Levinsonite-(Y)

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Levinsonite-(Y)
Classificazione Strunz10.AB.70[1]
Formula chimica(Y,Nd,La)Al(SO4)2(C2O4)·12(H2O)[2]
Proprietà cristallografiche
Gruppo cristallinotrimetrico
Sistema cristallinomonoclino[2]
Parametri di cellaa=10,289(1), b=9,234(1), c=11,015(1), Beta=108,50(1)°[2]
Gruppo puntuale2/m
Gruppo spazialeP 2/n[2]
Proprietà fisiche
Densità2,181 (calcolata)[2] g/cm³
Sfaldaturaperfetta secondo {101}[2]
Fratturairregolare[2]
Coloreincolore[2]
Lucentezzavetrosa[3]
Opacitàtrasparente[2]
Strisciobianco[2]
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale

La levinsonite-(Y) è un minerale la cui scoperta è stata pubblicata nel 2001 in seguito ad un ritrovamento avvenuto nell'Alum Cave Bluff, Parco nazionale delle Great Smoky Mountains, Tennessee, Stati Uniti d'America ed approvato dall'IMA. Il nome del minerale è stato attribuito in onore del mineralogista canadese Alfred Abraham Levinson.[2]

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

La levinsonite-(Y) è stata trovata sotto forma di cristalli prismatici allungati secondo [101] lunghi fino ad un millimetro singoli o in gruppi di 5-10 cristalli disposti casualmente.[2][3]

Origine e giacitura[modifica | modifica wikitesto]

La levinsonite-(Y) è stata trovata in una zona di terreno riparata da una roccia inclinata. L'area in cui è posta presenta un notevole livello di precipitazioni che erodono la roccia sovrastante costituita da fillade ricca di pirite e quindi si forma una soluzione ricca di solfati che cola lungo il lato inferiore della roccia dove evapora parzialmente, il resto cade sul terreno sottostante dove completa l'evaporazione. In questo ambiente, oltre alla levinsonite-(Y), sono stati scoperte anche la coskrenite-(Ce) e la zugshunstite-(Ce). Questi minerali sono associati a minerali del gruppo dell'alotrichite.[2][3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Levinsonite-(Y) mineral information and data, su mindat.org. URL consultato il 21 febbraio 2013.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m (EN) John L. Jambor, Roberts Andrew C., New mineral names (PDF), in American Mineralogist, vol. 86, 2001, pp. 1534-1537. URL consultato il 22 febbraio 2013.
  3. ^ a b c (EN) James A. Mandarino, New minerals (PDF), in The Canadian Mineralogist, vol. 39, 2001, pp. 1473-1502. URL consultato il 22 febbraio 2013.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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