Museo numismatico della Zecca Italiana

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Museo numismatico della Zecca Italiana
Museo della Zecca di Roma, presso l'IPZS.
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàRoma
IndirizzoVia Salaria 712, presso l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato
Coordinate41°56′37.08″N 12°30′28.22″E / 41.943632°N 12.507838°E41.943632; 12.507838
Caratteristiche
TipoNumismatica
Istituzione1796
FondatoriCamera apostolica
Apertura1796
Visitatori1 300 (2022)
Sito web

Il Museo della Zecca Italiana dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, dopo una lunga permanenza presso la sede del Ministero dell'Economia e delle Finanze, nel rione Castro Pretorio a Roma, è stato inaugurato nella nuova sede di via Salaria 712 nel mese di ottobre 2016.[1] Fu presentato in anteprima a Taormina in settembre 2015.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il museo trae origine dall'acquisizione di varie collezioni da parte del Vaticano già sul finire del XVIII secolo, indi, nel 1822 venne costituito il gabinetto numismatico che si prefisse di conservare e restaurare monete antiche e di fare delle copie di medaglie pontificie. Nel 1870 la zecca del Vaticano fu assorbita dal ministero delle finanze. Vittorio Emanuele III incrementò la raccolta di monete mediante varie donazioni. Nel 1911 il museo fu posto presso la zecca dell'Esquilino, in cui in una sala erano esposte le monete e le medaglie, in un'altra le cere di Pistrucci ed in un'altra ancora la collezione vaticana. Nel 1962 parte delle collezioni vennero portate negli alloggi del Ministero delle Finanze in Via XX Settembre e da allora il museo è in costante accrescimento con l'acquisizione di nuove raccolte.[3][4].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il museo consta di circa 20.000 tra monete, medaglie e modelli in cera, non solo italiani, ma anche esteri suddivisi in[5]:

  • medaglie pontificie (1913 pezzi) e medaglie religiose;
  • medaglie del novecento e oggetti di conio.

I modelli di Benedetto Pistrucci comprendono bozze di monete, medaglie e cammei acquistati nel 1912[6] I modelli di Giuseppe e Francesco Bianchi constano di 96 esemplari di cui 15 realizzati da Giuseppe, i restanti dal figlio Francesco.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ ansa.it, http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/arte/2016/10/25/museo-della-zecca-apre-la-fabbrica-dei-tesori-italiani_01af7c0f-645a-4b96-aed9-44ba3a245e0d.html.
  2. ^ ipzs.it, http://www.ipzs.it/ext/legginews.html?id_evento=685.
  3. ^ Storia della collezione, su museozecca.ipzs.it (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2010).
  4. ^ Paola Staccioli, Museo numismatico della Zecca Italiana in I musei nascosti di Roma Alla scoperta dei tesori dimenticati della città Collana Roma Tascabile, pag. 50 Newton Compton ISBN 88-8183-417-0
  5. ^ Il museo della zecca, su museozecca.ipzs.it (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2010).
  6. ^ I modelli in cera di Benedetto Pistrucci, su museozecca.ipzs.it (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2010).
  7. ^ I modelli in cera di Giuseppe e Francesco Bianchi, su museozecca.ipzs.it (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2010).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN148592466 · ISNI (EN0000 0001 2226 7468 · LCCN (ENn85041887 · J9U (ENHE987007288691205171 · WorldCat Identities (ENlccn-n85041887