Museo archeologico dell'antica Capua

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Museo archeologico dell'antica Capua
Ingresso Museo archeologico dell'antica Capua.
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàSanta Maria Capua Vetere
Indirizzovia Roberto D'Angiò 48
Coordinate41°04′50.12″N 14°15′12.13″E / 41.08059°N 14.25337°E41.08059; 14.25337
Caratteristiche
TipoArcheologia
GestioneMinistero per i beni e le attività culturali - Direzione regionale Musei Campania
DirettoreIda Gennarelli
Visitatori41 429 (2016)[1]
Sito web

Il Museo archeologico dell'Antica Capua sorge nel cuore di Santa Maria Capua Vetere. L'istituzione del museo nasce dall'esigenza di presentare, secondo i più moderni criteri espositivi, i materiali rimessi in luce nel corso degli scavi effettuati nella seconda metà del XX secolo nel territorio dell'antica città di Capua.

Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite il Polo museale della Campania, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La Torre di Sant'Erasmo in una incisione del 1703

La Torre di S. Erasmo, sede dell'attuale museo, fu eretta in età medievale sul tempio capitolino della città romana. Fu utilizzata da Longobardi e Normanni come fortezza per poi divenire residenza dei monarchi svevi, angioini e aragonesi. Qui vi nacque Roberto d'Angiò nel 1278 che la trasformò poi in archivio reale e in scuderia regia. Bonifacio VIII, appena eletto papa, sottoscrisse qui il suo programma politico. Nel 1496, gli Aragonesi trasferirono la proprietà della torre alla famiglia Gentile di Capua nel 1496 e questo atto segnò il declino della Torre stessa. Nel 1700 la Torre tornò al demanio regio. Essa fu abbattuta e il resto del complesso fu usato ad alloggio militare, da qui la denominazione "Quartiere di Cavalleria Torre". Nel 1864 fu assegnato al Ministero dell'Agricoltura e usato come Istituto di Incremento Ippico. A partire dal 1930 l'Istituto inizia una fase di trasloco nella sede di via Appia. Trasloco che termina nel 1980. Trasferito l'Incremento, l'edificio fu assegnato alla Regione Campania e alla Soprintendenza Archeologica affinché vi si collocasse il Museo del Casertano. Cambiati gli orientamenti della Soprintendenza Archeologica, nel 1995 il Museo fu dedicato alla sola Antica Capua, ruolo che ricopre ancora oggi.[2]

Struttura del Museo[modifica | modifica wikitesto]

Le varie sale del Museo sono ordinate secondo una scansione cronologica-tematica di sette periodi-temi che porta il visitatore a compiere un vero e proprio percorso dalla fase embrionale della città di Capua Antica fino ai fasti dell'Età Sannitica e Romana e alla decadenza post-romana.

Il Satiro in riposo[modifica | modifica wikitesto]

Il Satiro in riposo

La monumentale statua in marmo lunense, splendida copia di età romana del Satiro in riposo di Prassitele, è il fiore all'occhiello del Museo ed è posto nella sala d'ingresso. Ritrovato nel 2002 in Piazza I Ottobre, l'imponente scultura alta 1,86 metri e larga 0,76 metri versava in pessime condizioni. Restaurata dal Laboratorio del Museo Archeologico di Napoli oggi risplende a nuova vita priva solo del braccio destro. L'esemplare, simile ai i Satiri della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e dei Musei Capitolini a Roma, rientra tra le repliche di età adrianeo-antonina ed è ascrivibile alla prima metà del II sec. d.C.[3]

Le statue di Settimo Severo e di Dionisio[modifica | modifica wikitesto]

Statue di Dionisio e Settimo Severo

Dal 11 luglio 2022 il museo ospita anche i resti di due statue del II-III secolo d.C.: due teste marmorie raffiguranti l’imperatore “Settimio Severo” del III Sec. d.C. e la divinità “Dioniso” del II Sec. d.C.. I due reperti sono importanti in quanto frutto di un ritrovamento a seguito di indagine investigativa operata dai Carabinieri el Reparto Operativo del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, in collaborazione con la Sezione Elaborazione Dati e coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Essi, infatti, furono oggetto di una rapina il 18 novembre 1985 e furono sottratti dall’Antiquarium dell’Anfiteatro campano insieme ad altri numerosi reperti archeologici, di vario genere e tipologia, che, successivamente e in diverse circostanze, vennero recuperati, ad eccezione proprio di queste due sculture e di una scultura in marmo raffigurante la divinità “Diana”. A seguito di indagine, tra il 2016 e il 2019, si è scoperta la loro vendita illega durante alcune aste che si svolgevano a New York. Attraverso ad una collaborazione con le autorità americane si è riusciti ad impedirne la vendita e infine le due opere sono state riconsegnate al patrimonio archeologico sammaritano restando ancora ignota la collocazione della sola statua di "Diana".

1. L'età del Ferro I-III[modifica | modifica wikitesto]

Nelle sale I-III sono esposti alcuni materiali dell'età del Bronzo rinvenuti nel territorio capuano e i corredi di tombe risalenti ad un periodo compreso tra il IX e la metà del VII sec. a.C., provenienti da due delle necropoli principali dell'età del Ferro di Capua: la necropoli del Nuovo Mattatoio[4] e delle Fornaci[5]. In questo periodo il territorio era occupato da popolazioni di stirpe ausonia ed etrusca che ebbero contatti anche con il mondo greco delle vicine colonie di Pithecusa e Cuma. Vari i corredi presenti: olle anche decorate, effetti personali dei defunti come rasoi, fibule, fermatrecce, anelli. I segni del contatto con il mondo greco sono le tazze a chêvrons o quelle ad uccelli, d'importazione e di imitazione locale. Nelle grandi fibule a staffa allungata e con arco decorato da vaghi di pasta vitrea della tomba 365 si trovano invece i segni di contatti con il mondo etrusco-meridionale. Numerosi sono i vasi realizzati in loco.

2. L'Orientalizzante Medio e Recente[modifica | modifica wikitesto]

Nella sala IV, è espressa la forte influenza del mondo greco tra la fine del VII e il VI secolo a.C. Si trovano le ceramiche di tipo greco sia protocorinzio che corinzio e i vasi in bucchero.

3. Le produzioni artigiane[modifica | modifica wikitesto]

Decorazioni dei tetti

Elevato era il livello dell'artigianato bronzistico capuano ben noto anche a Catone, Orazio, Porfirio. Lebeti, vasi ovoidali confermano questa fama. Da segnalato è anche la forte produzione della plastica fittibile che fu usata sia per la realizzazione di statuine votive sia per utensili alimentari. Importanti anche le decorazioni dei tetti dalle antefisse a palmetta a quelle con gorgoneion, a quelle con testa femminile tra fiori di loto, a quella con testa di Acheloo, alla lastra con Gorgone in corsa, ai frammenti di protomi animali, a quelli di statue. Si ricorda la Testa di Triflisco, il frammento di statua di dimensioni superiori al normale.

4. L'età arcaica e sub-arcaica[modifica | modifica wikitesto]

Nella sala VII sono esposti i corredi più rappresentativi del periodo arcaico (575-525 a.C.) e di quello sub-arcaico (525-423 a.C.) che segnano l'apogeo e il declino della cività etrusca. Nel VI sec. a.C. si ha un aumento delle importazioni greche, coppe ioniche o quelle dei Piccoli Maestri lo dimostrano. Prevalgono i vasi attici prima in figure nere, poi rosse con raffigurazione dei miti, realizzati anche in loco.

5. Il periodo sannitico[modifica | modifica wikitesto]

Interno di una tomba

Intorno alla metà del V secolo (438 a.C.) si affermarono i Sanniti, prima servili agli Etruschi. Nasce il popolo dei campani che nel 423 si impadronisce di Capua. Segnale di questo periodo sono i cinturoni, li lancii, o li daghe, così come i vistosi gioielli d'oro e d'argento. Tante anche le tombe a cassa di tufo con le pareti interne in molti casi dipinte.

6. La romanizzazione[modifica | modifica wikitesto]

A seguito del tradimento della Capua Sannitica alla alleata Roma in occasione degli eventi della Guerra Punica che videro Capua ospitare Annibale, i Romani riconquistarono la città nel 211 e la privarono di diritti politici e dei terreni fertili. Pur privata di autonomia, Capua continuò a prosperare con la produzione di profumi, di grano, di bronzi e ceramiche e non interruppe i commerci nel Mediterraneo. Cambia la tipologia di tombe con la stele semplicemente iscritta, con la figura a mezzo busto o per intero del defunto, accompagnato a volte dai familiari.

7. I santuari[modifica | modifica wikitesto]

Mater Matuta

Nell'ultima sala sono collocati i reperti dei più celebri santuari di Capua, quello di Diana Tifatina e quello del Fondo Patturelli. Si ricorda una sima a testa leonina, la statua di Mater Matuta e quella di un torso di sfinge entrambe in tufo.

Ampliamento e Mostre[modifica | modifica wikitesto]

È in corso un ampliamento della struttura museale. Il Museo ospita occasionalmente anche Mostre tematiche di rilievo locale e nazionale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dati visitatori dei siti museali italiani statali nel 2016 (PDF), su beniculturali.it. URL consultato il 17 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2017).
  2. ^ "Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Caserta e Benevento": Museo Archeologico dell'Antica Capua, su cir.campania.beniculturali.it. URL consultato il 22 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2014).
  3. ^ "MiBACT - Direzione Generale Antinchità - Archeologia": Santa Maria Capua Vetere: Il Satiro in riposo. Una nuova scultura dall'antica Capua, su archeologia.beniculturali.it. URL consultato il 13 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2018).
  4. ^ Sergio Occhilupo, La necropoli capuana: per una definizione della prima fase tra l'età del Bronzo finale e la prima età del Ferro, Pisa-Roma, Fabrizio Serra Editore, 2011.
  5. ^ Werner Johannowsky, Materiali di età arcaica dalla Campania, Napoli, Gaetano Macchiaroli editore, 1983.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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