Moti di Rimini

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Moti di Rimini
parte del Risorgimento
Assalto di una caserma in Rimini nel 1845, litografia di Gabriele Castagnola sui moti di Rimini (Firenze, 1864)
Data23 - 27 settembre 1845
LuogoRimini, Stato Pontificio
CausaImplementazione delle idee liberali nello Stato della Chiesa
EsitoRivolta soppressa
Schieramenti
Bandiera dell'Italia Rivoltosi sammarinesi Truppe pontifice
Comandanti
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I Moti di Rimini furono un tentativo di liberalizzazione della politica nello Stato Pontificio iniziati il 23 settembre 1845 e soppressi quattro giorni dopo.

I moti[modifica | modifica wikitesto]

I moti ebbero inizio il 23 settembre 1845 quando alcuni liberali sammarinesi guidati da Pietro Renzi occuparono Rimini, al tempo parte dello Stato Pontificio.[1] L'esercito pontificio riuscì a riottenere il controllo della città sei giorni dopo, il 27 settembre, cacciando i rivoltosi.[2]

Seppur fu una vittoria effimera, i moti di Rimini acquisirono presto fama per via delle richieste fatte dai rivoltosi (note come Manifesto di Rimini)[3], redatte da Luigi Carlo Farini, al pontefice Gregorio XVI:[4]

  • liberale elezione dei consigli comunali, provinciali e costituzione di un Consiglio di Stato, anch'esso da eleggere. Questi consigli dovevano avere funzione solamente consultiva;
  • cariche amministrative, giudiziari e militare da attribuire solamente a cittadini laici;
  • limitazione sul controllo esercitato da parte dei vescovi sull'insegnamento religioso;
  • controllo del bilancio e del debito pubblico;
  • pubblicazione di un codice civile e penale;
  • esenzione per i laici da qualsiasi giurisdizione ecclesiastica, quale l'inquisizione;
  • abolizione della pena di morte;
  • utilizzo dei tribunali ordinari per il giudizio sui delitti politici;
  • amnistia incondizionata per ogni delitto politico commesso a partire dal 1821.

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Ricevute le richieste, il cardinale segretario di Stato Luigi Lambruschini affermò che il pontefice concedette tutto ciò che era possibile concedere e definì le richieste assurde.[5] Seppur Rimini era liberata e i rivoltosi dispersi, incominciò dal rifiuto di Lambruschini una violenza perpetrata nei confronti della polizia, dei carabinieri pontifici e delle guardie svizzere.[5] Questo «endemico stato di rivoluzione» continuò fino alla morte di Gregorio XVI avvenuta il 1º giugno 1846 ed influenzò anche i primi anni del lungo pontificato di Pio IX.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Leflon, p. 812.
  2. ^ Da Rimini alle balze: i «casi di Romagna», su inmagazine.it. URL consultato il 26 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2016).
  3. ^ 23 settembre 1845 – Il Manifesto di Rimini e l’insurrezione di Renzi, su chiamamicitta.it. URL consultato il 30 novembre 2022.
  4. ^ Leflon, pp. 812-13.
  5. ^ a b Leflon, p. 813.
  6. ^ Leflon, pp. 813-14.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]