Libro Ottavo della Metafisica

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Voce principale: Metafisica (Aristotele).
Libro Ottavo della Metafisica
Aristotele dipinto da Raffaello Sanzio per la Scuola di Atene
AutoreAristotele
1ª ed. originaleIV secolo a.C.
Generesaggio
Sottogenerefilosofia
Lingua originalegreco antico
SerieMetafisica
Preceduto daLibro Settimo della Metafisica
Seguito daLibro Nono della Metafisica

Nel Libro Ottavo della Metafisica (Eta) Aristotele chiarisce e completa alcuni argomenti trattati nel precedente settimo libro: se in questo aveva discusso dell'essere ora viene trattato più approfonditamente il tema della sostanza.[1]

Aristotele aveva già notato come il concetto di sostanza, pur se genericamente definito in modo pressoché uniforme, presenta nei diversi filosofi notevoli differenze e ambiguità: «La maggior parte di coloro che per primi filosofarono ritennero che i soli principi di tutte le cose fossero quelli di specie materiale, perché ciò da cui tutte le cose hanno l'essere, da cui originariamente derivano e in cui alla fine si risolvono , pur rimanendo la sostanza ma cambiando nelle sue qualità, questi essi dicono è l'elemento, questo il principio (arché) delle cose e perciò ritengono che niente si produce e niente si distrugge, poiché una sostanza siffatta si conserva sempre.» [2]

Per Aristotele la sostanza va riferita alla materia connessa inscindibilmente con la forma nel concetto di sinolo.[3] Ogni materia infatti per quanto rozza e primitiva presenterà necessariamente una forma.

In questo libro si continua a trattare della materia ("sostanza debole") ma riferendola al problema del divenire, poiché non esiste mutamento senza materia.

Il movimento locale, l'accrescimento e la diminuzione, l'alterazione sono tutti fenomeni che presuppongono l'esistenza della materia che assieme alla forma può spiegare il divenire correlandolo ai concetti di potenza ed atto: la trasformazione della possibilità in realtà attuale spiega il divenire. L'uovo fecondato è in potenza il pulcino che sarà in atto e che contiene a sua volta in potenza altre mutazioni, in un continuo passaggio dalla potenza all'atto. Ogni passaggio però deve rispondere alla condizione che sia presente all'inizio del processo un essere già in atto; per cui non vi sarà mai un passaggio dall'uovo al pulcino se prima dell'uovo non vi sia una gallina in atto.

Nella sostanza quindi convivono materia e forma in un rapporto analogo di potenza ed atto, per cui la stessa anima non è altro che materia che ha la vita in potenza.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ |«[...] E sostanza è il sostrato, il quale, in un senso, significa la materia (dico materia ciò che non è un alcunché di determinato in atto, ma un alcunché di determinato solo in potenza), in un secondo senso significa l'essenza e la forma (la quale, essendo un alcunché di determinato, può essere separata con il pensiero), e, in un terzo senso, significa il composto di materia e di forma [...]|Aristotele, Metafisica, VII, 1042a
  2. ^ Aristotele, "Metafisica", I, 3, 983b
  3. ^ Uno dei concetti che viene spesso trascurato nella comprensione è l'espressione:
    • la sostanza in Aristotele è sinolo di materia e forma, essenza dell'essere ed essere dell'essenza.
    Per chiarire il senso di questa equivalenza sarà sufficiente far riferimento ad un banale esempio. Immaginiamo di voler fare in casa dei liquori. Utilizzeremo l'alcol in cui metteremo in infusione le bucce del frutto dal quale vorremo ricavare il liquore. Immaginiamo di voler fare il liquore di mandarino. Dopo un periodo di infusione nell'alcol, le bucce del nostro frutto avranno completamente perso il loro sapore che verificheremo essersi "trasferito" in quello che originariamente era solo alcol. Cosa è "passato" dalla buccia al liquido? Proprio l'essenza, la parte sostanziale della buccia del mandarino. Ciò per cui la buccia del mandarino è buccia del mandarino e non d'altro. L'essenza dell'essere mandarino. L'essenza dell'essere, quella che Aristotele dice essere la parte fondamentale del sinolo, la forma, ciò per cui una cosa è ciò che è. L'alcol - che avrebbe potuto accogliere in sé ogni possibile essenza - rappresenta l'essere dell'essenza, o materia, il "supporto" che consente all'essenza dell'essere di esplicitarsi. L'alcool, come essere dell'essenza può accogliere l'essenza dell'essere, quella del mandarino ma anche di qualunque altra essenza. Il liquore risulterà dunque costituito da un'essenza dell'essere, parte costitutiva primaria della sostanza, e dall'essere dell'essenza, il supporto di cui si è detto e le due parti costituiscono appunto un sinolo (il liquore nella sua unità indissolubile).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Aristotele, Metafisica, traduzione di Carlo Augusto Viano, Torino, UTET
  • Aristotele, Metafisica, traduzione di Giovanni Reale, Torino, Bompiani
  • N. Abbagnano / G. Fornero, Protagonisti e testi della filosofia, 3 voll., Paravia, Torino 1996.
  • F. Cioffi et al., Diàlogos, 3 voll., Bruno Mondadori, Torino 2000.
  • S. Moravia, Sommario di storia della filosofia, Le Monnier, Firenze 1994.
  • G. Reale / D. Antiseri, Storia della filosofia, 3 voll., Brescia 1973.
  • C. Sini, I filosofi e le opere, Principato, Milano 1986 (seconda edizione).
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