Nessuno ha il diritto di obbedire

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Nessuno ha il diritto di obbedire (in tedesco Kein Mensch hat das Recht zu gehorchen) è un motto attribuito alla filosofa Hannah Arendt. È noto in Italia per essere stato utilizzato, a partire dal 2017, in un intervento artistico realizzato sulla facciata dell'ex Casa del Fascio di Bolzano[1].

Facciata della ex Casa del Fascio di Bolzano, su cui appare in tre lingue (ladino, tedesco e italiano) il motto "Nessuno ha il diritto di obbedire", attribuito a Hannah Arendt

Origine[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1961 Hannah Arendt assistette, in qualità di inviata del settimanale "The New Yorker", ad alcune udienze del processo contro il criminale nazista Adolf Eichmann. Il suo reportage, che apparve in rivista nel 1963, fu rielaborato (con poche modifiche) dalla stessa autrice nel libro La banalità del male, pubblicato lo stesso anno[2].

Nel libro la Arendt narra che l'imputato Eichmann, a un certo punto dell'istruttoria, «improvvisamente dichiarò con gran foga di aver sempre vissuto secondo i principî dell'etica kantiana, e in particolare conformemente a una definizione kantiana del dovere[3]».

Subito dopo, Hannah Arendt così commenta tale dichiarazione di Eichmann:

«L'affermazione era veramente enorme, e anche incomprensibile, poiché l'etica di Kant si fonda soprattutto sulla facoltà di giudizio dell'uomo, facoltà che esclude la cieca obbedienza[3]

La Arendt sostiene che Eichmann abbia agito in realtà non secondo l'etica di Kant, bensì secondo una definizione distorta della formula kantiana dell'imperativo categorico, precisamente quella datane nel 1942 dal gerarca nazista Hans Frank: «agisci in una maniera che il Führer, se conoscesse le tue azioni, approverebbe[4]». Commenta ancora la Arendt:

«Certo, Kant non si era mai sognato di dire una cosa simile; al contrario, per lui ogni uomo diveniva un legislatore nel momento stesso in cui cominciava ad agire; secondo la "ragion pratica" ciascuno trova i principî che potrebbero e dovrebbero essere i principî della legge[3]

Hannah Arendt tornò sulla questione nel corso di una conversazione radiofonica con lo storico tedesco Joachim Fest, trasmessa dall'emittente Südwestfunk il 9 novembre 1964. Nel corso della conversazione, Fest fa ancora riferimento alla pretesa di Eichmann di avere sempre seguito i precetti morali kantiani. Commenta la Arendt:

«Sì. Naturalmente una sfacciataggine, no? Di Eichmann intendo. Tutto il pensiero morale di Kant va infatti a finire nel fatto che ogni uomo deve in ogni azione riflettere se la massima che guida il suo agire possa diventare una legge universale. Cioè... È per così dire proprio l'esatto contrario dell'obbedienza! Ognuno è legislatore. Nessun uomo per Kant ha il diritto di obbedire[5][N 1]

La conversazione radiofonica fra Hannah Arendt e Joachim Fest fu trascritta e pubblicata in Internet nel 2005, a cura di Ursula Ludz e Thomas Wild, nella rivista online "HannahArendt.net", e successivamente dagli stessi curatori raccolta in un libro pubblicato nel 2011[6][N 2].

Utilizzo[modifica | modifica wikitesto]

Il muro di cinta del Parco Hannah Arendt di Vienna, con la citazione attribuita alla filosofa Niemand hat das Recht zu gehorchen ("Nessuno ha il diritto di obbedire")

Il motto compare sul muro di cinta del Parco Hannah Arendt, nel quartiere viennese di Aspern (distretto di Donaustadt), inaugurato nel 2015[7].

L'ex Casa del Fascio di Bolzano conserva sul suo frontone un bassorilievo di Hans Piffrader su cui spicca il motto fascista Credere, obbedire, combattere. Nel 2017, in contrapposizione a tale motto, il fregio di Piffrader fu sottoposto (su iniziativa dell'Amministrazione provinciale altoatesina e su progetto artistico di Arnold Holzknecht e Michele Bernardi), a un intervento di storicizzazione e depotenziamento, con l'apposizione di una scritta luminosa in tre lingue (ladino, tedesco, italiano) recante la frase attribuita a Hannah Arendt[8]. Sulla piazza stessa è stato installato un infopoint con testi esplicativi, resi in quattro lingue, che spiegano la storia dell'edificio, dell'opera di Piffrader, del contesto urbanistico più complessivo nonché della citazione di Hannah Arendt[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Note esplicative e di approfondimento[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nell'opera La religione entro i limiti della sola ragione, pubblicata nel 1793, Immanuel Kant - commentando un passo del Nuovo Testamento (Atti degli Apostoli, V, 29) - scrive: «La proposizione "bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini" significa solamente che nel caso in cui questi ultimi ordinino qualcosa, che sia cattivo in sé (direttamente contrario alle leggi morali), non si ha né la facoltà, né il dovere di ubbidire loro»: Kant 2004, p. 106 n. Secondo lo studioso austriaco Gerald Krieghofer, tale passo kantiano costituirebbe un riferimento testuale per l'interpretazione proposta da Hannah Arendt. Cfr. Krieghofer 2017.
  2. ^ La frase effettivamente pronunciata da Hannah Arendt suona Kein Mensch hat das Recht zu gehorchen bei Kant ("nessun uomo ha il diritto di obbedire per Kant"): cfr. la domanda di Fest e la risposta della Arendt nella registrazione, Arendt-Fest 2014b, dal minuto 0:16:11. Nella trascrizione curata da Ursula Ludz e Thomas Wild, la frase è lievemente modificata in Kein Mensch hat bei Kant das Recht zu gehorchen ("nessun uomo per Kant ha il diritto di obbedire", come nella traduzione italiana citata): cfr. Arendt-Fest 2007. La frase di Hannah Arendt viene però solitamente citata omettendo ogni riferimento a Kant, il che configurerebbe, secondo Krieghofer, una "falsa citazione" (Falschzitat): cfr. Krieghofer 2017.

Note bibliografiche[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Hannes Obermair, Da Hans a Hannah - il "duce" di Bolzano e la sfida di Arendt, in Il Cristallo. Rassegna di varia umanità, LX, n. 1, Merano, Edizioni alphabeta Verlag, 2018, pp. 27-32, ISBN 978-88-7223-312-2, ISSN 0011-1449 (WC · ACNP).
  2. ^ Nota dei curatori in Arendt-Fest 2014a, p. 145.
  3. ^ a b c Arendt 2005, p. 143.
  4. ^ Arendt 2005, p. 143. Arendt cita tale formula dal libro di Hans Frank, Die Technik des Staates, 1942, pp. 15-16.
  5. ^ Arendt-Fest 2014a, p. 42.
  6. ^ Nota dei curatori nella traduzione italiana del libro stesso, Arendt-Fest 2014a, p. 187.
  7. ^ (DE) Parkbenennungstafel Niemand hat das Recht zu gehorchen, su geschichtewiki.wien.gv.at. URL consultato il 9 settembre 2020.
  8. ^ «Un passato ingombrante trasformato con ironia», su altoadige.it, Alto Adige. URL consultato il 9 settembre 2020.
  9. ^ (EN) Hannes Obermair, Monuments and the City—an almost inextricable entanglement, in Multiple Identitäten in einer „glokalen Welt“ - Identità multiple in un "mondo glocale" - Multiple identities in a "glocal world", a cura di Matthias Fink et al. Eurac Research, Bolzano 2017, ISBN 978-88-98857-35-7, pp. 88–99 (p. 97s.).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Testi a stampa[modifica | modifica wikitesto]

  • Hannah Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, traduzione di Piero Bernardini, Milano, Feltrinelli, 2005 [1964], ISBN 88-07-81640-7.
  • Hannah Arendt e Joachim Fest, Eichmann o la banalità del male. Intervista, lettere, documenti, a cura di Ursula Ludz e Thomas Wild, edizione italiana a cura di Corrado Badocco, Firenze, Giuntina, 2014 [2013], ISBN 978-88-8057-490-3.
  • Immanuel Kant, La religione entro i limiti della sola ragione, traduzione di Alfredo Poggi, Roma-Bari, Laterza, 2004, ISBN 88-420-7296-6.

Internet[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]