Li chiamarono... briganti!

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Li chiamarono... briganti!
Enrico Lo Verso in una scena del film
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1999
Durata122 minuti
Generestorico, drammatico
RegiaPasquale Squitieri
SoggettoPasquale Squitieri
SceneggiaturaPasquale Squitieri
Casa di produzioneVidi
Distribuzione in italianoMedusa Film
FotografiaSergio Melaranci, Gianfranco Salis
MusicheLuigi Giuliano Ceccarelli
ScenografiaGiuseppe Carocci, Giuliano Soldiveri
CostumiMario Carlini, Francesco Crivellini, Costanza Licenziati
TruccoRaul Ranieri
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Li chiamarono... briganti! è un film storico del 1999 diretto da Pasquale Squitieri.

Film a carattere revisionista, volto a raccontare un'altra versione dei fatti avvenuti durante il Risorgimento, in special modo nel Meridione,[1] è incentrato sulle vicende di Carmine Crocco, uno dei più famosi capobriganti del periodo.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Subito dopo l'unità d'Italia, il meridione è sconvolto da una guerra civile che vede il regio esercito italiano e la guardia nazionale impiegati contro bande di briganti, composte perlopiù da braccianti disperati ed ex militari del regno borbonico. Tra i rivoltosi si distingue Carmine Crocco, un popolano originario di Rionero, in Basilicata. Tornato al proprio paese, questi scopre che il potere ha sempre la stessa faccia: con il nuovo re Savoia, la situazione economica e sociale non è affatto cambiata e la classe dominante, in passato fedele al re Borbone, continua a mantenere i propri privilegi ed ha le mani libere per speculare ed opprimere la gente. Crocco, già ricercato per aver ucciso un uomo che aveva umiliato sua sorella, ha combattuto con Garibaldi, sperando di ottenere l'amnistia e l'arruolamento nella guardia nazionale come promesso dal nuovo governo. Ma la parola non viene mantenuta e Crocco viene arrestato ma con l'aiuto della Chiesa e di notabili legati al vecchio regime viene subito liberato.

Crocco è amareggiato per la promessa mancata del nuovo governo e gli esponenti legittimisti, vedendo in lui una grande dote di condottiero, lo convincono a diventare il capo della reazione antiunitaria. Sposando la causa dei Borbone, Crocco comanda una masnada composta prevalentemente da persone disagiate, da cui spiccano i suoi luogotenenti Ninco Nanco, Caruso e Filomena, un tempo consorte di un galantuomo locale e con la quale instaura un rapporto amoroso. Mentre Crocco e la sua armata conquistano e saccheggiano la zona del Vulture in nome del re Francesco II, il governo italiano incarica il generale Enrico Cialdini di eliminare il brigantaggio. Cialdini si distingue con metodi spietati: ordina sequestri di viveri e bestiame, la fucilazione immediata di chiunque sia in possesso di armi non denunciate e impone stermini di massa ove non vengono risparmiati neanche i civili poiché accusati di complicità con i briganti. I suoi metodi estremi vengono contestati dal caporale dei carabinieri Nerza, benché costretto ad obbedire agli ordini superiori, ma ciò non distoglie Cialdini dal suo obiettivo. Cialdini verrà tuttavia sollevato dall'incarico per l'eccessiva brutalità e verrà sostituito dal suo pari grado Emilio Pallavicini.

Crocco riceve il generale spagnolo José Borjes, mandato dal generale borbonico Tommaso Clary per conto di Francesco II, con l'obiettivo di trasformare le sue bande in un vero e proprio esercito. Tra i due però i rapporti sono precari e, nonostante alcuni successi in battaglia, il sodalizio durerà poco, poiché Crocco si sente sfruttato e strumentalizzato dal governo borbonico in esilio, decidendo così di interrompere la collaborazione con il generale e tornare nei boschi. Intanto Caruso sparisce all'insaputa di tutti, costituendosi al generale Pallavicini e sperando in un provvedimento di clemenza. Essendo a conoscenza dei nascondigli e delle strategie dei briganti, Caruso rappresenta un elemento essenziale per sconfiggere le bande e viene affidato al caporale Nerza per condurre i soldati italiani nei loro rifugi. Il tradimento di Caruso, nonché il voltafaccia dei notabili filoborbonici e della Chiesa che avevano incoraggiato e finanziato il brigantaggio, segnano la fine delle bande e Crocco, davanti ad una sconfitta inevitabile, è costretto a fuggire.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Benché sia ambientato nella zona del Vulture in Basilicata, il film fu girato in gran parte ad Artena, nella provincia di Roma. Altre riprese vennero effettuate presso la reggia di Caserta.[2] Gli attori che interpretano la popolazione locale recitano in dialetto napoletano al posto dei dialetti locali del Vulture. Realizzato con i contributi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali,[3] il film è dedicato a Sergio Leone. Le canzoni sono cantate da Lina Sastri che interpreta tre brani: Briganti, La brigantessa, La profezia, con testo e musica di Luigi Ceccarelli.

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film fu distribuito il 28 maggio 1999. Fu accompagnato dalla seguente frase di lancio: «Se avessero vinto sarebbero ricordati come Villa, Zapata, Guevara. Ma furono sconfitti ed i vincitori li chiamarono Briganti».[4] Il film ebbe breve vita nelle sale e venne ritirato dopo pochi giorni di programmazione. Le ragioni non sono mai state rese ufficiali. Benché per taluni la causa fu dovuta all'insuccesso al botteghino, per i sostenitori del revisionismo fu un'azione di censura.[5] Il giornalista revisionista Lorenzo Del Boca disse al riguardo che «per ammissione unanime dei commentatori, è stato boicottato in modo che lo vedesse il minor numero di persone possibile».[6] Tuttavia, il film è stato pubblicato in DVD da CG Home Video nel 2011 benché, attualmente, risulti fuori catalogo.[7] Nel 2015 è stato trasmesso all'Ischia Film Festival, durante una serata dedicata al regista Squitieri, alla presenza di Enrico Lo Verso e Lina Sastri. Squitieri, impossibilitato a partecipare a causa di un incidente automobilistico, apparve in un breve videomessaggio.[8]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Il film è stato ricevuto in maniera perlopiù negativa da alcune testate giornalistiche. Alessandra Levantesi de La Stampa lo definì «insolito e stimolante per l’argomento», apprezzando la prova attoriale di Giorgio Albertazzi ma muovendo critiche alla recitazione di Claudia Cardinale e Carlo Croccolo.[9] Roberto Nepoti su La Repubblica non ha gradito la regia: «Quel che manca al film, sfortunatamente, è proprio il respiro dell'epica. Malgrado i mezzi abbastanza larghi e l'abbondanza delle comparse, piani ravvicinati e primi piani predominano sulle inquadrature "larghe", soffocandole. Briganti! non ci risparmia neppure una dose di scene al rallentatore: a rischio, almeno in un caso (la strage degli innocenti fucilati per rappresaglia), di figurare in una futura antologia del kitsch».[9] Enrico Magrelli di FilmTv ha espresso giudizi negativi sui dialoghi «apodittici e pedagogici, con un doppiaggio sgradevole».[9] Marco Balbi di Ciak ha considerato la narrazione degli eventi storici «un'operazione molto discutibile» e le performance di Claudia Cardinale ed Enrico Lo Verso «danno il loro contributo senza troppa convinzione».[9] Il film ha invece riscosso successo negli ambienti revisionisti e neoborbonici. Lo scrittore Nicola Zitara lo ha giudicato «un racconto epico e appassionante».[10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cinema Trevi: continuano gli appuntamenti con Pasquale Squitieri e il suo cinema "senza padroni" Archiviato il 20 dicembre 2013 in Internet Archive.
  2. ^ Li chiamarono... briganti! (1999), su davinotti.com. URL consultato il 2 marzo 2023.
  3. ^ Scheda del film dal sito Internet Movie Database
  4. ^ Cinema italiano. Annuario 1999-2000, Il castoro, 1999, p.48
  5. ^ Li chiamarono ... briganti, su piacenzaprimogenita150.it, 19 agosto 2011. URL consultato il 3 ottobre 2016.
  6. ^ Lorenzo Del Boca, Indietro Savoia!, Piemme Editore, 2003, p. 233.
  7. ^ Li chiamarono... briganti!, su dvdweb.it. URL consultato il 10 maggio 2024.
  8. ^ L'annuncio di Pasquale Squitieri: "Presto un film sullo splendore di Napoli", su napolitoday.it. URL consultato l'11 maggio 2024.
  9. ^ a b c d Recensioni sul film tratte da varie testate giornalistiche, su agendamilano.com. URL consultato il 29 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 7 giugno 2014).
  10. ^ Nicola Zitara, li chiamarono... BRIGANTI!, in www.eleaml.org. URL consultato il 17-12-2010.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]