. 238.
  9. ^ James Barry Jones e Michael Keating, The European Union and Its Regions, 1995, p. 253, ISBN 0-19-827999-X.
  10. ^ Staude A (2010), The Earliest Egypcian Writing, in Oriental Institute Museum Publications (32): 133, fig. 46. ISBN 1885923767.
  11. ^ Dilwyn Jones (2000), An Index of Ancient Egyptian Titles, Epithets and Phrases of the Old Kingdom, Ed. Archaeopress, ISBN 1-84171-069-5, p. 360.
  12. ^ Strudwick N [e] Leprohon RJ (2005), Texts from the pyramid age, Ed. Brill, ISBN 9004130489, p. 395.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Copia archiviata, su Sito ufficiale. URL consultato il 27 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 2 giugno 2010).
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