Maxomys bartelsii

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Maxomys bartelsii
Immagine di Maxomys bartelsii mancante
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
SuperordineEuarchontoglires
OrdineRodentia
SottordineMyomorpha
SuperfamigliaMuroidea
FamigliaMuridae
SottofamigliaMurinae
GenereMaxomys
SpecieM.bartelsii
Nomenclatura binomiale
Maxomys bartelsii
Jentink, 1910
Sinonimi

Rattus obscuratus
Rattus tjibunensis

Maxomys bartelsii (Jentink, 1910) è un roditore della famiglia dei Muridi, endemico dell'isola di Giava.[1][2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Roditore di medie dimensioni, con lunghezza della testa e del corpo tra 127 e 178 mm, la lunghezza della coda tra 117 e 170 mm, la lunghezza del piede tra 31 e 36 mm e la lunghezza delle orecchie tra 23 e 27 mm[3].

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

La pelliccia è corta, soffice, densa e priva di spine. Le parti superiori sono grigio scuro, mentre le parti ventrali sono bianche. Le orecchie sono arrotondate. La coda è lunga circa quanto la testa ed il corpo, è nerastra sopra, più chiara sotto e con la punta giallastra. Le femmine hanno un paio di mammelle pettorali e due paia inguinali. Il numero cromosomico è 2n=48 FN=70.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

È una specie terricola.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è endemica delle zone vulcaniche occidentali e centrali dell'Isola di Giava.

Vive nelle foreste tropicali montane a circa 1.830 metri di altitudine. È tollerante agli ambienti disturbati ed è presente anche ai bordi delle foreste.

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La IUCN Red List, considerato il vasto areale, la tolleranza al degrado del proprio habitat e la popolazione numerosa, classifica M.bartelsii come specie a rischio minimo (Least Concern).[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Aplin, K., Musser, G., Helgen K. & Lunde, D. 2008, Maxomys bartelsii, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Maxomys bartelsii, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ Musser & Al., 1979.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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