Nectanebo I in grovacca (EA22)

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Nectanebo I in grovacca (EA22)
Autoresconosciuto
Data370 a.C. circa
Materialegrovacca
Dimensioni122,6×95,5×38 cm
UbicazioneBritish Museum, Londra

La lastra di Nectanebo I (EA22), in grovacca, è un'antica lastra egizia raffigurante il faraone Nectanebo I (379/8361/0 a.C.[1]), fondatore della XXX dinastia egizia. Si trova al British Museum di Londra sin dal 1766[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta della sezione rettangolare di un'architettura risalente al regno quasi ventennale di Nectanebo I; entrambi i lati (uno ben conservato, l'altro assai meno) sono decorati con scene d'offerta agli dei. Le figure si trovano su uno zoccolo inciso, attraversato da fini nicchie geometriche; la cornice che sormonta la lastra era originariamente sormontata da una fila di falchi di cui si sono conservate solamente le zampe, mentre la cornice del retro è completamente scomparsa (forse vi figurava una fila di cobra eretti)[2].

Verso[modifica | modifica wikitesto]

Sempre sul retro, il faraone compare inginocchiato, quasi prosternato con una gamba tesa all'indietro, al cospetto di un dio la cui immagine è estremamente danneggiata; alle sue spalle, un dio dalla testa d'animale si volge a destra (qui la scena si interrompe: anche quest'ultima divinità riceveva verosimilmente l'omaggio del faraone)[3]. L'iscrizione geroglifica identifica appunto il sovrano con Nectanebo I. Gli ingenti danni riportati da questo lato della lastra sono di varia natura e risalgono a epoche diverse: le figure ormai quasi scomparse nella parte posteriore sembrano essere state scalpellate volontariamente, mentre le iscrizioni sono intatte; le parti sporgenti del "cornicione" superiore furono rimosse per rendere più uniforme la superficie della lastra, probabilmente in vista di riutilizzo non meglio identificato[3].

Recto[modifica | modifica wikitesto]

Fatti salvi due buchi non originali, la parte anteriore è in uno stato di conservazione eccellente e permette di apprezzare la figura sola di re Nectanebo I genuflesso, intento a presentare una forma di pane; si tratta della posa tradizionale dei faraoni offerenti[3]. Il disegno del fisico di Nectanebo I (e specialmente il petto, il torso e l'addome reso con morbidezza — si veda l'ombelico) è tipico dell'arte egizia della tarda XXV dinastia. Le lunghe e affusolate dita delle mani sono invece più proprie della XXX dinastia[3]. Elemento notevole della effigie del sovrano è la sua testa sormontata da un inusuale copricapo a cuffia completato dall'ureo regale[3]. Il viso, adunco e con doppio mento, grandi orbite tonde e naso e labbra delicati, ha cenni di un realismo straordinario: è comunemente ritenuto un vero e proprio ritratto di Nectanebo I (difatti compare, assai simile, in almeno altri due reperti)[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lloyd 1994, p. 358.
  2. ^ a b Scheda del reperto, su britishmuseum.org.
  3. ^ a b c d e f Image gallery: architecture, su British Museum. URL consultato il 6 luglio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alan B. Lloyd, Egypt, 404–332 B.C., in The Fourth Century B.C., The Cambridge Ancient History, VI, 1994, ISBN 0-521-23348-8.
  • Regine Schulz, Matthias Seidel (a cura di), Egitto: la terra dei faraoni, Gribaudo/Könemann, 2004, ISBN 9-783833-111075.