Mela appiola

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Illustrazione botanica della mela apiola

La mela appiola è il frutto prodotto da un'antica cultivar del melo, l'appiòlo[1], detto anche apiòlo[2] o melo appio[1]. La buccia ha una pigmentazione rosso-viva su una faccia e verde (o gialla) sull'altra.

La pronuncia è piana: appiòla[2].

Il nome della mela, in francese, ricorre in una famosa filastrocca, Pomme de reinette et pomme d'api, il cui ritornello, attraverso fenomeni di trasmissione orale, è transitato in forma corrotta nella conta italiana Ponte ponente ponte pì.

Origine e varietà simili[modifica | modifica wikitesto]

Origine[modifica | modifica wikitesto]

L'origine della varietà risale molto indietro nel tempo.Già nel 1586 il medico Castor Durante da Gualdo le menziona nel Il Tesoro Della Sanita a pag 135, e nel 1596 sono descritte da Giuseppe Donizelli nel Teatro Farmaceutico Dogmatico, e Spagirico. Venezia: Paolo Baglioni, 1596 pag 125. L'agronomo Olivier de Serres ne fa menzione nel 1600, chiamandola la melle ou pomme-appie[3]. Rifacendosi a un passo di Plinio il Vecchio[4] ne fa risalire l'origine all'antichità. Il frutto sarebbe stato infatti conosciuto nella Grecia antica, e importato a Roma dal Peloponneso[3]. A introdurne la coltivazione in Italia sarebbe stato Appio Claudio Cieco, da cui la pianta avrebbe preso il nome[3]. André Leroy, nel 1873, contesta come erronea questa affermazione di Olivier de Serres. Nella stessa opera, Leroy riporta anche l'opinione di Jean Merlet, che, scrivendone nel 1675, ne affermava l'origine nella foresta d'Apis, in Bretagna[5]. André Leroy non si pronuncia sull'origine bretone congetturata da Merlet: già ai suoi tempi, nella seconda metà dell'Ottocento, la foresta non era più esistente e di essa non vi era altro che una labilissima traccia toponomastica, incertamente riferibile a un villaggio bretone di nome Apigné, presso Le Rheu[5].

Cultivar affini[modifica | modifica wikitesto]

Ne esistono varietà simili, come l'appiola nera (fr. api noir[6]), cosiddetta dal colore quasi nero della buccia[6], e l'appiola stellata (fr. api étoilé[6], ted. Sternapi o Sternapfel[7]), quest'ultima così chiamata per le cinque caratteristiche protuberanze spigolose, che sporgono dal pericarpo in forma di raggi[6]. Benché affini, queste due varietà devono essere considerate delle cultivar distinte dalla mela appiola.

Nome ed etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome deriva dal greco μηλάπιον, attraverso il latino melapium[1][8].

Italia[modifica | modifica wikitesto]

Può dirsi anche, meno comunemente, mela appio (o mela api). In Basilicata il suo nome è melaciola, in Calabria milu lappiu (gen. masch.), apiu e melapiu in Sardegna[9]. In Sicilia è detto milappiu, alapu o appiu[9][10].

Europa[modifica | modifica wikitesto]

In francese la sua denominazione è pomme d'api. In lingua turca ottomana (Osmanlı Türkçesi) il suo nome, nel XVI secolo, è attestato come müski alma, corrispondente, nella lingua turca odierna, a misket elması[11], ovvero mela muschiata, un nome che le deriva dalle caratteristiche organolettiche[12].

Il frutto in letteratura e nella tradizione popolare[modifica | modifica wikitesto]

Medicina popolare[modifica | modifica wikitesto]

Dalla cottura dei suoi frutti in acqua e zucchero (o miele) si ricava il melappio, un giulebbe che trova impiego nella medicina popolare quale rimedio contro il raffreddore[8].

Filastrocche[modifica | modifica wikitesto]

Pomme de reinette et pomme d'api[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Pomme de reinette et pomme d'api.
Libretto dell'operetta Pomme d'Api di Jacques Offenbach (1873)

Il nome francese, pomme d'api, ricorre nell'incipit di in una celebre filastrocca, Pomme de reinette et pomme d'api, in cui una venditrice ambulante di frutta al mercato coperto di Parigi, nel decantare le proprie mercanzie, viene alle prese con un ladruncolo[13].

(FR)

«C'est à la halle
Que je m'installe
C'est à Paris
Que je vends mes fruits
C'est à Paris la capitale de France
C'est à Paris
Que je vends mes fruits.
(refrain)
Pomme de reinette et pomme d'api
d'api d'api rouge
pomme de reinette et pomme d'api
d'api d'api gris
Cache ton poing derrière ton dos
Ou je te donne un coup de marteau!»

(IT)

«È al mercato
Che m'installo
È a Parigi
Che vendo i miei frutti
È a Parigi la capitale di Francia
È a Parigi
Che vendo i miei frutti.
(ritornello)
Mela renetta e mela appiola
appiola appiola rossa
Mela renetta e mela appiola
appiola appiola grigia
Nascondi il tuo pugno dietro la schiena
O ti do un colpo di martello!»

Ponte ponente ponte pì[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Ponte ponente ponte pì.

Dalla filastrocca sono derivate varie comptine francesi, da cui ha origine anche la conta italiana Ponte ponente ponte pì. il cui testo, reso nonsense e completamente desemantizzato dalla trasmissione orale, riecheggia solo nel suono la comptine originaria[13]:

«Ponte ponente ponte pì
tappetà Perugia
ponte ponente ponte pì
tappetà perì»

Musica[modifica | modifica wikitesto]

Il nome francese ha dato anche il titolo a un'operetta in un atto, musicata da Jacques Offenbach nel 1873, su libretto di Ludovic Halévy e William Busnach.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c «àppio 1 (o àpio)», Vocabolario Treccani online
  2. ^ a b «appiòlo (o apiòlo)» Vocabolario Treccani on line
  3. ^ a b c Olivier de Serres. Théâtre d'Agriculture et mesnage des champs, Vol. 2, p. 381, Ed. Jamet Mettayer, Paris, 1600
  4. ^ Gaio Plinio Secondo, Naturalis historia, XV, 49-51
  5. ^ a b André Leroy, Dictionnaire de pomologie, 1873
  6. ^ a b c d Charles Darwin, The Variation of Animals and Plants under Domestication, Volume 1, pag. 275, 1868
  7. ^ (DE) Sternapi – Api-etoilé Archiviato il 18 dicembre 2011 in Internet Archive. da botanischergarten.ch
  8. ^ a b «melàppio», Vocabolario Treccani online
  9. ^ a b Bollettino dei classici, Accademia Nazionale dei Lincei. Comitato per la preparazione della edizione nazionale dei classici greci e latini, 1986, p. 19
  10. ^ Antonino Traina, Nuovo vocabolario Siciliano-Italiano, Lauriel, 1868 (voce «pumu» a pag. 777)
  11. ^ Luciano Rocchi, Ricerche sulla lingua osmanlı del XVI secolo, 2007 (p. 178)
  12. ^ Julius Theodor Zenker, Türkisch-arabisch-persisches Handwörterbuch, Ed. Wilhelm Engelmann, Lipsia, 1866-1876 (p. 847)
  13. ^ a b Paolo Canettieri, La fonte francese della conta «Ponte ponente ponte pì» Archiviato il 30 aprile 2012 in Internet Archive. da Knol

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]