Magua

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Esempio di "Magua"

La magua ((ZH) Manchu: ᠣᠯᠪᠣ olbo) era una giacca indossata dagli uomini durante la Dinastia Qing cinese (1644-1911), progettata per essere indossata insieme e sopra il manshi changshan (滿式長衫). Era lunga fino alla vita, con cinque bottoni a disco sul davanti e maniche leggermente corte e larghe. L'indumento era disponibile in diversi stili: singoletto (单), fermaglio (夹), pelle (皮), filo di cotone (纱), trapuntato (棉) e altri ancora. Fu indossato dai Manciù in tutta la Cina, dal regno dell'imperatore Shunzhi fino a quello dell'imperatore Kangxi,[1] e divenne popolare in tutta la Cina Qing.

Resa letteralmente in italiano come "giacca da equitazione", la magua ebbe le sue origini come semplice tabarro, capo di abbigliamento destinato a proteggere il changshan durante le attività quotidiane. Tuttavia, con il tempo, la stessa magua divenne più elaborata, diventando, per i funzionari, parte della loro uniforme d'ufficio; una variante della magua, la "giacca gialla imperiale", divenne un'indicazione dell'approvazione imperiale di un individuo.

La magua è considerata madre della giacca basalm (鳳仙裝, fèngxiān zhuāng)[2][3] e del tangzhuang.

La magua nella cultura cinese[modifica | modifica wikitesto]

Minoranza Tujia[modifica | modifica wikitesto]

I Tujia sono uno dei 56 gruppi etnici riconosciuti in Cina. Sia gli uomini che le donne indossano principalmente gonne e giacche, prediligendo colori come il nero e il blu. Dopo il 1730, uomini e donne iniziarono a indossare abiti che avrebbero aiutato a differenziare il loro genere.[4] La magua, abbottonata al centro sul davanti, era indossata dagli uomini sopra una lunga veste blu. Poteva essere indossata formalmente in nero o informalmente nei colori rosso, verde o grigio, con pantaloni larghi, solitamente di colore diverso, spesso bianco. Gli uomini legavano delle cinture intorno alla vita come ausilio per trasportare gli strumenti e accessori e indossavano turbanti bianchi o neri. Le donne, d'altra parte, indossavano abiti larghi a maniche corte e lunghi che si abbottonavano sul lato sinistro, con elementi decorativi sul bordo delle maniche e del colletto, accompagnati da un bafu luoqun (o gonna di otto larghezze) in seta rossa e nera a quadri, ricamata con fiori o altri disegni.

La magua era anche associata allo status sociale, poiché gli uomini cercavano di incorporare le etichette dei vestiti del periodo Han. Era accompagnata da pellicce, abiti di seta e berretti. All'inizio degli anni 1950, la popolarità dello stile diminuì gradatamente.

Varianti regionali[modifica | modifica wikitesto]

Taikpon birmano[modifica | modifica wikitesto]

U Thant con un taikpon sopra una camicia senza colletto, 1927
Politici birmani vestiti con il taikpon

Il taikpon eingyi (တိုက်ပုံအင်္ကျီ), una giacca tradizionale per gli uomini birmani, è una discendente delle magua.[5] Questo costume iniziò a guadagnare successo durante la tarda dinastia Konbaung[6] e divenne un articolo obbligatorio di abbigliamento formale tradizionale durante l'era coloniale.[7]

Magoja coreana[modifica | modifica wikitesto]

La magoja, un tipo di giacca lunga indossata con hanbok, l'abbigliamento tradizionale della Corea, è una discendente della magua, essendo stata introdotta in Corea dopo che Heungseon Daewongun, padre del re Gojong, tornò dall'esilio politico in Manciuria nel 1887.[8][9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (ZH) zh:袁傑英紡沈蓁. 中國旗袍, 中國紡織出版社, 2000, ISBN 7506417073.
  2. ^ Peter Nickerson, Attacking the Fortress: Prolegomenon to the Study of Ritual Efficacy in Vernacular Daoism, in Poul Andersen e Florian C. Reiter (a cura di), Scriptures, Schools, and Forms of Practice in Daoism: A Berlin Symposium, Asien- und Afrika-Studien der Humboldt-Universität zu Berlin, No. 20, Wiesbaden, Harrassowitz Verlag, 2005, pp. 117–185, ISBN 9783447051712..
  3. ^ Hong-sheng Cheng, The Qipao, the Western Dress, and the Taiwanese Shan: Images from 100 Years of Taiwanese Clothing, in Yajoo Jiang (a cura di), Inter-Asia Cultural Studies, vol. 9, n. 2, Abingdon, Routledge, 2008, pp. 300–323..
  4. ^ Xu Wu, Tujia National Minority, in East Asia, vol. 6, Berg Publishers, 2010, DOI:10.2752/bewdf/edch6037, ISBN 9781847888495.
  5. ^ U Kyaw Win e Sean Turnell, My Conscience: An Exile's Memoir of Burma, Wipf & Stock Publishers, 2016, p. 5, ISBN 978-1-4982-8271-0. URL consultato il 1º marzo 2018.
    «The taik pon eingyi [jacket] is of Chinese origin.»
  6. ^ (EN) An unidentified minister of King Thibaw, su Lost Footsteps. URL consultato il 7 dicembre 2020.
  7. ^ (EN) The origin of today’s Myanmar men’s outfit, su Lost Footsteps. URL consultato il 7 dicembre 2020.
  8. ^ Men's Clothing, su lifeinkorea.com, Life in Korea. URL consultato il 1º novembre 2008.
  9. ^ (KO) ko:마고자, su 100.empas.com, Empas/Enciclopedia Britannica. URL consultato il 1º novembre 2008.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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