Lorenzo Barbera

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Lorenzo Barbera

Lorenzo Barbera (Partinico, 1936) è un sociologo italiano.

Si è formato a Roma come Assistente Sociale di Comunità alla scuola del CEPAS finanziata da Adriano Olivetti.

Dal 1952 al 1968 in Sicilia si è sviluppato un singolare esperimento di ricerca sociale avviato e guidato dal sociologo e attivista Danilo Dolci che ha profondamente innovato, tanto i metodi dell’indagine sociale, quanto la rappresentazione e la conoscenza delle classi popolari e del Mezzogiorno. Nel 1956 al gruppo dei collaboratori di Danilo Dolci si è unito Lorenzo Barbera, che ha giocato un ruolo fondamentale nell’organizzazione delle iniziative e delle mobilitazioni nel corso degli anni Sessanta nella zona della Valle del Belice[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Istituzione della sede del Centro Studi e Iniziative a Roccamena[modifica | modifica wikitesto]

Nella seconda metà degli anni ’60, sulla scia del lavoro di pianificazione democratica svolto da Danilo Dolci per la promozione della diga sul fiume Jato, la Valle del Belice divenne il nuovo centro della mobilitazione e dell’iniziativa politica nella Sicilia occidentale, protagonista di un inedito esperimento di attività democratica a tutto campo[1].

Nel 1961, all'età di 24 anni, Lorenzo Barbera si stabilì nel paesino di Roccamena avviando sin dai primi mesi contatti e discussioni con la popolazione del luogo per portare avanti un’inchiesta sociale sulle condizioni della zona.

Prese avvio una serie di incontri informali dedicati alla discussione di temi della vita quotidiana come la cooperazione, la presenza mafiosa e il suo funzionamento all’interno della società agricola, la riforma agraria e i suoi effetti, per giungere infine all’individuazione delle cause della situazione presente.

A seguito di queste prime discussioni, svoltesi nella sede locale del Centro Studi e Iniziative, Lorenzo promosse l’organizzazione a Roccamena di un comitato cittadino, costituitosi definitivamente il 18 marzo 1962 cui fece seguito nel giro di poche settimane – 29 aprile 1962 – un convegno cui partecipano rappresentanti dei partiti di sinistra, della Cgil, dei due principali sindacati dei contadini in Sicilia e di sindaci e amministratori di vari comuni. A conclusione dei lavori del convegno, si decise di costruire una struttura di coordinamento tra i comuni per sviluppare e approfondire l’indagine le condizioni della Valle, e portare avanti il modo comune le rivendicazioni alle istituzioni regionali e nazionali.[2] La rivendicazione principale, in particolare, riguardava la realizzazione della diga sul Belice Sinistro. La manifestazione terminò dopo aver avuto una serie di formali rassicurazioni da parte degli enti responsabili, concernenti le precise tempistiche per l’avvio dei lavori.

Il Convegno di Partanna e la Marcia per la Sicilia Occidentale[modifica | modifica wikitesto]

Marcia della protesta e della speranza per la pace e per lo sviluppo socioeconomico della Sicilia occidentale
Marcia della protesta e della speranza per la pace e per lo sviluppo socioeconomico della Sicilia occidentale. Foto di Toni Nicolini: in prima fila, a fianco di Danilo Dolci, Lorenzo Barbera e, accanto a loro, Carlo Levi, Ernesto Treccani, Pompeo Colajanni, Antonino Uccello e Peppino Impastato

In seguito l’iniziativa del Centro Studi s’indirizzò verso un ulteriore approfondimento della riflessione e della pratica della pianificazione dal basso dell’intero territorio della Valle del Belice, spostando la sua sede da Roccamena a Partanna, con un lavoro di analisi socioeconomica e pianificazione coordinato da Lorenzo Barbera per diversi anni che culminò nel 1967 in un grande convegno e nella Marcia della protesta e della speranza per la pace e per lo sviluppo socioeconomico della Sicilia occidentale .

Scrive Peppino Impastato in un suo servizio per il giornale "L'idea":

«Il 5 di marzo, domenica, un grande convegno popolare, presieduto da Danilo Dolci, Lorenzo Barbera, Corrado Gorghi (consigliere nazionale della D.C.), Salvo Riela, Bruno Zevi, Angelo Ganazzoli (presidente dell’E.S.A.) e Leonardo Di Salvo, nella sala del cinema “Nuovo” di Partanna, analizza con attenzione tutti i più gravi problemi che affliggono incessantemente le genti delle valli del Belice, del Carboj e dello Jato e mette dettagliatamente a fuoco gli obiettivi della manifestazione popolare che deve avere il suo inizio nella mattinata del giorno seguente. La relazione di base, nella prima parte della giornata, viene svolta da Lorenzo Barbera, dirigente del centro di pianificazione delle valli, al termine di un lavoro durato anni.»

L’evento simbolicamente più importante di questo eccezionale periodo di lotte fu la “Marcia per la Sicilia Occidentale”, che vide la popolazione della valle del Belice manifestare insieme ad importanti personalità e intellettuali siciliani, italiani e internazionali tra cui il poeta e attivista per la pace in Vietnam Vo Van Ai, il pittore Ernesto Treccani, Carlo Levi, Ignazio Buttitta, giornalisti e fotografi da tutta Italia (per il giornale L’Ora seguì la marcia Salvo Licata con Franco Scafidi), Pompeo Colajanni, Antonio Uccello. Alla manifestazione partecipò lo stesso Impastato che scrive, sempre nel suo servizio:

«Il 6 di marzo, lunedì, alle 10 circa da Partanna, parte il lungo corteo della marcia della protesta e della speranza per la pace e per lo sviluppo socioeconomico della Sicilia occidentale. Guidano la colonna Danilo Dolci, Bruno Zevi, Ernesto Treccani, Antonio Uccello, Lorenzo Barbera ed il piccolo e timido vietnamita Vo Van Ai, eroe della resistenza del suo popolo contro i francesi, delicato poeta e sociologo di indiscussa preparazione.»

Il terremoto del Belice[modifica | modifica wikitesto]

Il 14 e il 15 gennaio 1968 alcune forti scosse di terremoto cambiano per sempre l'assetto urbanistico e sociale del territorio della Valle del Belice: più di venti comuni colpiti, centomila persone coinvolte, più di 400 morti. Tutto il Paese scopre un territorio povero e lontano dai fasti del boom economico. Nell'imminenza del terremoto lo Stato agevola l'emigrazione degli sfollati verso il nord Italia e l'estero con procedure agevolate per il rilascio dei passaporti nelle tendopoli e la concessione di biglietti di treno gratuiti.

I comitati locali, che già si erano costituiti nell'ambito delle iniziative del Centro Studi di Partanna promosso dal Lorenzo Barbera, si oppongono e propongono progetti di ricostruzione dal basso, in contrasto con la gestione ministeriale del governo da una parte e i tentativi della mafia di intercettare le risorse dall'altra.

Il Giudizio popolare di Roccamena[modifica | modifica wikitesto]

Più di mille terremotati del Belice, capitanati da Lorenzo Barbera, prendono un treno per andare a Piazza Montecitorio e far sentire la loro voce nel processo decisionale dell'approvazione di una legge che dia risposta alle popolazioni colpite dal terremoto, ottenendo dal Parlamento l'inserimento di una data entro cui realizzare gli interventi nel Decreto Legge su ricostruzione e sviluppo delle zone terremotate.

Le promesse del governo però non vennero rispettate e Barbera ed il Centro Studi pensarono ad una strategia comune per riaccendere l'attenzione sul Belice tramite "Il giudizio popolare di Roccamena". A Roccamena, nel mese di ottobre del 1969, si decide di intentare un pubblico processo simbolico con giudici e testimoni contro lo Stato colpevole di non aver rispettato gli impegni presi per la ricostruzione. Al convegno non si sottraggono molti dei politici invitati e partecipa lo stesso Ministro del Lavori Pubblici Giacomo Mancini, il Ministro della Cassa del Mezzogiorno, il Presidente della Regione Siciliana ed altri. Le condanne che ricevono sono simboliche[3].

Per il Centro Studi è un grande successo ma l'iniziativa solleva le critiche da parte di Danilo Dolci che se ne dissocia in quanto la considera non pacifica, con la conseguente espulsione di Lorenzo ed altri 4 collaboratori dal Centro. Gli espulsi fondano il Centro Studi per la Valle del Belice.

La campagna dei "Tre chiodi"[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni 1969 e 1970, mentre gli intellettuali “pianificano” la ricostruzione del Belice, la popolazione, guidata dal Centro Studi Valle del Belice, continua a esprimere, con indicazioni molto concrete, il proprio dissenso per la cattiva gestione dell’emergenza. Alle consuetudinarie forme di protesta (assemblee, marce, una veglia tra i ruderi di Gibellina in occasione dell’anniversario del terremoto, mozioni, comunicati stampa), viene lanciata la campagna dei Tre Chiodi:

  1. il governo è fuorilegge perché non ha iniziato la ricostruzione e non ha rispettato le promesse;
  2. non si pagano più tasse perché il governo è fuorilegge;
  3. il piano di sopravvivenza e la lotta per lo sviluppo locale.

Poiché lo Stato non ha rispettato le promesse per la ricostruzione, il governo viene considerato dai comitati "fuorilegge" e ad un governo fuorilegge non si pagano le tasse: nella sede del Centro Studi di Partanna vengono pertanto raccolte tutte le bollette per il pagamento delle tasse che, successivamente, verranno spedite al Ministro delle Finanze. Il Governo prima manda gli ispettori ma, dopo il perseverare della protesta da parte della popolazione, cambia strategia facendola propria e decidendo di non far pagare le tasse nell'area colpita dal terremoto. La sospensione del pagamento delle tasse per le aree terremotate diventa dunque legge ed è una pratica che non aveva precedenti nell'Italia repubblicane e che diventerà prassi nel futuro.

I comitati anti leva[modifica | modifica wikitesto]

Un’altra importante lotta guidata da Lorenzo Barbera nel 1970 è quella in favore del servizio civile come alternativa al servizio militare per i giovani belicini. L’iniziativa è portata avanti attraverso la formazione dei “comitati anti leva” a Partanna e in vari comuni del Belice. Dapprima i comitati organizzano una marcia verso Palermo, contrastata però con durezza dai carabinieri (con, al comando, il colonnello Carlo Alberto Dalla Chiesa), nei giorni seguenti i giovani coinvolti nella protesta vengono arruolati con la forza e Lorenzo Barbera viene incarcerato. L'indignazione dell'opinione pubblica spinge lo Stato a rilasciare Barbera che organizza una nuova manifestazione dei comitati a Roma. Con l'aiuto del Presidente della Camera Sandro Pertini si organizzano incontri di rappresentanti dei manifestanti con i gruppi parlamentari per discutere la loro richiesta di legge. Al nono giorno il governo cambia strategia e fa reprimere la manifestazione con la forza. Il presidente della Camera Pertini si dissocia subito dall'uso della forza e sull'onda della nuova indignazione i manifestanti rianimano la protesta. Il giorno successivo, il parlamento approva la legge che riconosce il gesto di disobbedienza civile dei giovani del Belice e permette loro di svolgere il servizio civile, con attività utili alla ricostruzione del loro territorio, al posto del servizio militare.[4] Solo nel 1972 viene approvata la legge che consente l’obiezione di coscienza per tutti gli italiani.

Costituzione del CRESM e terremoto dell'Irpinia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo lo scioglimento del Centro Studi Valle del Belice, nel 1973 Lorenzo Barbera fonda a Palermo il Centro di Ricerche Economiche e Sociali per il Meridione (CRESM), attivo ancora oggi con sede a Gibellina.

Nel 1980 dopo il terremoto dell'Irpinia, Lorenzo si reca sul posto e finisce per rimanervi dodici anni, per la promozione di iniziative finalizzate allo sviluppo di quel territorio.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

L'amministrazione comunale di Roccamena, in data 8 febbraio 2014, ha conferito la Cittadinanza Onoraria a Lorenzo Barbera “in riconoscimento dell’intenso impegno sociale, civile, morale ed umano, per il coraggio e la passione profusi nella promozione ed emancipazione di questo territorio”

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • "I ministri dal Cielo. I cittadini del Belìce raccontano”, Prima Edizione: Feltrinelli, Roma, 1980, Seconda Edizione: Duepunti, Palermo, 2012
  • "La diga di Roccamena", Bari, Laterza, 1964

Documentari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Giacomo Parrinello, «Chi gioca solo e chi no», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea. Dossier: Luoghi e non luoghi della Sicilia contemporanea: istituzioni, culture politiche e potere mafioso, N. 3 2/2010, su studistorici.com.
  2. ^ Sul convegno del 29 aprile 1962, cfr. Barbera Lorenzo, La diga di Roccamena, cit.,p. 141 et seq.
  3. ^ L'iniziativa è illustrata nel Libro di Carola Susani "L'infanzia è un terremoto", edito da Laterza nel 2008
  4. ^ Descrizione riportata nel Documentario di Rai Storia, Diario civile, "Il sisma dei poveri cristi. Cinquantanni dal terremoto del Belìce" Archiviato il 14 giugno 2018 in Internet Archive., di Matteo Berdini.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio Bencivinni, Il sociologo di campagna che disse no al sopruso, in La Repubblica, 06/01/2002
  • Luca Martinelli, Una storia siciliana da riscoprire e valorizzare. Esperienza con Danilo Dolci – intervista a Lorenzo Barbera, in Partecipare, Trimestrale del CRESM, N. III/1, 2007
  • Carola Susani, L'infanzia è un terremoto, Bari, Laterza, 2008
  • Giacomo Parrinello, Dossier luoghi e non luoghi della Sicilia contemporanea: istituzioni, culture politiche e potere mafioso, Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, N. 3, 2/2010
  • S. Ingrassia, G. Ingardia, Un popolo in piazza, la lezione del Belice, Centro Studi e Iniziative per la Valle del Belice, 1988

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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